di SIMONA
BALLATORE
Paderno Dugnano (Milano), 2 novembre 2015 - «Cinque anni dopo abbiamo ancor più bisogno
di sentire accanto a noi la città. Non dimenticatevi dei nostri morti,
sarebbe come ucciderli di nuovo». I familiari delle vittime Eureco oggi hanno
paura: troppo silenzio sulla Thyssen milanese: «La gente dimentica». Il
4 novembre per Paderno non è più solo la giornata dell’Unità nazionale.
Da cinque anni è il giorno del dolore, il giorno della tragedia. Nel 2010 una
colonna di fumo e fiamme divorò il piazzale dell’azienda di stoccaggio rifiuti
di via Mazzini, inghiottendo Sergio Scapolan (63 anni), Harun Zeqiri
(44), Salvatore Catalano (55) e Leonard Shehu (38): per loro non
ci fu scampo, morirono dopo settimane e mesi di agonia. Quattro colleghi
riuscirono a salvarsi ma da allora devono fare i conti con le cicatrici,
con i ricordi, con nuove battaglie. «Giustizia non è stata fatta»,
ripetono. Dopo la condanna per omicidio colposo plurimo, Giovanni Merlino,
all’epoca patron dell’azienda, ha presentato ricorso in Cassazione. Nessuna
data è stata segnata sul calendario. I sopravvissuti non sono ancora stati
risarciti. Mercoledì, in concomitanza con il quinto anniversario della
tragedia, chiederanno un minuto di silenzio. Insieme ai familiari delle
vittime si ritroveranno alle 15,30 nel Parco della Pace, a Palazzolo,
dove l’amministrazione comunale ha piantato quattro alberi a ricordo delle vite
spezzate. Alle 16.15 nella chiesa San Martino sarà celebrata una Messa dedicata
a Sergio, Harun, Salvatore e Leonard. «Per tutti coloro che non potessero
partecipare, chiediamo che nella giornata del 4 novembre si ricordi questo
triste anniversario dedicando un pensiero alle vittime e un minuto di
silenzio, nel rispetto delle norme nei luoghi di lavoro, perché episodi del
genere mai più si ripetano», ricorda in una nota il comitato nato a sostegno
dei superstiti e dei familiari.
«L'ultima volta davanti a quegli alberi eravamo quattro gatti –
ricorda Antonella Riunno, compagna di Salvatore Catalano, la voce commossa – Non
vogliamo soldi, chiediamo solo vicinanza. Perché cinque anni dopo c’è
troppo silenzio. Troppa solitudine. È come se non fosse successo nulla. E
invece sono morti quattro operai, ed è stata una morte atroce, altri quattro
hanno rischiato la vita. Non vogliamo che simili tragedie succedano ai nostri
figli». Aspetto ancora di dire ‘è finita’ ma invece sembra non finire mai –
scuote la testa Azzurra Scapolan, che in quel maledetto rogo ha perso il padre
Sergio – Mio papà non c’è più, chi è stato condannato invece è ancora a
casa sua. Quello che mi manca di più di mio padre è il suo sorriso per me. Lo
voglio ricordare come il mio eroe, quello dalla splendente armatura. Il mio
grande grande uomo». Cinque anni fa Azzurra è stata nove notti al
capezzale del padre, sperando in un risveglio. Oggi lei, figlia, è diventata
madre. Anche Kasem Xhani, il più giovane lavoratore coinvolto nel rogo a 21
anni quest’anno è diventato papà. «Spero solo che mia figlia viva in un
Paese migliore – chiude Azzurra – dove la giustizia esista davvero».
.... un grido di rabbia che la Rete aveva raccolto da subito e sulla quale aveva proposto l'unica strada da percorrere per avere GIUSTIZIA, riportiamo di seguito il volantino che annunciava il presidio ad un mese dallo scoppio
ALL'EURECO COME ALLA THYSSEN: SI BRUCIANO LE VITE OPERAIE
IN NOME DEL PROFITTO E DELL'ILLEGALITA' DEI PADRONI, COPERTE DALLE CONNIVENZE
POLITICHE!
