Sabato trentuno ottobre – a partire dalle ore 16:30 – si tiene, presso l’aula
didattica al primo piano del Circolo dell’Autorità Portuale, sito in via
Albertazzi 3 a Genova, la festa provinciale del Partito Comunista dei
Lavoratori.
Ad aprire la giornata, che si concluderà con un aperitivo e successiva cena di autofinanziamento, è un incontro con il portavoce nazionale, il professore di filosofia Marco Ferrando.
Davanti a circa venticinque convenuti, l’insegnante genovese dà vita ad una relazione in cui – come sempre – fa un’analisi attenta, molto lucida, e largamente condivisibile.
La parte indigeribile, come accade puntualmente, è quella dedicata alle proposte: la “ripresa delle lotte anticapitaliste per mettere in discussione il capitalismo, e mettere così riparo ai danni fatti dalla sinistra riformista in relazione alle controriforme che hanno seguito il crollo dell’Unione Sovietica”, appare essere una chiamata alla gestione dell’attuale sistema, piuttosto che a fare da catalizzatore per abbatterlo.
A confermare questa impressione pensa il primo intervento del successivo dibattito; uno dei presenti, Saccani, attacca: “tolte quelle due o tre parole, come anticapitalismo e marxismo, l’impianto del discorso delinea un programma riformista”.
Ad aprire la giornata, che si concluderà con un aperitivo e successiva cena di autofinanziamento, è un incontro con il portavoce nazionale, il professore di filosofia Marco Ferrando.
Davanti a circa venticinque convenuti, l’insegnante genovese dà vita ad una relazione in cui – come sempre – fa un’analisi attenta, molto lucida, e largamente condivisibile.
La parte indigeribile, come accade puntualmente, è quella dedicata alle proposte: la “ripresa delle lotte anticapitaliste per mettere in discussione il capitalismo, e mettere così riparo ai danni fatti dalla sinistra riformista in relazione alle controriforme che hanno seguito il crollo dell’Unione Sovietica”, appare essere una chiamata alla gestione dell’attuale sistema, piuttosto che a fare da catalizzatore per abbatterlo.
A confermare questa impressione pensa il primo intervento del successivo dibattito; uno dei presenti, Saccani, attacca: “tolte quelle due o tre parole, come anticapitalismo e marxismo, l’impianto del discorso delinea un programma riformista”.
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