In tempi di crisi è produci, crepa e basta. E' lavorare fino alla
morte e per quelle che un lavoro non ce l'hanno è crepare e basta, senza lamentarsi. Puntuale come la morte è infatti arrivato
l'"adeguamento" dell'età pensionabile alle "aspettative di vita"
come previsto dalla legge Fornero e senza alcuna seria distinzione
per i "lavori usuranti":
Dal primo gennaio del prossimo anno si potrà lasciare il lavoro (per
chi ce l'ha) solo a 66 anni e sette mesi nel caso degli uomini e
delle donne del settore pubblico. Per le donne impegnate nel settore
privato sarà sufficiente un anno in meno, ma dal 2018 raggiungeranno
l'"agognata parità" con tutti gli altri: 66 e 7 mesi. Vengono
contestualmente innalzati anche i limiti relativi agli anni di
carriera necessari per poter accedere alla pensione di anzianità. La
pensione anticipata dal 2016 rispetto all'età di vecchiaia si potrà
percepire con 42 anni e 10 mesi se uomini e 41 anni e 10 mesi se
donne.
Scrivevamo nell'opuscolo S/catenate:
"Un altro pesantissimo attacco alla condizione delle donne è
venuto con la riforma delle pensioni. Una provocazione! Mentre
tante non trovano lavoro, o fanno solo lavori a termine, precari,
o vengono cacciate dal lavoro, il governo ha allungato l’età
pensionabile. Dietro le ipocrite dichiarazioni sulla “parità”, c'è
solo la realtà vera di un taglio rilevante alla spesa
pensionistica, un vero e proprio furto sulle spalle delle donne,
non solo in termini di allungamento degli anni per il pagamento
delle pensioni, ma soprattutto di risparmio secco perchè con
l’aumento degli anni per la pensione la maggior parte delle donne
non arriverà mai alla pensione, dato che sempre più la maggioranza
delle donne o per lavori precari o perchè vengono per prime
licenziate non arriva neanche ai 60 anni, figurarsi ai 65. Quale
padrone si terrà una lavoratrice fino a 65 anni, piuttosto che una
giovane precaria da pagare meno, più ricattata e più “efficiente”?..."
Proseguire l'8 marzo
Per lo sciopero generale dal basso contro il governo Renzi, contro
il Jobs Act, la "buona scuola", il vergognoso "piano casa" di Lupi e
tutti gli odiosi provvedimenti sessisti e antiproletari di questo
governo, che colpiscono doppiamente la maggioranza di noi donne e
sono un insulto alla nostra dignità (come la vergognosa elemosina di
stampo fascista del Bonus Bebè)
Perchè la lotta femminista non è interclassista
Perchè le donne proletarie hanno doppie ragioni, di classe e di
genere, per combattere questo sistema in ogni ambito!
Perchè le donne di Kobane, le donne in prima fila nella guerra
popolare in India e tutte le donne proletarie del mondo che si
ribellano, ci ricordano che non c'è liberazione della donna
senza rivoluzione e non c'è rivoluzione senza liberazione della
donna
Perchè noi donne abbiamo una marcia in più e lo abbiamo dimostrato
con lo sciopero delle donne del 25 novembre 2013
Abbiamo dimostrato quanto possiamo essere forti, unite, decisive per
fare dello sciopero una rivolta sociale che metta in discussione
tutti gli aspetti odiosi di questo sistema perchè “TUTTA LA NOSTRA
VITA DEVE CAMBIARE”
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