giovedì 5 novembre 2015

pc 5 novembre - In questa società per le donne solo discriminazioni, una vita più difficile!

IN QUESTI GIORNI STANNO USCENDO TANTE INCHIESTE SULLE DIFFERENZE SALARIALI TRA LAVORATRICI E LAVORATORI. VIENE CONFERMATA LA ODIOSA DIFFERENZA RETRIBUTIVA. DIFFERENZE DI GENERE (E DI SALARIO), COME RECITA L'INCIPIT DELL'ARTICOLO. SCATENIAMO LA DOPPIA LOTTA DI CLASSE E DI GENERE!
Niente parità nemmeno tra i precari, gli uomini guadagnano il doppio delle donne.
di GIULIA DESTEFANIS

Differenze di genere (e di salario) anche tra i precari QUELLI che… Il tempo è determinato, la vita pure, i progetti (sul lavoro e in famiglia) non si spingono oltre l’anno, che poi è un problema se il contratto scade, non viene rinnovato e il conto in banca langue.
Quelli che, se sei giovane e soprattutto donna, è tutto ancora più difficile. Anche in Liguria. È il popolo dei precari, dei collaboratori di enti, aziende e studi professionali, dei venditori porta a porta o
dei dottori di ricerca. Chi sono, quanti sono e quanto guadagnano?
Su di loro da ieri, con la pubblicazione degli ultimi dati Inps sul Lavoro parasubordinato, si sa qualcosa di più. Cgil Liguria e il centro studi Datagiovani hanno elaborato per noi i dati locali: e dicono che in Liguria i collaboratori sono in tutto (è il saldo di fine 2014) 29.399, in calo del 5,4% rispetto al 2013. In parte tramutati in contratti stabili, in parte però posti di lavoro persi. Ma uno dei dati più rilevanti è lo squilibrio tra sessi: se il reddito medio del precario ligure è di 20.634 euro (più 675 euro rispetto al 2013, e un dato che è superiore alla media nazionale ma inferiore a quella del Nord), scorporando il dato si scopre che gli uomini guadagnano in media 25.699 euro l’anno, le donne meno della metà, 12.755 euro.
«Un divario abissale – commenta Marco De Silva, responsabile dell’Ufficio economico Cgil Liguria nella foto in basso a destra – Una possibile spiegazione sta nel fatto che gli uomini, anche nel mondo del precariato, ricoprono ruoli pagati meglio e hanno contratti di durata maggiore». Sono loro la maggioranza, ad esempio, nella categoria “amministratori o sindaci di società”, posti precari sì, ma in consigli d’amministrazione e con gettoni di presenza cospicui. Le donne hanno mediamente incarichi più modesti. Mentre c’è parità di sessi e di stipendi per quanto riguarda le categorie dei dottorandi e dei medici specializzandi, «che per altro sono le uniche due cresciute dal 2013», continua De Silva. L’altra sorpresa viene dalle fasce d’età: mentre i giovanissimi faticano ad entrare nel mondo del lavoro e sono sempre di più quelli né studenti né occupati, a popolare la schiera dei precari sono gli “over”. La fascia più rappresentata in Liguria è quella tra i 40 e i 44 anni, seguita da quella 45-49. Più in generale, la fascia 35-54 anni rappresenta il 44,6% del totale, quella under 34 il solo 24,8%. I giovani sono sempre meno: «In un quinquennio sono scomparsi in Liguria 6 mila parasubordinati, con un -17% - spiega Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani – Ma nella fascia degli under 30 il calo è stato del 30%. Quasi 4 parasubordinati su 10 usciti dai radar sono under 30». E questo non solo perché molti contratti, grazie al Jobs Act di Matteo Renzi e ai recenti sgravi fiscali sulle assunzioni, si trasformano in tempi indeterminati (che per la cronaca in Liguria quest’anno sono stati il 40% in più dello scorso anno, e sono destinati a moltiplicarsi). Il dato comprende anche i posti di lavoro persi, perché la crisi non è finita e in un mercato del lavoro ancora instabile a pagare sono spesso i più deboli. Deboli anche, i giovani, in quanto a reddito: «Mentre i redditi medi degli “over” – continua Pasqualotto – sono veri e propri redditi di mantenimento, quelli degli “under” possono essere definiti “redditi da lavoretti”, mantenendosi intorno agli 8 mila euro annui». Dei 29 mila precari liguri – solo una parte degli autonomi, «perché aggiungendo artigiani, commercianti e voucher si arriva a 200 mila lavoratori autonomi in Liguria dei 590 mila occupati totali», precisa De Silva - il 90% ha un solo committente: «E questo non fa che confermare che una buona fetta di precariato è lavoro dipendente mascherato da autonomo, per essere pagato meno».

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