Promosso dai collettivi studenteschi
autorganizzati.
Nel promuovere
il presente appello in maniera unitaria, invitiamo tutte le realtà politiche,
sociali, sindacali e intellettuali a prendere pubblicamente posizione e
condannare il pesante clima di
intimidazione e delegittimazione che è stato
costruito attorno ai collettivi universitari autorganizzati a seguito della
contestazione all'ex magistrato Gian Carlo Caselli al Polo delle Scienze
Sociali di Novoli.
Ad una legittima critica
politica si è risposto non nel merito ma con un'ondata di accuse deliranti;
un attacco politico-mediatico di enormi proporzioni, condotto dalla stampa
locale e nazionale attraverso l'utilizzo sistematico della menzogna e
dell'insulto,finalizzato a creare il terreno favorevole alla
repressione dell’attività politica dei collettivi ed alla chiusura degli
spazi di libera espressione del dissenso nelle aule universitarie
di Firenze.
Prima di tutto quindi, sentiamo la
necessità di fare chiarezza sui fatti: la contestazione promossa dal
Collettivo Politico di Scienze Politiche, a cui hanno aderito numerose
persone tra singoli individui, collettivi studenteschi e realtà politiche
cittadine, si è svolta esponendo uno striscione e una bandiera NO TAV mentre
un volantino e un intervento al megafono spiegavano agli studenti presenti
le ragioni della protesta.
I collettivi protagonisti
di questi fatti sono stati immediatamente accusati di intolleranza e di voler soffocare con metodi violenti e “squadristi” il confronto democratico,
la libertà di espressione ed il libero scambio di opinioni
all’interno delle aule universitarie.Nonostante i
locali del polo di Novoli fossero stati preventivamente militarizzati con un
ingente schieramento di polizia e Digos, Caselli non si è presentato
all'incontro, adducendo presunte motivazioni di ordine pubblico.
Di fatto si
è sottratto di sua spontanea volontà al confronto con le ragioni dei
manifestanti, preferendo piuttosto insultarli dalle pagine dei quotidiani con
la complicità di pessimi giornalisti. Abbiamo assistito ad un
penoso tentativo di presentarsi come la vittima di una presunta
violenza, col solo scopo di delegittimare l'avversario
politico.
Non solo una pessima prova di stile dunque,
ma una precisa volontà di zittire una voce scomoda che ha osato parlare
contro il pensiero unico dominante. Una voce minoritaria, forse, ma che non
teme di
schierarsi chiaramente e di esprimersi attraverso le
pratiche legittime della contestazione e del
boicottaggio.
Invece di rispondere nel merito delle
accuse contestategli, l’ex magistrato si è limitato a definire gli studenti
in un crescendo di insulti: «bulli, ignoranti, arrabbiati, violenti,
terroristi, canaglie e teppaglia», attaccando persino le autorità
accademiche incapaci di garantire il libero svolgimento di un
dibattito democratico e colpevoli, a suo dire, di aver tollerato
l'attività politica dei collettivi
studenteschi.
Tale reazione livida e scomposta non ci
stupisce affatto: è forse un caso che Caselli trovi sempre qualcuno a
contestarlo ovunque vada e di qualunque tema sia chiamato a parlare?
Noi non riconosciamo il reato di lesa maestà! Nessuno ha impedito a
Caselli di venire, e nessuno l'ha cacciato dall'Università, dato che,
volontariamente, non si è presentato. La responsabilità del mancato incontro
è esclusivamente sua. Ci risulta difficile credere che l'iniziativa di
qualche decina di studenti possa aver “intimidito” a tal punto un ex
procuratore del suo “calibro”.
Tanto più che nessuno si è preso la briga di
illustrarci esattamente di quale intollerabile violenza Caselli sia
stato vittima, pronti invece a criminalizzare persone per fatti
non accaduti.Riteniamo
inaccettabili le minacce e
le intimidazioni di chi –strumentalizzando la vicenda della contestazione a
Caselli – vorrebbe chiudere gli spazi di agibilità politica e di
libera espressione del dissenso all'interno dell'università
attaccando,delegittimando e criminalizzando il lavoro dei
collettivi
studenteschi. Alle minacce e agli insulti da parte di Caselli si
è aggiunta anche una mozione del Senato Accademico in solidarietà
al magistrato a cui sarebbe stato impedito di
parlare.
Non si può dire che il clima repressivo a
Firenze sia leggero: nel giro di pochi giorni abbiamo assistito alle minacce
di sgombero dello spazio sociale “La Polveriera”, allo sgombero di due
occupazioni abitative, alle manganellate in piazza sui militanti del
Movimento di Lotta per la Casa, alle denunce indirizzate ai militanti del
comitato di quartiere “Coverciano Antifascista” e all'irruzione della polizia
nel centro sociale “La Riottosa”. Tanto più gravi ci appaiono questi fatti se
rapportati
alla vastità dell'attacco repressivo contro ogni forma
di organizzazione del dissenso dal basso su tutto il
territorio nazionale.
Citiamo in proposito solo
alcuni dei fatti avvenuti negli ultimi mesi: lo sgombero alla Sapienza in
occasione dell'iniziativa NO EXPO, la chiusura preventiva della Statale di
Milano per ragioni simili,l'inchiesta giudiziaria (con imputazioni
addirittura di terrorismo, poi decadute in appello) contro alcuni attivisti
NO TAV ed infine la recente inchiesta palermitana che vede coinvolti
Ex-Karcere e Anomalia con l'accusa infamante di associazione a
delinquere.
A queste compagne e a questi compagni va
tutta la nostra solidarietà, come a tutte le altre vittime della
repressione che non abbiamo potuto menzionare in questo testo (la lista
sarebbe molto lunga!).
Ora, un gruppo di docenti
del nostro Ateneo – gli stessi che invocano la libertà di espressione e
dipingono l'università come il “tempio della cultura critica e della libera
circolazione delle idee” –
pretende che i collettivi protagonisti
della contestazione siano «espulsi dall'università», sgomberando le loro
aule e negando loro la legittimità
di esprimersi. Alla faccia del “confronto
democratico”: ipocriti! La responsabilità di queste affermazioni è
oggettivamente gravissima; e risulta ancora più preoccupante alla luce degli
autorevoli ruoli istituzionali ricoperti dagli estensori di tali
minacce.
L'ondata di repressione e criminalizzazione
non riuscirà a zittire la nostra voce contro il pensiero dominante perché
noi continueremo a lottare dentro e fuori le aule universitarie
come sempre abbiamo fatto.
Per queste ragioni
invitiamo tutte le realtà politiche, sociali, sindacali e intellettuali,
nonché tutte le forze che si sentono democratiche e progressiste a
sottoscrivere e diffondere questo appello, prendendo posizione e condannando
il grave attacco che ci viene mosso.
Contro ogni forma
di repressione e criminalizzazione del dissenso! Sia chiaro che se toccano
uno toccano tutti!
LA SOLIDARIETÀ È
UN'ARMA,
SOTTOSCRIVI E DIFFONDI QUESTO
APPELLO!
E-mail:
chizittiscechi@autistici.org
Promotori:
CollettivoPolitico
di Scienze Politiche, Studenti di Sinistra, Spazio Comune La Polveriera,
Collettivo d'Agraria, Collettivo Scientifico Autorganizzato, Collettivo di
Lettere e Filosofia, Collettivo RossoMalPolo, Collettivo di Scienze,
Collettivo di Medicina-Codice Rosso.
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