A un mese dallo scoppio alla Eureco siamo qui, in piazza a Paderno, per
rendere omaggio a Sergio Scapolan e Harun Zeqiri, i due operai morti, I NOSTRI
MORTI, che si aggiungono alla strage infinita di lavoratori, che ad oggi ha
fatto più di 500 morti. Siamo qui nella speranza che gli altri operai ustionati
non facciano la stessa fine, anche se sappiamo che il fuoco assassino li ha
segnati dentro per sempre. Siamo qui perchè avremmo voluto stringerci, nel
dolore, ai loro familiari, parenti, amici, anche se questo, sappiamo, non potrà
consolarli della perdita dei loro cari.
Siamo qui per gridare la nostra VERITA' : questi non sono “incidenti”,
non sono “morti bianche”; queste sono morti annunciate, questi sono OMICIDI
commessi in nome del profitto e del malaffare. E i fatti lo confermano.
Sono anni che all'Eureco si susseguono incidenti e scoppi, che
giustamente hanno allarmato i lavoratori, ma anche la popolazione che vive
intorno alla fabbrica.
Sono anni che gli organi competenti e le istituzioni, Regione in testa,
“rassicurano tutti”, della serie “non sta succedendo niente”. E i padroni
dell'Eureco si sono visti rinnovati la convenzione, continuando a fare i loro
affari. E come se non bastasse il padrone, il “signor” Merlino, nel 2005 era
stato imputato per omicidio colposo per la morte di un operaio in provincia di
Pavia, mentre ora il suo avvocato dice che è: “tutta colpa di un errore
umano”..
Ma come è emerso dalle indagini, all'Eureco si effettuavano lavorazioni
pericolose e non autorizzate. Così come questi lavori erano stati dati in
appalto alla Cooperativa TNL, che aveva inquadrato gli operai, in maggioranza albanesi,
con un contratto di facchinaggio anziché con un contratto da chimici, aggirando
così le normative, molto più restrittive, sulla sicurezza. Per non parlare
dell'anomalia del delegato alla sicurezza, RLS, che lavorava in un altro sito.
Insomma più che al lavoro
si va in guerra senza la certezza di portare la pelle a casa.
E ancora una volta temiamo che non sia fatta giustizia, “grazie”, si fa
per dire, all'operato del governo Berlusconi, con il ruolo di punta dei
Ministri Sacconi e Tremonti, con il collegato lavoro che taglia ulteriormente i
controlli ispettivi che devono “collaborare” con le aziende; che smantella
pezzo-pezzo il Testo Unico sulla sicurezza; con la depenalizzazione e la
riduzione delle sanzioni agli imprenditori colpevoli di infortuni o morti per e
sul lavoro.
La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro è
stata finora l'unica realtà in grado di condurre una battaglia unitaria e
nazionale con le lotte/manifestazioni nazionali a Torino, Taranto, e in ogni
luogo in cui è stato possibile arrivare, unendo operai, delegati RLS,
familiari, tecnici, medici, associazioni e ogni energia disponibile.
La Rete è stata l'unica alternativa praticata al
sindacalismo confederale, in generale complice e inefficace, tranne rare
eccezioni, alle politiche di padroni e governo su questo terreno; la Rete è stata ed è alternativa
unitaria al vuoto lasciato dall'attività ristretta e puramente episodica dei
sindacati di base su questi temi e una linea pratica e metodo contro il
settarismo autoreferenziali con partiti, gruppi e organizzazioni che agitano
questa battaglia solo come autopropaganda non come battaglia per farla avanzare
nell'interesse dei lavoratori.
Ma le forze sono ancora insufficienti, per questo c'è bisogno che altre
energie che si vogliono veramente impegnare nella lotta contro le morti sul
lavoro, si uniscano nella Rete per sviluppare quel movimento operaio, popolare,
sociale, politico e culturale, necessario per incidere in questa battaglia,
fino ad arrivare ad uno sciopero generale per la sicurezza sul lavoro, nel
quadro della lotta per una rivoluzione politica e sociale che affermi la vita
degli operai sul profitto dei padroni e del sistema del capitale.
Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro : bastamortesullavoro@gmail.com
retesicurezzamilano@gmail.com tel.
3387211377 blog bastamortesullavoro.blogspot.com
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