Seminario a Palermo
6 giugno 2015
in occasione del 20° anniversario del MFPR
Il percorso storico originale del Movimento Femminista Proletario
Rivoluzionario, nella marcia difficile ma entusiasmante delle
donne contro la doppia oppressione di classe e di genere per la
rivoluzione che trasformi la terra e il cielo
Da un precedente opuscolo del MFPR su "Percorso storico e bilancio
del movimento femminista proletario rivoluzionario":
"Nell'estate del '95 con un primo seminario importante ad Agrigento,
cominciamo a porre le basi teoriche al mfpr - anche qui in aperto
contrasto con le teorie allora in uso portate avanti dalle
"teoriche-filosofe" borghesi della "differenza sessuale".
Studiamo Engels: "L'Origine della famiglia, della proprietà privata
e dello Stato", "la concezione materialistico dialettica" di Marx e
prendiamo a decisivo riferimento la concezione, l'esperienza
entusiasmante sulla questione femminile del Partito Comunista del
Perù, e del suo primo dirigente il compagno Mariategui, che per la
prima volta nel movimento comunista ml - che ha sempre osteggiato la
parola "femminismo" considerandola tout court sinonimo di piccola
borghesia -, pone la questione che "c'è un femminismo borghese,
piccolo borghese e un femminismo rivoluzionario - che spetta alle
proletarie comuniste raccogliere e rappresentare - Ciascuno di
questi femminismi formula
le proprie rivendicazioni in modo diverso.
La donna borghese solidarizza, nel femminismo, con l'interesse della
classe conservatrice. La doma proletaria identifica la forza del suo
femminismo con la fede delle moltitudini rivoluzionarie della
società futura. La lotta di classe si riflette anche nel campo
femminista. Le donne, così come gli uomini, sono reazionarie,
centriste o rivoluzionarie. Di conseguenza non possono combattere
insieme la stessa battaglia. Nell'attuale panorama umano, la classe
differenzia gli individui più del sesso".
Ad Agrigento affermiamo la concezione materialistico dialettica
della condizione delle donne, contro la concezione idealistico
borghese che porta al riformismo. Diciamo che occorre operare un
totale rovesciamento delle teorie in voga che avevano messo le donne
con la testa a terra e i piedi in aria, affermando che i cambiamenti
erano possibili solo se avvenivano nella testa, che quindi la
coscienza delle donne doveva essere un prodotto delle idee, e quindi
di fatto possibile solo grazie alle donne "filosofe" che avevano il
monopolio delle "idee".
Noi affermiamo, invece, che occorre riportare la condizione delle
donne con i "piedi per terra" e contro una concezione di naturalità
biologica della natura femminile, affermiamo sulla base dell'analisi
di Engels, Marx, che la condizione della donna non è immutabile, che
l'origine e la base della oppressione delle donne è la proprietà
privata e che la prima divisione di classe ha visto lo sfruttamento
dell'uomo sulla donna. Poniamo quindi in maniera chiara che la
contraddizione di sesso è frutto della contraddizione di classe e
che la liberazione delle donne non è possibile senza la rivoluzione
proletaria e il ruolo in essa delle donne.
Sviluppiamo sulla base della concezione storico-materialistico la
critica feroce contro la famiglia, che oggi non può che essere
borghese (anche quella dei proletari ha il "marchio" inevitabile del
sistema dominante borghese, benché in essa alle concezioni borghesi
presenti manchino le basi strutturali, le ragioni materiali della
conservazione della proprietà privata che sono invece ben presenti
nella famiglia borghese) e la necessità con la rivoluzione
proletaria della eliminazione della famiglia monogamica.
Sempre in questo seminario cominciamo a porre con forza, sulla base
dello scontro concreto che oppone la lotta storica per
l'emancipazione delle donne alla violenza della borghesia, la
legittimità e la necessità della violenza rivoluzionaria, contro la
falsa e controrivoluzionaria concezione sulla presunta "natura
pacifica" delle donne.
Ma soprattutto, per la prima volta, guardando alla grande esperienza
storica della "Rivoluzione Culturale" in Cina e del ruolo decisivo
in essa di Chiang Ching, affermiamo la necessità della "rivoluzione
nella rivoluzione", come arma per sviluppare la lotta rivoluzionaria
contro la borghesia in ogni campo, strutturale e sovrastrutturale,
fino ai rapporti tra le persone, per non fermarsi dopo la presa del
potere da parte del proletariato, e per usarla oggi come arma
contundente contro ogni aspetto dell'ideologia borghese/maschilista."
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