Mentre infuria la repressione quotidiana di Israele anche contro i mezzi di
informazione palestinesi, rigiriamo una corrispondenza di una compagna da
Napoli presente all’iniziativa sulla Palestina che si è tenuta presso l’ex OPG
occupato il 3 novembre: un interessante aggiornamento e discussione sulla
situazione attuale, sulla repressione a tutto campo dello stato nazisionista israeliano
a sostegno della lotta dei giovani dell’intifada…
***
Occupazione cominciata ufficialmente nel 1947 ma in realtà fu prima, frutto
del movimento coloniale europeo. Israele da sempre bastione europeo in Medio
Oriente.
- l'occupazione
è di tipo “esiliante”, diversamente dalle altre occupazioni
- di
lungo periodo. Questo ha modificato la quotidianità, i modi delle
sollevazioni, entra in ogni aspetto della vita
- generata
una classe di palestinesi che fanno profitto dall'occupazione. È un'élite
politica. Le forze di resistenza è contro questa élite
nuova sollevazione del 2015: non è proprio popolare come le precedenti
intifada: scendono i giovani, tra i 13 anni e i 28. non hanno vissuto le
intifada, sono stati etichettati “generazione Oslo” dal processo di pace del
93. sono lontani da partiti politici. I giovani che erano scesi nelle precedenti
intifada però dicono “non scendo in piazza perché non c'è strategia, obiettivo,
orizzonte politico”.
Sono giovani con necessità diverse e sono colpiti diversamente
dall'occupazione (sono praticamente divisi in palestinesi di Gerusalemme,
palestinesi di Gaza...) i palestinesi cittadini israeliani sono privati della
loro identità, non sono considerati palestinesi neanche dalla leadership
palestinese.
Attivisti arrestati anche per post su facebook, per sms, in più, da poco
esiste la detenzione preventiva. Le manifestazioni oggi sono continue e molte
sono di tipo individuale: ciò le rende difficili da gestire e si è giunti alla
militarizzazione della città vecchia, ai check point nei quartieri arabi,
questa sorveglianza è fatta da polizia, esercito e civili israeliani che sono
armati!
La loro è una risposta a un sistema di occupazione non solo militare ma
proprio per questo più latente, più pericolosa.
La risposta della leadership palestinese è assente. Al di là dei
comunicati, partecipazione ai funerali, non sono presenti tra le masse. I
partiti di sinistra sono molto deboli, senza contatti con la gente. Sono
giovani politicizzati, che sentono il peso dell'occupazione. Non hanno visto
fuori dal muro che li circonda, non hanno possibilità di lavoro. L'unica chance
è lavorare in una colonia israeliana. A dispetto di chi l'ha chiamata
“generazione iphone” in realtà questi sono giovani politicizzati.
Le condizioni socioeconomiche in estrema difficoltà dettate da Israele,
disoccupazione estrema che rende difficile la lotta. Imposto un sistema
economico israeliano sul territorio, la manodopera palestinese è sfruttata a
basso costo per Israele. Questo rende difficile lo scoppio di una nuova
intifada e non ci sarebbero comunque le masse ma solo i giovani.
Però è stato così anche in passato, quindi bisogna aspettare e vedere.
Contestualizzare. Non ascoltare i servizi TV dei media occidentali.
Cosa bisogna fare. Spiegare meglio le ragioni dietro il nuovo movimento.
Questo soprattutto per i giornalisti. Analisi più profonda nell'informazione.
Gerusalemme è una città internazionale. Israele l'ha definita in passato la
capitale di israele: l'obiettivo è quello di trasformare la città in
maggioranza ebrea. Cerca di mantenere la battaglia demografica accesa. Una
forma di battaglia è dare loro uno status legale particolare: i palestinesi non
sono cittadini israeliani, non hanno passaporto ma hanno solo la residenza
israeliana, come un privilegio anziché un diritto. In quanto privilegio è
revocabile. Un ministro israeliano in passato parlò di “nativi immigrati”, il
che non ha alcun senso logico. Non possono votare. Dal 67 ad oggi, 14mila
persone perdono quel diritto per problemi di denunce o se non si vive a Gerusalemme
per un periodo di tempo (soggiorni studio fuori da Gerusalemme può essere un
motivo di revoca della residenza). Moltissimi casi di famiglie separate perché
il matrimonio non dà diritto di residenza al coniuge, e molti bambini non sono
registrati perché i matrimoni non sono riconosciuti.
La politica abitativa è un'altra manovra israeliana. Il permesso
all'abitazione è concesso da israele. Bet Selem (organizzazione israeliana)
dice solo il 4% dei palestinesi ha il permesso. Richiederlo tra l'altro è un
grande onere, e per questo la maggioranza vive in case abusive che sono sotto
il rischio della demolizione. Questo provoca un altro motivo di ansia, paura,
attesa.
Per quanto riguarda la redistribuzione di fondi, nei quartieri arabi si
pagano le stesse tasse che nei quartieri colonizzati, eppure i servizi offerti
sono ridotti al minimo.
Tagliare Gerusalemme dalla Cisgiordania col muro significa interrompere i
rapporti, far perdere posti di lavoro, far chiudere aziende: miliardi di
perdite.
Le colonie israeliane nei quartieri palestinesi contano 250mila israeliani,
cioè lo stesso quantitativo degli arabi. In più, sono attivi vari progetti
israeliani per cancellare l'identità araba palestinese: parchi, siti
archeologici, che significano la confisca di terre (ad esempio a Siwan, da anni
viene scavato per cercare un presunto palazzo del re David, di cui non si è mai
trovato nulla). Gerusalemme est, per tutti questi motivi, è la miccia della
rivolta.
Compagna opg: il nostro obbiettivo è anche lottare nel nostro paese, contro
renzi che va in israle e che dice che israele è la piu grande democrazia del
medio oriente, che ha legami continui. L'informazione è la nostra arma in
questo senso.
L'italia è oggi la prima fornitrice di armi per israele. Non si taglia mai
sulle spese militari che alimentano i governi come quello israeliano: portare
la solidarietà in tutti i luoghi, università scuole posti di lavoro, abbiamo
più in comune con i giovani palestinesi che con marchionne o renzi. Speriamo
che vengano attivati momenti di solidarietà.
Giornalista: a proposito dei partiti. Fatah ha perso il consenso, il quale
oggi è al minimo storico. La popolazione non ha più fiducia. Lo scollamento è
anche all'interno del P stesso. Fatah si è adeguata all'accordo di oslo che ha
trasformato il “governo” in una creatura di Fatah.
Fatah è il braccio destro dell'occupazione sionista.
Hamas: molti lo hanno appoggiato come alternativa a fatah. Molti cristiani
hanno votato hamas, visto proprio dall'ottica della strategia politica più che
per l'orientamento religioso. Perde il consenso per le scelte politiche che fa
soprattutto a Gaza (isis, ribelli siriani, perde antichi legami con hezbollah,
iran e siria). È isolato perché ha meno alleati storici alleandosi con l'ex
egitto di morsi.
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