lunedì 23 marzo 2015

pc 23 marzo - CARCERE DE L'AQUILA, 9 DONNE SEPOLTE VIVE AL 41bis - L'APPELLO DEL MFPR PER NADIA LIOCE

Giustizia: carcere delle Costarelle, L'Aquila, nove donne sepolte vive al 41 bis


di Francesco Lo Dico

Il Garantista, 21 marzo 2015

Ora d'aria in compagnia di una sola detenuta, in una vasca di cemento da tre metri per tre. Massimo due libri e due quaderni: ma tutti tacciono.
Sanno in pochi a quale tipo di asprezze va incontro un detenuto che è sottoposto al 41 bis, regime di carcere duro. E sono ancora meno quelli che conoscono la realtà della sezione femminile del carcere delle Costarelle, L'Aquila, dove le nove recluse vivono in un regime di carcere duro più duro degli altri. Le donne che lo abitano sono seppellite vive da anni. Recluse in un sepolcro entro il quale scalciano. Oltre il quale nessuno può sentirne lo strazio. Vivono in isolamento totale. Non riescono a far sentire la loro voce.
A far sapere all'esterno quale sia la quotidiana umiliazione della loro dignità, in spregio delle stesse norme che regolano il 41 bis. "Un carcere femminile peggiore di Guantánamo e di Alcatraz", lo definisce l'esponente politico del centrosinistra aquilano, Giulio Petrilli. Un autentico bunker, dove è in vigore l'isolamento totale.
Qui alle Costarelle, dove la sezione femminile speciale fu inaugurata nell'autunno del 2005 da Nadia Lioce, Laura Proietti e Diana Blefari, brigatiste coinvolte nei delitti Biagi e D'Antona, le detenute sono trattate peggio dei boss mafiosi. Le loro celle si trovano alla fine di un lungo tunnel sotterraneo. Sono grandi due metri per due. Si affacciano sul nulla. E ancora peggio di così va per l'ora d'aria. Alla maggior parte dei boss mafiosi è consentito socializzare, scambiare due chiacchiere in gruppi di sei persone.
E in luoghi dove un po' d'aria, magari la si respira davvero. Non si parla certo dei giardini di Boboli. Ma di spazi che a volte arrivano alle dimensioni di un campo di calcetto. Non alle Costarelle, dove l'ora d'aria la si trascorre in una vasca di cemento grande tre metri per tre. In pratica è un po' come restare in cella. E del sole neanche l'ombra. Sarà per lo meno l'occasione per scambiare due chiacchiere, si potrebbe immaginare.
Niente affatto. Alle donne delle Costarelle, Lioce compresa, è imposto di poter socializzare al massimo con una sola compagna. Se le due non si piacciono? Pazienza. E se una si ammala? L'ora d'aria te la fai da sola, come una pazza. E accaduto così poco tempo fa proprio alla Lioce. La compagna d'aria si ammalò per un bel po' di tempo. E così la brigatista che sconta la sua pena all'ergastolo, dovette subire un'inutile e dannosa pena accessoria: la condanna al silenzio totale...
...Lioce è l'unica ergastolana condannata per fatti terroristici. Di che cosa dovrebbe parlare con le altre detenute condannate per fatti di associazione mafiosa? E in secondo ordine, perché le donne di questo carcere possono trascorrere l'ora d'aria in coppia, e non in gruppo? Abolita la socialità, il desiderio di dire "come va", di restare umani nonostante tutto, si potrebbe credere che una detenuta delle Costarelle potrebbe vocarsi per lo meno ai piaceri dello studio e della lettura. Ma anche in questo caso, vince l'accanimento. Un accanimento che va oltre il 41 bis.
Le sgradite ospiti del carcere aquiliano possono avere massimo due libri al mese, e due soli quaderni sui quali scrivere o prendere appunti. Diplomarsi, laurearsi, dedicarsi a uno studio? Pazza idea. I libri sono sottoposti a censura. Alle detenute è vietato scambiarsi libri. E possono averne soltanto se hanno denari da spendere. Un po' complicato farne a sufficienza, vivendo seppellite vive. Anche ai familiari e ai parenti, è vietato inviarne in regalo. E comunque deve trattarsi di libri nuovi. Vecchie edizioni di libri, che qualcuno si trova in casa, non possono essere consegnati. Immaginate che spasso, per chi magari vuole studiare e ha bisogno di approfondire su testi polverosi di cui non ci sono nuove edizioni. In pratica la norma, per chi sostiene esami universitari. A vivere in condizioni di questo genere, è facile ammalarsi.
E fino a poco tempo fa, in questi casi, la beffa. Le detenute potevano essere visitate, anche per problemi intimi, solo in presenza di una guardia. Quanta intimità. Ma vivere in queste condizioni, significa anche andare via di testa. È già successo. È accaduto a Diana Blefari, prigioniera alle Costarelle. "Era caduta in uno stato di profonda prostrazione e inerzia psicologica. Se ne stava rannicchiata tutto il giorno nel letto, con la coperta fino agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il mondo", racconta Elettra Deiana.
Piegata dal carcere duro, Blefari si suicidò il 31 ottobre del 2009. Non si discute qui quali siano le colpe di queste detenute. Qui ci si chiede se è legittimo sottoporre chi sconta la sua pena, a un surplus di accanimento. A inutili torture che le circolari del Ministero autorizzano anche qui a Costarelle. Una tomba dove chi scalcia non può essere sentito. Dove queste detenute, ormai come spettri, interrogano tutti noi sul significato di dignità e diritti, che spetterebbero anche al peggiore dei criminali, in quanto essere umano".
L'APPELLO DEL MFPR


DIFENDIAMO LE CONDIZIONI DI VITA DI NADIA LIOCE - STOP AL 41-bis, AL REGIME DI ISOLAMENTO

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario fa appello a tutte le compagne, realtà di donne a mobilitarci per difendere le condizioni di vita della prigioniera politica Nadia Lioce.
Nadia è l'unica compagna, insieme ad altri 2 prigionieri politici, ad essere ancora sottoposta al regime di 41-bis, inasprito dalla direzione del carcere de L'Aquila da fine novembre 2014 e alla misura dell’isolamento disciplinare, con la conseguenza di una condizione d’isolamento totale e perenne.
L'accanimento dello Stato contro Nadia Lioce non può e non deve passare sotto silenzio, perchè, al di là del giudizio sulle scelte di lotta, politiche da lei fatte e portate avanti, questo accanimento repressivo è per cercare di ammazzare la sua volontà di non cedere, la sua coerenza nella battaglia contro questo Stato. 
Lo Stato borghese vuole le donne subordinate e oppresse e, se si ribellano e lottano, pentite o dissociate. Chi non ci sta viene doppiamente repressa, anche perchè ha osato...
Per questo, tutte le donne, le compagne che lottano per spezzare le doppie catene di questo sistema sociale devono far sentire la solidarietà per Nadia.
Le donne combattenti, la loro vita, le loro scelte, non vanno ricordate solo dopo morte o solo per il passato. Oggi c'è una donna combattente che per fortuna lo Stato non ha ucciso, o non è riuscito a stroncarne la volontà. Oggi essere dalla parte delle donne che lottano per dare l'assalto al cielo, è anche difendere Nadia Lioce.


Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
18 marzo 2015

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