ISTANBUL - A poche ore dal suo annuncio nel quale chiedeva al Mondo di rispettare il voto in Turchia, il presidente Recep Tayyp Erdogan ha fatto scattare una quarantina di arresti fra i suoi oppositori. Un tribunale di Istanbul ha ordinato il sequestro della rivista Nokta e l'arresto del direttore e del caporedattore centrale per "istigazione a delinquere" per una copertina con una foto del presidente Erdogan e il titolo "Lunedì 2 novembre: l'inizio della guerra civile turca".
Altre 35 persone, fra alti burocrati e funzionari di polizia, sono state arrestate in Turchia nella provincia occidentale di Smirne in un'operazione che ha preso di mira i sostenitori del religioso musulmano Fethullah Gulen, nemico del presidente Erdogan. La notizia è stata diffusa dall'agenzia di stampa Dogan. I sostenitori di Gulen nell'apparato statale vengono soprannominati "struttura parallela". Erdogan ha avviato un giro di vite contro i seguaci di Gulen dopo che polizia e procuratori
ritenuti vicini al religioso hanno aperto nel 2013 un'indagine per corruzione che ha coinvolto la cerchia vicina a Erdogan.
Raid sulle postazioni del Pkk. Intanto aerei da guerra turchi hanno bombardato postazioni dei ribelli curdi del Pkk in Turchia e nel nord dell'Iraq. "I bombardamenti aerei hanno distrutto rifugi, cave e depositi di armi usati dai terroristi dell'organizzazione terroristica separatista", ha comunicato l'esercito turco. I raid aerei sono stati compiuti nella provincia sudorientale di Hakkari, vicino al confine iracheno, e in diverse regioni dell'Iraq settentrionale. Tre militanti curdi sono stati uccisi in scontri con la polizia turca nel sud est a maggioranza curda della Turchia, nei pressi della frontiera irachena. Il partito filo-curdo Hdp, insieme ad altri gruppi che rappresentano la minoranza etnica, ha chiesto che il governo turco che sarà formato sulla base dei risultati delle elezioni di domenica scorsa crei una commissione parlamentare incaricata di far ripartire il processo di pace con i curdi, interrotto lo scorso luglio.
Media presi di mira. Gli arresti della rivista Nokta, non sono l'unica "intimidazione" nei confronti dei media. Gli amministratori nominati dal tribunale turco che la scorsa settimana avevano 'commissariato' il gruppo editoriale anti-Erdogan Ipek hanno licenziato 58 giornalisti. Proprio ieri la Casa Bianca aveva espresso "profonda preoccupazione " per le "intimidazioni" subite da alcuni reporter turchi durante le elezioni che hanno dato la vittoria del presidente. Ma il governo si difende. "Non ci sono state pressioni sui media. Nessuno è costretto a tacere in questo paese, non esiste un caso", ha dichiarato il vicepremier Yalcin Akdogan in un'intervista a Ntv.
Gli arresti e i raid di oggi seguono di due giorni il trionfo dell'Akp, il partito fondato da Erdogan, nelle elezioni generali. Le urne turche hanno riconsegnano la maggioranza in Parlamento al partito del presidente, che solo cinque mesi fa aveva assistito alla più significativa sconfitta elettorale da quando, era il 2002, prese la guida del Paese.
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