Da alcuni mesi l’Acquedotto Pugliese (AQP, azienda pubblica di proprietà all’83% della Regione Puglia del governatore Vendola) ha scatenato contro i cittadini delle case popolari del quartier paolo VI di Taranto un’autentica “guerra dell’acqua”.
Questa la tattica.
Prima una squadra di guastatori attaccano, scortati da forze di polizia, gli edifici morosi, chiudendo le valvole.
Poi il diktat: pagare subito il 5% dell’arretrato dovuto ( a volte di un arretrato di decenni, fino a 200.000 euro!), e l’impegno a pagare il resto dell’arretrato in al massimo 5 anni, con lo sconto degli interessi (ma che buoni!) e di un ulteriore 4%.
Entrano a questo punto in gioco sedicenti “rappresentanti” che “mediano” e chiudono accordi che soddisfano in toto le richieste di AQP.
Così ai malcapitati rappresentati – per la maggior parte disoccupati, precari, pensionati minimi, nel migliore dei casi famiglie di lavoratori monoreddito – tocca pagare diverse migliaia di da pagare subito, per il rispristino del servizio, e rate anche di 90 euro mensili solo per il rientro dalla morosità, cui va aggiunto il consumo corrente, per un totale anche di 400 euro a bolletta (ogni tre mesi) per 5 anni!
Alcuni degli inquilini assetati si svenano per soddisfare e per un paio di mesi riescono a soddisfare queste condizioni capestro, poi si ritorna alla situazione di partenza.
Tutti gli altri o si arrangiano e riescono in qualche modo a ripristinare il collegamento alla rete idrica, o restano all’asciutto in una città tra le più calde e in un quartiere dove non c’è neanche una fontanella!
“La nostra è un’iniziativa per ripristinare la legalità”, gongola sulla stampa locale Salinaro, dirigente dell’AQP “abbiamo constatato che alcune famiglie, cui in passato era già stata sospesa l’erogazione per morosità, si erano abusivamente allacciate alla rete, e questo è un reato, che è stao posto all’attenzione di carabinieri e autorità giudiziaria”.
Secondo Salinaro, e i tanti benpensanti santoni del “rispetto delle regole”, garantirsi comunque il diritto a un bene fondamentale per la vita come l’acqua sarebbe reato.
Invece negare questo bene, minacciare la salute di centinaia di uomini e donne, anziani malati e bambini, solo perché non possono pagare è una “iniziativa per ripristinare la legalità”.
Viene in mente l’eterno dilemma: chi è più criminale chi rapina una banca, o chi ne fonda una?
Se questa è la guerra che combatte l’AQP, anche i proletari delle case popolari di Paolo VI hanno iniziato a combattere alla loro maniera.
Il primo passo è stato comprendere che lotta non è tra chi ieri ha pagato e oggi ha diritto all’acqua e chi è moroso e oggi deve mettersi in regola, altrimenti ci rimettono tutti, come dice l’AQP.
Ma, piuttosto, tra chi vede minacciato l’accesso a un bene vitale, e chi glielo nega per profitto.
Non poter pagare le bollette, non avere un lavoro, è diretta conseguenza di un sistema fondato su sfruttamento e profitto, non un torto dei più povero da far scontare a tutti, hanno detto nelle assemblee, i disoccupati e lavoratori del nostro sindacato che vivono un quelle case.
Il secondo passo è stato iniziare ad autorganizzarsi, allargare l’unità a sempre più condomini liberandosi di tanti finti amici che in loro nome avevano firmato o sostenevano accordi irrispettabili per molti e ingiusti per tutti.
Si è così iniziato a lottare.
Grazie alla rete di solidarietà tra i diversi condomini, nuovi tentativi di distacco di altri edifici sono stati bloccati dagli inquilini organizzati.
Si è iniziata una campagna di denuncia e controinformazione. rompendo il silenzio e portando alla luce come la che la scellerata “campagna per la legalità” di AQP era in realtà un crimine contro la salute di tutti.
Dei primi risultati si sono ottenuti.
Oltre al blocco sul campo dei nuovi tentativi di distacco, il Sindaco, che fino a ieri era rimasto passivo, quasi arbitro neutrale nella guerra tra AQP e morosi, portato allo scoperto dalla nostra denuncia, ei p riscoperto autorità garante della salute pubblica e ha emesso un’ordinanza con cui impone all’AQP di sospendere per 25 i distacchi dalla rete e di ripristinare l’erogazione negli edifici in cui è stata sospesa.
Un primo risultato, ma non ancora abbastanza.
Occorre ora lottare perché l’ordinanza sia effettivamente e immediatamente rispettata, perché agli edifici distaccati l’acqua ritorni subito.
Occorre che si apra subito un tavolo per imporre una trattativa generale per tutti i morosi uniti nello slai cobas, per raggiungere soluzione con rate sostenibili e garanzia del Comune si sostenere e accollarsi il debito di tutti quelli che non sono in condizione di pagare.
Occorre affermare con la lotta il diritto alla salute e all’acqua e a tariffe eque sostenibili per tutti, anche con forme di salario sociale, deve prevalere sulla “legalità” di AQP e le sue esigenze di cassa e bilancio.
Per tutto questo la lotta è appena iniziata e continuerà ancora.
Slai cobas per il sondacato di classe
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