venerdì 6 novembre 2015

pc 6 novembre - Torino Via Asti - una occupazione da sostenere!

I rom ai vicini di Via Asti: “Venite a trovarci”

Un volantino per tranquillizzare i residenti. Terra del Fuoco: possono restare

L’ex caserma di via Asti è stata prima occupata da Terra del Fuoco e poi ad ottanta rom
pier francesco caracciolo
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Gli 80 rom che tra domenica e lunedì hanno occupato l’ex caserma di via Asti, già occupata da più di sei mesi dai ragazzi di Terra del Fuoco, provano a smorzare il clima di inquietudine che si respira per le strade della precollina. Da stamattina distribuiranno in zona decine di volantini attraverso i quali chiederanno al quartiere di essere accettati senza pregiudizi: «Siamo i vostri nuovi vicini di casa - recita il messaggio, scritto con l’aiuto della Fai e del collettivo “Gattonero Gattorosso” -  Abbiamo occupato un piccolo pezzo della caserma: ora è abitata anche da donne, uomini e bambini che il Comune ha sgomberato senza offrire una soluzione abitativa. Chi vuole venire a conoscerci è benvenuto».
Come spiegano Emilio Penna e Maria Teresa Soldano, della Fai, i volantini sono stati scritti «per sensibilizzare il quartiere e far capire che non c’è il rischio di comportamenti inadeguati».Ma c’è un altro messaggio da mandare: «Non ci saranno ulteriori arrivi di rom - dicono - Non abbiamo intenzione di trasformare il cortile di questa caserma in un nuovo campo nomadi. Vogliamo che la palazzina affacciata su via Bricca, in cui ci sono solo 24 stanzoni, diventi una casa abitabile». Confermata, dunque, l’intenzione di stabilirsi nella caserma: «Se i ragazzi di “Terra del Fuoco” possono restare qui, perché noi dovremmo andarcene?».
Resta complicata la convivenza all’interno della struttura. E a dir poco freddi i rapporti tra il comitato di via Asti e i gruppi anarchici. «L’importante è che ci sia rispetto reciproco», dicono dalla Fai. In serata, con una nota, il Comitato di via Asti ha ufficialmente accettato l’occupazione dei rom: «Ci impegneremo per sostenere l’ingresso nella caserma di queste famiglie, per costruire insieme un percorso sostenibile per loro e per il quartiere».

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