La lotta dei senza casa allo Zen continua e Il Giornale di Sicilia si appella allo Stato contro gli “abusivi”
Il Giornale di Sicilia del 23 luglio riporta un articolo in prima pagina il cui titolo è già abbastanza impegnativo: “Allo Zen lo Stato è in ritirata”, e qui si comincia, nelle intenzioni del “giornalista”, a parlare male addirittura dello Stato, che praticamente non farebbe nulla contro questi straccioni e “nasconde” quindi il desiderio che lo Stato spinto da questa drammatica invocazione faccia DAVVERO qualcosa.
Dunque, “Allo zen lo Stato non c’è più. Se mai c’è stato. Allo Zen la legge è carta straccia, bruciacchiata dai roghi delle carcasse d’auto in abbandono, insozzata dai cumuli di nauseabonda spazzatura, stritolata sotto cataste di vecchie lavatrici o mobili in disuso, calpestata dai caporali della criminalità organizzata che gestiscono le reti di acqua e luce e dettano le proprie regole. Quelle della prevaricazione, del sopruso e dell’abuso” [!] Ora, dopo cotanta denuncia uno si aspetta che il giornalista convinca tutta la redazione, e perfino il proprietario a cambiare paese, o almeno città…
Ma il giornalista entra in un particolare: “Allo Zen l’avamposto simbolo del malaffare era – e rimane – l’Insula 3. [che cavolo sarà mai? sembra un film di fantascienza] Lo era, quando, spettro inquietante del degrado e dell’infranto miraggio urbanistico degli anni Ottanta, faceva orrida mostra di sé davanti agli scatti dei fotoreporter di mezzo mondo. Lo è adesso che hanno provato a ristrutturare quelle case popolari, salvo arrendersi ben presto davanti alla prepotenza degli abusivi. I quali hanno deciso di prendere possesso della struttura, di farsi beffe di un paio di maldestri tentativi di sgombero [sui “maldestri tentativi” di sgombero rimandiamo alla lettura dei nostri articoli precedenti e chissà che ne penserà il questore che ne va fiero e tutti i poliziotti di varia caratura che vi hanno partecipato] e di imporre il proprio dominio su tutto e tutti. Violando le case, smantellando il cantiere, e perfino – sussurra qualche testimone [udite e strabiliate!] – staccando via sanitari e infissi per piazzarli magari a buon prezzo.
“Ieri il camper del Giornale di Sicilia è tornato ancora una volta in quel luogo di frontiera, per raccontarne il degrado e denunciarne l’illegalità. Ma è stato bloccato dagli stessi abusivi. [finalmente, e poteva dirlo prima! si scopre il perché del rancore nauseabondo e di tutta questa rabbia] Che nessuno combatte più. E ai quali sembra aver deciso di darla vinta uno Stato ormai in ritirata!!!
Insomma in maniera semplice: gli “abusivi” così descritti dal giornalista conoscendo la funzione del giornale di Sicilia hanno pensato bene di mandarli a quel paese impedendogli di fare interviste riprese ecc. ancora una volta si sono mostrati più intelligenti di chi tenta di descriverli come sopra!
I palermitani più attenti sanno che il giornale di Sicilia è un vero e proprio giornalaccio reazionario che non disdegna mai di dare una mano alla destra, anche fascista, con articoli ad hoc, normalmente e ferocemente contro le lotte sociali incisive, che si impongono con la forza dell’azione e non con l’atteggiamento da elemosinante che è molto diffuso al sud, da parte dei partiti e soprattutto da parte dei sindacati confederali, espresse per esempio in questo articolo sullo Zen.
Ora chiamare abusivi coloro che cercano con ogni mezzo di avere una casa o un lavoro è già sintomo di scelta della parte che si sostiene
Dello stesso tenore sono gli articoli dedicati ad altri “delinquenti”: i rottamai, le prostitute ecc. ecc. spalleggiando il questore che della “ripulitura” di Palermo ha fatto il suo programma.
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