mercoledì 4 novembre 2015

pc 4 novembre - Non solo mafia capitale è il sistema del capitale che si regge sulla corruzione: dalla Compagnia delle Opere alla Lega Nord, dall'Arpa al PDL, tutti uniti a fare profitti sulla pelle della popolazione

TUTTO un sistema sotto accusa, DIFESO DALL'AVVOCATO DEL PD (EX SINDACO DI BERGAMO ), ROBERTO BRUNI e suo nonno partigiano che si rivolta nella tomba !!!

Scorie nella tangenziale di Orzivecchi, Locatelli condannato a 6 anni
L’imprenditore bergamasco è stato condannato a 6 anni per i reati di frode in pubbliche forniture e traffico illecito di rifiuti

ma chi è LOCATELLI???

La testa sotto la sabbia e le giravolte della politica
Una delle risorse di Locatelli era il Piano cave del 2008. La politica ha sentito il forte bisogno di ridimensionarlo, senza andarci per il sottile.
Le prime avvisaglie di come la politica fosse pronta a mettere la testa sotto la sabbia c’erano già state un paio di giorni dopo l’arresto di Pierluca Locatelli. L’allora
assessore regionale alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo parlò genericamente di «un imprenditore arrestato e non conosciuto». Peccato fosse il titolare di una holding che nei dieci anni precedenti (l’arresto risale al novembre 2011) aveva collezionato sul territorio lombardo qualcosa come 110 appalti. E peccato che si trattasse di un’impresa iscritta alla Compagnia delle Opere, non proprio una realtà lontana dalle simpatie di Cattaneo. Ma tant’è, in casa bergamasca, lo stesso assessore regionale al Territorio di allora, Daniele Belotti, era scattato come una molla, piuttosto innervosito, quando il suo nome era stato associato a una presa di posizione di un anno prima per far riaprire le piscine di Grumello, gestite dalla figlia di Locatelli e chiuse a causa di un presunto inquinamento acustico (il tutto nonostante l’atteggiamento di Belotti sul caso della discarica di amianto di Cappella Cantone si fosse rivelato cristallino). E insomma, il tintinnar di manette era colonna sonora ideale per un certo senso di vergogna e finta indifferenza della politica nei confronti di un imprenditore che, in un certo mondo, si era sempre trovato a suo agio.

Ora però, l’ex dominus dell’edilizia non è più quel che era e affronta, una dopo l’altra, le sue presunte responsabilità penali in tribunale. Della sua ascesa rimangono solo imprese moribonde, ma non ancora morte, che tentano di evitare il fallimento salvando il salvabile: una delle risorse, con una stima di probabili incassi per cinque milioni di euro, era rappresentata dal Piano cave provinciale del 2008, quello annullato dal Tar, finito al centro di mille polemiche. La politica, bersagliata di accuse da più fronti, ha sentito il forte bisogno di ridimensionarlo, senza andarci per il sottile. Ebbene, tutti gli ambiti estrattivi che facevano capo al gruppo di Grumello del Monte sono scomparsi. Anzi, la scure su Locatelli rappresenta circa il 30% dei tagli sul totale delle cave di sabbia e ghiaia. Sembra una beffarda punizione nei confronti dell’imprenditore: con più inchieste la sua vita e le sue condotte sono state rivoltate come un calzino dai pubblici ministeri, ma mai sono emersi sospetti concreti sulla partita delle cave, nonostante l’assessore competente, nel 2008, fosse uno dei politici con cui l’imprenditore aveva ottimi rapporti, Marco Pagnoncelli. A maggior ragione, quindi, la punizione della Regione è una beffa, ma ricadrà su chi sta tentando di portare a termine la fase di concordato, tenendo in vita le società e il loro patrimonio.
Armando Di Landro
27 ottobre 2015 | 09:31

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