Il dossier dell’Istituto superiore di sanità: “A Bosco
Marengo tumori legati alle attività del nucleare”
Mortalità
generale più alta dal 1980 al 2008, anche a causa di malattie in qualche modo
legate all’attività della Fabbricazioni Nucleari
Mortalità generale più alta a Bosco Marengo dal 1980
al 2008, anche a causa di malattie in qualche modo legate all’attività della
Fabbricazioni Nucleari. Il dato emerge dal rapporto sullo «Stato di salute
della popolazione residente nei Comuni già sedi di impianti nucleari», redatto
dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e riferito alle 9 località italiane
dove si trovato impianto nucleari, tutti in dismissione. L’impianto
alessandrino era entrato in funzione nel 1973 per produrre combustibile
nucleare e l’attività è cessata nel 1995. È ancora in corso lo smantellamento
da parte della Sogin, operazione che dovrebbe terminare tra il 2016 e il 2017.
Il rapporto dell’Iss stabilisce che a Bosco la mortalità generale risulta
in eccesso, rispetto alla media regionale. Lo stesso accade per la mortalità da
malattie del sistema circolatorio. «Tra le patologie - recita il rapporto - con
una evidenza sufficiente o limitata di associazione con esposizioni a
radiazioni ionizzanti (cioè con la radioattività; ndr), il tumore della tiroide
risulta in eccesso nel trentennio, anche se basato su un numero esiguo di casi,
e in eccesso, seppur non significativo, nelle singole decadi. Il tumore del
polmone risulta in eccesso nella prima decade e sull’insieme dei 30 anni e in
eccesso, seppur non significativo, nelle altre decadi. Il tumore dell’utero
risulta in eccesso a partire dal 1990, eccesso che si riscontra anche
nell’analisi sull’intero trentennio». Lo studio dell’Iss evidenzia un eccesso anche
nei casi di mortalità causata dalla malattia di Hodgkin, tumore piuttosto raro
del sistema linfatico. «In Piemonte - dice Giampiero Godio di Legambiente
- è presente il 93% dei materiali nucleari italiani, tra Saluggia, Trino e
Bosco Marengo. Quasi tutta la radioattività quindi è qui. Lo studio dell’Iss
deve far riflettere poiché dimostra quali sono le conseguenze della scelta
nuclearista dei decenni scorsi. Sarebbe bastato, all’epoca, puntare sul
fotovoltaico, che oggi ha superato, in soli dieci anni, l’energia prodotta a
suo tempo dal nucleare, con 93 miliardi di kwh, senza lasciare scorie
radioattive».
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