martedì 24 marzo 2015

pc 24 marzo - GUERRA E' MALATTIA, MORTE CHE ANCHE TORNA A CASA - MA IL PROBLEMA VERO E' LOTTARE CONTRO LE GUERRE IMPERIALISTE DELL'ITALIA CHE PRODUCONO MORTE TRA I POPOLI E TRA I SOLDATI ITALIANI PER GLI INTERESSI DELLO STATO, MULTINAZIONALI, MERCANTI D'ARMI

Il Tar: «Quel soldato si è ammalato in Iraq con l’uranio impoverito»

di 


Il tribunale del Piemonte riconosce la causa di servizio. Storica sentenza: non toccherà più ai militari mostrare il nesso tra uso dei proiettili e patologia.

"Bosnia, Kosovo, Afgha­ni­stan, Iraq: le bombe all’uranio impo­ve­rito pio­ve­vano dal cielo sgan­ciate dagli aerei Nato. Ucci­de­vano e con­ti­nuano a ucci­dere, len­ta­mente; nelle vit­time, i pro­blemi cli­nici pos­sono emer­gere diversi anni dopo l’esposizione. Ne sanno qual­cosa i tanti sol­dati dell’esercito ita­liano amma­la­tisi dopo le mis­sioni all’estero, a cui è stata negata la causa di ser­vi­zio. Ora, una sen­tenza del Tar del Pie­monte scon­fessa il mini­stero della Difesa e dà loro ragione. I mili­tari che sono stati espo­sti all’uranio impo­ve­rito hanno diritto al rico­no­sci­mento della causa di ser­vi­zio se si amma­lano di pato­lo­gie correlate.
Non toc­cherà più a loro dover dimo­strare la rela­zione tra mis­sione e malat­tia, ma al mini­stero pro­durre prove scien­ti­fi­che della man­canza di nesso tra causa di ser­vi­zio e pato­lo­gia. La sto­rica sen­tenza del Tar riguarda un sol­dato di 32 anni, che ha lavo­rato – da aprile a novem­bre 2006 – in Iraq, a Camp Mit­tica, la base ita­liana alle porte di Nas­si­riya. In quei sette mesi, senza nem­meno un giorno di licenza, aveva par­te­ci­pato alle atti­vità di boni­fica di aree con­ta­mi­nate da ura­nio impo­ve­rito, senza indos­sare ido­nee pro­te­zioni. Inol­tre, durante le esplo­sioni, il gio­vane, insieme ad altri col­le­ghi, era costretto a rifu­giarsi per ore all’interno di pic­cole strut­ture, senza ade­guato riparo dalle pol­veri sot­tili spri­gio­nate dagli arma­menti all’uranio.
Suc­ces­si­va­mente, dal 20 luglio 2008 al 18 feb­braio 2009, il mili­tare è stato impie­gato nella squa­dra “disin­fet­tori” tra Libano e Israele, infine ha svolto le man­sioni di radio­fo­ni­sta a Bei­rut. Cin­que anni dopo il rien­tro a casa, nel 2014, gli è stato dia­gno­sti­cato un grave tumore mali­gno al pan­creas...

...Il ver­detto apre uno spi­ra­glio per gli oltre due­mila sol­dati affetti da tumore dopo essere stati espo­sti a radia­zioni di ura­nio impo­ve­rito...

I primi casi segna­lati in Ita­lia di amma­lati a causa dell’uranio impo­ve­rito risal­gono al 1999... Nel 2001 Carla del Ponte, allora a capo del Tri­bu­nale Penale Inter­na­zio­nale per l’ex-Jugoslavia, affermò che l’uso di armi all’uranio impo­ve­rito da parte della Nato avrebbe potuto essere con­si­de­rato un cri­mine di guerra. Pochi anni fa arrivò agli onori delle cro­na­che la dram­ma­tica sto­ria di Salvo Can­nizzo, ex marò morto nel 2012 per un tumore al cer­vello. Entrò in con­tatto con l’uranio impo­ve­rito in Kosovo... E accusò le forze sta­tu­ni­tense di aver lasciato gli ita­liani a ope­rare in zone ad alto rischio senza pre­cau­zioni, nono­stante cono­sces­sero i ter­ri­bili rischi".

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