Abbiamo avuto modo di leggere le motivazioni della sentenza che, a bergamo, il 19 maggio ha assolto 20 compagne e compagni che erano stati raggiunti da un decreto di condanna penale (artt. 459 e segg. CPP), perché:
"...in concorso tra loro, tentando di entrare nell'auditorium di Bergamo. ove era organizzato il comizio di Giuliano ferrara, leader della lista 'Aborto? NO grazie' per le elezioni politiche del 2008, cercando di forzare il cordone di polizia e detenendo quattro uova, mezzo chilogrammi di pomodorino, due mele, due mandarini ed un'arancia... (sottolineamo l'assurda precisione della polizia!) all'evidente fine di lanciarli contro il relatore, compivano atti idonei ad impedire o comunque turbare la suindicata riunione di propaganda elettorale, non riuscendo nell'intendo solo per la ferma reazione delle forze di polizia. In bergamo il 6 aprile 2008.... .... chiede l'emissione del decreto penale di condanna nei confronti di ciascun indagato, per la pena di euro 2485,00 di multa....".
Il giudice ha ritenuto di dover affermare l'inconsistenza delle motivazioni della condanna penale rilevando come “Lo scenario dei presunti scontri che avrebbero funestato il comizio elettorale di Giuliano Ferrara a Bergamo descritto dagli operanti in udienza è completamente diverso da quello delineato nel capo d' imputazione.... poiché in altre città italiane si erano verificati degli scontri tra simpatizzanti della lista 'Aborto? No grazie' e militanti di estrema sinistra, gli operanti, alla sola vista dello striscione decidevano di interdire il transito ai manifestanti ...” e che il comizio si era svolto regolarmente e senza interruzioni; inoltre, “... non è dato sapere se i manifestanti avessero intenzione di irrompere all'interno dell'auditorium e impedire a Ferrara di parlare, di assistere al comizio o manifestare il proprio dissenso visto che gli era stato impedito anche di avvicinarsi" e, ancora, “è credibile che i manifestanti, prima di essere dispersi abbiano cercato di passare nonostante il blocco, ma il comizio era pubblico...”
Infine, la frutta e le uova in numero esiguo erano chiuse in una borsa "... per cui il loro 'lancio' sarebbe stato disagevole e tutt'altro che fulmineo”.
Diversi sono gli aspetti positivi di questa sentenza: principalmente il proscioglimento di tutte/i le/i compagne/i e l'affermazione del diritto di esprimere dissenso, di intervenire attivamente anche nei comizi elettorali e che una condanna non può essere comminata solo sulla base di presunte intenzioni; indirettamente delle frecciate ironiche rispetto alle “aggravanti” di pericolose uova e frutta vengono lanciate agli operatori.
In tempi in cui si sprecano avvisi orali, comminamento di moderni confino, criminalizzazione delle lotte sociali, non riconoscendone il valore sociale, di lotta per i diritti, non è certo poca cosa. Anche le aule dei tribunali terreno di lotta contro la repressione. Ma su questo torneremo in altro momento.
Vogliamo, invece, ricordare oggi come anche la lotta contro l'oscurantismo reazionario di cui si era fatto paladino Giuliano Ferrara, prima, all'interno delle sue trasmissioni televisive e dalle pagine del giornale da lui diretto, poi, con la lista “Aborto? No grazie”, con la chiara ed esplicita parola d'ordine di lotta alla autodeterminazione delle donne, ha visto e reso necessaria una lotta di concezioni, prassi e valutazioni politiche all'interno del movimento femminista, nel pieno di un momento di forte “rinascita” dalla importante e grandiosa manifestazione del 22 novembre 2007 contro la violenza sessuale contro le donne a Roma.
Riportiamo alcuni stralci dal numero del foglio del movimento femminista proletario rivoluzionario speciale, realizzato all'indomani delle importanti mobilitazioni contro Ferrara, come parte significativa nella lotta contro il moderno medioevo per le donne:
“...Purtroppo la parte 'conciliatrice' del movimento si è unita alla campagna di criminalizzazione e denigrazione delle femministe con una propria campagna di dissuasione e svalutazione, ognuna con le proprie argomentazioni:
1- non ci lasciamo dettare l'agenda – sotto una veste di falsa autonomia delle donne, in realtà si diserta la necessaria lotta a tutti gli aspetti dell'attacco alla condizione delle donne
2- no al celodurismo-non si deve far propria la lotta di piazza, perchè la 'violenza' è monopolio del maschio, che pertanto riduce il movimento delle donne ad 'appendice' della politica maschile. Ecco una nuova riedizione della 'woman-spere' che invita oggi le donne ad abbandonare la lotta politica e a ritirarsi nella trincea della 'differenza' per attrezzarsi per le 'battaglie culturali' nelle quali le 'intellettuali femministe' sono esperte, mentre nella lotta non possono trovare alcun 'posizionamento'. Le battaglie culturali non hanno mai cambiato la condizione della donna nella società. Nel passato la 'differenza' ha incanalato le donne nel lavoro 'di cura', estraniandole dalla politica ed aprendo la diga alla violenza maschile; oggi, la 'differenza', nella nuova versione del 'celodurismo', invitando le donne alla ritirata dalle piazze, apre la strada alla reazione più bieca, il clerico-fascismo che vuole portare le donne al 'moderno medioevo'
3- no alla pubblicità personalistica – questa l'accusa mossa dopo che a Milano è partita la denuncia contro Giuliano Ferrara e, ancor più, dopo le lotte di piazza alla pro-life. Il protagonismo delle donne rientrerebbe nei canoni pubblicitari!
Perché lo fanno? Perché il femminismo proletario ha preso l'iniziativa, è stato protagonista. E questo è insopportabile per quella frangia femminista borghese ancorata alla 'differenza', che ancor oggi, dopo 20 anni di impadulamento, sermona alle donne con 'nova verba', 'riflessione' (la coscienza del nostro sesso) all'iniziativa di lotta."
Mfpr - milano
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