Ieri al vertice sull'Ilva presso il Mise con il ministro Federica Guidi, il sottosegretario al lavoro Teresa Bellanova, i tre commissari Ilva e le segreterie di Fim-Fiom e Uilm, si è partorito l'ennesimo decreto per recuperare i fondi.
A poche settimane dall'approvazione del decreto Renzi, accolto entusiasticamente da fronte padronale, partiti della maggioranza parlamentare, dagli stessi sindacati che, al di là di qualche dubbio dovuto, lo vedevano come risolutore del futuro dell'Ilva, compresi i problemi occupazionali e ambientali, ora si parla che occorre "ancora un nuovo decreto per puntellare i fondi che sostanzieranno la newco, la nuova società Ilva. Newco che non partirà subito ma per la quale occorrerà attendere l’estate (si parla ora di settembre)...".
Infatti la "novità" (si fa per dire) l'ha portata ieri il ministro Guidi la quale ha detto che "è imminente, forse già nel prossimo consiglio dei ministri, l’approvazione di un Dpcm, un decreto, che preveda l’istituzione di un fondo di turnaround (ovvero per la ristrutturazione delle grosse imprese italiane in crisi) che sarà operativo attraverso la newco. E il primo intervento della società di turnaround sarà proprio concentrato su Ilva". Il Dpcm darebbe il via libera alla garanzia dello Stato per i soci che investiranno nella società "salva-imprese".
"Per puntellare l’azienda - ha detto La Guidi - occorrono risorse. Soltanto dopo si potrà recuperare terreno sul mercato e quindi produzione". Ma va...!
Quindi, si conferma in pieno che Renzi ha fatto un decreto senza soldi! E neanche i pochissimi fondi messi ci sono effettivamente.
Gli unici fondi concreti sono i 156 milioni della Fintecna: "il commissario Enrico Laghi ha comunicato che nei prossimi giorni saranno disponibili le risorse del contenzioso Fintecna, i 156 milioni versati da quest’ultima ad Ilva". Poi aggiunge che "è in fase di soluzione anche il recupero del miliardo di euro sequestrato ai Riva", e qui sembra ormai di sentire un disco rotto, per cui questi soldi dei Riva compaiono sulla carta ad ogni dichiarazione e scompaiono subito dopo.
Senza soldi niente bonifiche nè nello stabilimento nè fuori, Contratti di solidarietà che diventano esuberi strutturali, fermata degli altoforni senza alcuna garanzia di ripresa, quindi produzione al minimo, uno stabilimento che non solo non viene risanato ma va in malora con incidenti che si ripetono sempre più pericolosi.
Lo stesso direttore generale dell'Ilva, Rosini, che la "fase della stabilizzazione e normalizzazione richiede più tempo e certamente più impegno".
In questa situazione - come scrive il Quotidiano: "Le organizzazioni dei metalmeccanici faticano a fornire risposte alle tute blu...". E dicono al massimo parole scontate e inutili.
La Fim-Cisl: «Il programma previsto dal Governo è in preoccupante ritardo: sul piano ambientale, industriale e sulla newco... vanno coinvolti soggetti industriali siderurgici nel più breve tempo possibile, recuperare tutti i ritardi e assicurare tutte le risorse per il rilancio dell’Ilva e del suo indotto...."; la Uilm di Palombella: «Avremmo voluto date e dati più certi perché i lavoratori hanno bisogno di essere rassicurati sul futuro... Il rischio è che la solidarietà possa essere utilizzata completamente visto che quest'anno...»; la Fiom: «In questa fase, che si sta rivelando sempre più difficile, i lavoratori dell'indotto stanno pagando il prezzo più alto... sembra purtroppo che lavoratori non vengano ancora pagati. Abbiamo chiesto perciò ai commissari di vigilare su questo e da parte di Ilva abbiamo avuto rassicurazioni in merito».
La realtà è che il vertice di ieri non solo non ha fatto alcun passo in avanti, ma ha mostrato che la situazione è nera e che i cosiddetti "catastrofisti" dello Slai cobas per il sindacato di classe (come alcuni lavoratori dicono) dicono la verità.
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