venerdì 27 marzo 2015

pc 27 marzo - Un contributo al dibattito di un compagno marxista-leninista-maoista

Resistere alla controrivoluzione non è un atto, è un processo

La condizione di rivoluzionario/a prigioniero/a è quella di ostaggio del nemico, ma la condizione di ostaggio esiste ovunque la classe dominante eserciti il suo potere, la sua dittatura, la sua guerra civile e la sua legge non dichiarate. Le esecuzioni extragiudiziali e le condizioni brutali e disumane per perpetrare l’annichilimento del “bersaglio” esistono nella pratica e nei codici non dichiarati. I paesi che “non
praticano la pena di morte” esistono assieme agli unicorni e all’araba fenice, e quelli dove essa è perpetrata ufficialmente, la aggiungono alle operazioni clandestine.
La sottoposizione di un/una comunista, rivoluzionario/a, elemento cosciente, ecc., a condizioni di annientamento o ad esecuzione non dichiarata, possono avvalersi di strumenti non convenzionali; la stessa compromissione dell’integrità psico-fisica del “bersaglio”, con mezzi farmacologici, psichiatrici e/o psicotropi, scientifici, violenti, ecc., che serve da “antipasto” al suo annichilimento, da copertura all’operazione, può essere spacciata per una dinamica spontanea.
Lo scetticismo peloso è un lusso di chi cova in silenzio la superstizione nella democrazia borghese, di chi non se la sente di affrontare una dittatura agguerrita, la quale, apposta, offre la sua mascheratura agli occhi semichiusi, alla superficialità, al meccanicismo e all’incompetenza strategica dei gonzi, o delle “quinte colonne” che simulano. Un lusso per collaborazionisti, sforzarsi di chiudere gli occhi. I propri, per quanto riguarda chi è “in buona fede”; gli occhi degli altri, per quanto riguarda gli “increduli” o “distratti” paraculi e marpioni.
L’ordinamento sociale della borghesia imperialista equivale alla forma universale e più sviluppata del crimine organizzato. La socialdemocrazia dell’epoca imperialista è un’arma da guerra, non un’attitudine civile. Gli spacciatori di quel letame, o sono dei cerebrolesi, inconcepibilmente in grado di articolare e manifestare un pensiero, peraltro fantascientifico, fabbricato con riga e squadra, e di farlo valere di contro alla realtà e all’esperienza concreta, o sono dei sabotatori all’opera.
L’inesistenza o la sporadicità di momenti o di istanze che, di più nel passato, puntavano i riflettori sugli aspetti della controrivoluzione e, magari con una consapevolezza incompleta, contribuivano a tutelare l’incolumità di compagni/e, costa assai cara ai rivoluzionari e alla rivoluzione.
Resistere a una controrivoluzione basata sui canoni della guerra civile, ma che è come un liquido assorbito in una spugna, la quale maschera, contiene e dà una fisionomia ingannevole, è un impegno e un compito storico che ci si è prospettato e che nell’epoca imperialista, e in questi ultimi decenni, è più pressante che mai. Questa resistenza ha un valore strategico. L’accumulazione di forze rivoluzionarie è ostacolata intenzionalmente dalla classe dominante; questa accumulazione è la traduzione del termine “rivoluzione” nella prima fase del cammino. Questa resistenza e questa accumulazione conferiscono alla rivoluzione il passaggio all’età adulta; esse sono arcinote alla classe dominante come fattori da sopprimere con qualsiasi mezzo.

Trarre un corretto bilancio dell’esperienza attuale, studiare il bilancio dell’esperienza storica del movimento comunista, conoscere la vasta scienza marxista-leninista-maoista come un chirurgo conosce l’anatomia.
Resistere, accumulare forze rivoluzionarie, addentrarsi nella prima fase della rivoluzione!
Il silenzio su cosa è e cosa fa il nemico è collaborazionismo. Smascherare la controrivoluzione, le sue pratiche assassine, le esecuzioni extragiudiziali dissimulate, le condanne a morte o al “procurato suicidio” senza processo, clandestine e non dichiarate!
Solidarietà ORGANIZZATA a tutti i compagni/e perseguitati/e! Rafforzare o dar vita a un forte organismo di sostegno, denuncia e lotta, che faccia conoscere ciò che la controrivoluzione compie sia apertamente che copertamente, e che favorisca la resistenza!

Resistere alla controrivoluzione non è un atto, è un processo di elevazione della coscienza, di inchiesta, di denuncia e lotta, di solidarietà collettiva, di diffusione e divulgazione, di organizzazione.

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