sabato 28 marzo 2015

pc 28 marzo - IL FALSO DIBATTITO SULLA PROPOSTA LANDINI

Intorno alla proposta di Landini su una nuova coalizione sociale che fa politica si è scatenato un dibattito su sindacato e politica, se il sindacato deve o no fare politica, e in cui generalmente le posizioni sono, anche dentro il vertice Cgil, che il sindacato non deve fare politica.
Si tratta di un falso dibattito, in cui chi dice che il sindacato non deve fare politica è più a destra di Landini e vuole di fatto un sindacato succube della politica del governo, e in maniera qualunquista, e populista verso i lavoratori, parla di un sindacato che si deve occupare solo delle lotte sindacali, dei lavoratori, come se le condizioni pessime dei lavoratori non fossero frutto di una precisa politica del governo al servizio dei padroni; costoro si riempiono improvvisamente la bocca di "lavoratori" per impedire in realtà che le loro lotte attacchino la politica del governo, dei partiti parlamentari, e si limitino alle sole impotenti rivendicazioni particolari. 
S tratta di un falso dibattito perchè sempre i dirigenti sindacali hanno fatto politica, e molti sono poi diventati veri e propri politici, ma politica contro gli interessi dei lavoratori e per i loro interessi, sia di partiti di riferimento che di poltrone parlamentari o governative.
Ma soprattutto si tratta di un falso dibattito perchè si parla di "politica" ma non si dice "quale politica". Quando il problema di Landini e soci è invece questo. 
Landini vuole fare politica, ma per convogliando i lavoratori in una deleteria politica ultrariformista, di cambiamento dall'interno di questo sistema politico borghese, che non può portare nulla soprattutto nella situazione attuale ai lavoratori; quindi una politica che ha e non potrebbe avere come sbocco di questa coalizione "Unions" che la presentazione alle elezioni e presenza in parlamento. 

RIPORTIAMO STRALCI DI UN TESTO DELLO SLAI COBAS SC CHE INVECE PONE GIUSTAMENTE IL PROBLEMA DELLA POLITICA DI UN SINDACATO DI CLASSE, CONTRO I SOSTENITORI DELL'ANTIPOLITICA.

"Il sindacato di classe si pone come scopi:
  1. l'abolizione del lavoro salariato, perchè finchè ci sarà il lavoro salariato i lavoratori saranno sempre schiavi;
  2. l'abolizione dello sfruttamento capitalista e imperialista;
  3. la necessità del potere nella mani di chi lavora. Solo i lavoratori possono trasformare il mondo.
... Il sindacato di classe è l'organizzazione di massa dei lavoratori. Unisce i lavoratori indipendentemente dal loro orientamento politico o ideologico.
Ma è contro l'idea di un sindacato apolitico e neutrale tra la politica dei padroni e la politica dei lavoratori.
I sindacati confederali oggi sono schierati politicamente e legati a partiti e ad aree politiche. L'idea
del sindacato apolitico lascia i lavoratori alla mercè e sotto l'egemonia di una o l'altra politica della borghesia, li trasforma in masse incoscienti e inconsapevoli, che come banderuole vanno verso chi vende meglio la propria merce. L'apoliticità, quindi, è una forma di illusoria demagogia o di politica gretta e corporativa.
I lavoratori combattono tutti i governi dei padroni. Nella lotta tra capitalisti e lavoratori o si sta con la politica borghese espressa dai partiti della borghesia o si sta con la politica proletaria diretta dal partito proletario. In questo senso il sindacato di classe combatte ogni ipocrisia e sostiene il concetto di “cinghia di trasmissione” nel rapporto tra sindacato e partito della classe.
Gli interessi dei lavoratori sono realmente tutelati nella quotidianità se sono all'interno di una lotta contro la politica generale del sistema capitalista.
Gli interessi di classe dei lavoratori richiedono che la lotta rivendicativa si svolga all'interno della prospettiva di un altro potere, in mano ai lavoratori.
Questo “spettro” è sempre presente nella lotta dei lavoratori, quando i lavoratori in lotta riescono a realizzare rapporti di forza a loro favorevoli esercitano nei fatti un “contropotere” che o viene schiacciato dalla borghesia o si trasforma in funzione del potere dei lavoratori.
La classe operaia non può vincere contro il potere dei padroni senza un reparto d'avanguardia organizzato che sia strumento per elevare la coscienza e l'organizzazione come guida unificante e trasformante delle loro lotte.
La lotta dei lavoratori richiede un partito comunista radicato e che viva nelle lotte, con un progetto di cambiamento reale, una rivoluzione sociale e politica per costruire una nuova società senza padroni, senza sfruttati e sfruttatoti, senza ricchi e poveri, in cui il lavoro non sia più merce.
La presenza e la direzione dei comunisti nel sindacato di classe fa di ogni lotta una scuola di formazione in funzione della lotta rivoluzionaria per rovesciare il potere capitalista.

...Bisogna combattere, in particolare oggi,la posizione di neutralità presente anche nel ceto ben politico dei sindacati di base. I loro dirigenti sono attivi politicamente in organizzazione dei partiti della sinistra parlamentare o nei gruppi della sinistra parlamentare ed extraparlamentare. Si presentano nelle liste elettorali di questi partiti e organizzazioni e sono, da questa posizione, accaniti propagandisti-contro della presenza e costruzione di un reale partito comunista tra i lavoratori...
I dirigenti dei sindacati di base propagandano tra i lavoratori il movimentismo, l'autorganizzazione eterna, il basismo per deviarli da una politica di classe e dalla costruzione del partito della classe.
Per questo bisogna costruire il sindacato di classe, non semplicemente di base...

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