giovedì 5 novembre 2015

pc 5 novembre - PALESTINA: con il popolo in lotta. Una corrispondenza dall'iniziativa presso l'ex OPG occupato di Napoli

Mentre infuria la repressione quotidiana di Israele anche contro i mezzi di informazione palestinesi, rigiriamo una corrispondenza di una compagna da Napoli presente all’iniziativa sulla Palestina che si è tenuta presso l’ex OPG occupato il 3 novembre: un interessante aggiornamento e discussione sulla situazione attuale, sulla repressione a tutto campo dello stato nazisionista israeliano a sostegno della lotta dei giovani dell’intifada…

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Occupazione cominciata ufficialmente nel 1947 ma in realtà fu prima, frutto del movimento coloniale europeo. Israele da sempre bastione europeo in Medio Oriente.
  1. l'occupazione è di tipo “esiliante”, diversamente dalle altre occupazioni
  2. di lungo periodo. Questo ha modificato la quotidianità, i modi delle sollevazioni, entra in ogni aspetto della vita
  3. generata una classe di palestinesi che fanno profitto dall'occupazione. È un'élite politica. Le forze di resistenza è contro questa élite
nuova sollevazione del 2015: non è proprio popolare come le precedenti intifada: scendono i giovani, tra i 13 anni e i 28. non hanno vissuto le intifada, sono stati etichettati “generazione Oslo” dal processo di pace del 93. sono lontani da partiti politici. I giovani che erano scesi nelle precedenti intifada però dicono “non scendo in piazza perché non c'è strategia, obiettivo, orizzonte politico”.

Sono giovani con necessità diverse e sono colpiti diversamente dall'occupazione (sono praticamente divisi in palestinesi di Gerusalemme, palestinesi di Gaza...) i palestinesi cittadini israeliani sono privati della loro identità, non sono considerati palestinesi neanche dalla leadership palestinese.
Attivisti arrestati anche per post su facebook, per sms, in più, da poco esiste la detenzione preventiva. Le manifestazioni oggi sono continue e molte sono di tipo individuale: ciò le rende difficili da gestire e si è giunti alla militarizzazione della città vecchia, ai check point nei quartieri arabi, questa sorveglianza è fatta da polizia, esercito e civili israeliani che sono armati!

La loro è una risposta a un sistema di occupazione non solo militare ma proprio per questo più latente, più pericolosa.

La risposta della leadership palestinese è assente. Al di là dei comunicati, partecipazione ai funerali, non sono presenti tra le masse. I partiti di sinistra sono molto deboli, senza contatti con la gente. Sono giovani politicizzati, che sentono il peso dell'occupazione. Non hanno visto fuori dal muro che li circonda, non hanno possibilità di lavoro. L'unica chance è lavorare in una colonia israeliana. A dispetto di chi l'ha chiamata “generazione iphone” in realtà questi sono giovani politicizzati.

Le condizioni socioeconomiche in estrema difficoltà dettate da Israele, disoccupazione estrema che rende difficile la lotta. Imposto un sistema economico israeliano sul territorio, la manodopera palestinese è sfruttata a basso costo per Israele. Questo rende difficile lo scoppio di una nuova intifada e non ci sarebbero comunque le masse ma solo i giovani.

Però è stato così anche in passato, quindi bisogna aspettare e vedere. Contestualizzare. Non ascoltare i servizi TV dei media occidentali.
Cosa bisogna fare. Spiegare meglio le ragioni dietro il nuovo movimento. Questo soprattutto per i giornalisti. Analisi più profonda nell'informazione.

Gerusalemme è una città internazionale. Israele l'ha definita in passato la capitale di israele: l'obiettivo è quello di trasformare la città in maggioranza ebrea. Cerca di mantenere la battaglia demografica accesa. Una forma di battaglia è dare loro uno status legale particolare: i palestinesi non sono cittadini israeliani, non hanno passaporto ma hanno solo la residenza israeliana, come un privilegio anziché un diritto. In quanto privilegio è revocabile. Un ministro israeliano in passato parlò di “nativi immigrati”, il che non ha alcun senso logico. Non possono votare. Dal 67 ad oggi, 14mila persone perdono quel diritto per problemi di denunce o se non si vive a Gerusalemme per un periodo di tempo (soggiorni studio fuori da Gerusalemme può essere un motivo di revoca della residenza). Moltissimi casi di famiglie separate perché il matrimonio non dà diritto di residenza al coniuge, e molti bambini non sono registrati perché i matrimoni non sono riconosciuti.

La politica abitativa è un'altra manovra israeliana. Il permesso all'abitazione è concesso da israele. Bet Selem (organizzazione israeliana) dice solo il 4% dei palestinesi ha il permesso. Richiederlo tra l'altro è un grande onere, e per questo la maggioranza vive in case abusive che sono sotto il rischio della demolizione. Questo provoca un altro motivo di ansia, paura, attesa.

Per quanto riguarda la redistribuzione di fondi, nei quartieri arabi si pagano le stesse tasse che nei quartieri colonizzati, eppure i servizi offerti sono ridotti al minimo.
Tagliare Gerusalemme dalla Cisgiordania col muro significa interrompere i rapporti, far perdere posti di lavoro, far chiudere aziende: miliardi di perdite.

Le colonie israeliane nei quartieri palestinesi contano 250mila israeliani, cioè lo stesso quantitativo degli arabi. In più, sono attivi vari progetti israeliani per cancellare l'identità araba palestinese: parchi, siti archeologici, che significano la confisca di terre (ad esempio a Siwan, da anni viene scavato per cercare un presunto palazzo del re David, di cui non si è mai trovato nulla). Gerusalemme est, per tutti questi motivi, è la miccia della rivolta.

Compagna opg: il nostro obbiettivo è anche lottare nel nostro paese, contro renzi che va in israle e che dice che israele è la piu grande democrazia del medio oriente, che ha legami continui. L'informazione è la nostra arma in questo senso.

L'italia è oggi la prima fornitrice di armi per israele. Non si taglia mai sulle spese militari che alimentano i governi come quello israeliano: portare la solidarietà in tutti i luoghi, università scuole posti di lavoro, abbiamo più in comune con i giovani palestinesi che con marchionne o renzi. Speriamo che vengano attivati momenti di solidarietà.

Giornalista: a proposito dei partiti. Fatah ha perso il consenso, il quale oggi è al minimo storico. La popolazione non ha più fiducia. Lo scollamento è anche all'interno del P stesso. Fatah si è adeguata all'accordo di oslo che ha trasformato il “governo” in una creatura di Fatah.
Fatah è il braccio destro dell'occupazione sionista.

Hamas: molti lo hanno appoggiato come alternativa a fatah. Molti cristiani hanno votato hamas, visto proprio dall'ottica della strategia politica più che per l'orientamento religioso. Perde il consenso per le scelte politiche che fa soprattutto a Gaza (isis, ribelli siriani, perde antichi legami con hezbollah, iran e siria). È isolato perché ha meno alleati storici alleandosi con l'ex egitto di morsi.

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