Quotidianamente oramai si fa l’esperienza del
rapporto politici-mafia ma, Mannino, che a detta di alcuni giudici è il punto
centrale dell’inchiesta chiamata Stato-Mafia, è stato “«Assolto per non avere
commesso il fatto» dal gup Marina Petruzzella, che ha scagionato Calogero
Mannino dall’accusa di aver avviato all’inizio del 1992 la trattativa fra pezzi
dello Stato e i vertici di Cosa nostra, questa la contestazione che la procura
di Palermo muoveva all’ex ministro Dc, sollecitando la sua condanna a 9 anni.
Mannino era imputato per il reato di “violenza o minaccia a un corpo politico,
amministrativo o giudiziario” previsto dall’articolo 338 del codice penale.” Così riporta il fatto La Repubblica online di
oggi.
Ma “La decisione è stata adottata con la
formula dell'articolo 530 comma secondo del codice di procedura penale, che
scatta quando la prova "manca, è insufficiente o è contraddittoria".
Una formula che ricalca la vecchia assoluzione per insufficienza di prove.” La formula "dubitativa" veniva utilizzata negli anni d’“oro” del rapporto politici-magistrati-mafia.
L’assoluzione di Mannino è stata accolta con
una certa soddisfazione da vari ambientini (Buttiglione e Lupi di Area
Popolare-Ncd-Udc, Cicchitto Ncd…) tra cui la Confindustria attraverso le
colonne del Sole 24 Ore che non apprezza “la corsa del Pm Di Matteo a
dichiarare che la procura avrebbe fatto ricorso contro l’assoluzione”, anche
perché tutta questa storia “si sta trascinando da troppo tempo e non certo
a beneficio dell’immagine del nostro paese”... che aveva addirittura tirato in
ballo l’ex Capo dello Stato Napolitano…
Per Confindustria le stragi e tutto il
resto passano in secondo piano rispetto all’immagine…
Questo tipo di assoluzione, questa “insufficienza
di prove”, lascia, però, malgrado loro, intatto il fatto che la “trattativa” c’è
stata, il reato è stato commesso e adesso si tratta di scoprire chi è stato…!
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