Non si placa l'attivismo della ministra Gelmini, attivismo non sul fronte della soluzione di problemi concreti della scuola pubblica, ma sul fronte della sua distruzione, verso una scuola sempre più classista e discriminatoria.
Folgorata sulla via di Damasco, ritorna alla carica nel proporre non più uno, ma ben due test Invalsi alle medie inferiori a inizio e fine anno e non solo per matematica, ma anche per italiano.Lo ha annunciato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, insieme a Roger Abravanel, autore del saggio "Meritocrazia", presentando, nei giorni scorsi, il Piano nazionale della qualita' e del merito. Ha anche preannunciato l'estensione dei test anche agli istituti superiori. “Sarà costituito un ranking nazionale degli istituti migliori, ma non intendiamo penalizzare né gli studenti né i professori”. Il ministro non ha perso l'occasione per difendere, indirettamente, anche la cosidetta “riforma”, ha infatti, affermato: “Non è importante, dunque, quanto tempo gli studenti trascorrono a scuola, ma come investono il proprio tempo tra i banchi».
Con l'estensione, sino ad arrivare a coprire a pieno regime tutte le scuole,dei test invalsi si pongono le basi per approfondire, anziché “rimuovere” gli ostacoli, il divario, gli svantaggi per gli alunni in difficoltà. La “meritocrazia” è solo per i ricchi, per chi non parte svantaggiato socialmente ed ha possibilità, comunque, di accedere ai “servizi” in forma privatistica.
Nonostante le proteste di insegnanti consapevoli del reale significato e del portato di questi test “calati” dall'alto e che vanno nella direzione da un lato di “selezionare” scuole di serie A e scuole di serie B, lavoratori “meritevoli” dai “fannulloni”, per giustificare aumenti salariali ai “meritevoli” e finanziamenti alle scuole “efficienti” in realtà si vuole completare l'opera avviata dall' Autonomia scolastica e da contratti capestro, che, non solo non hanno impedito, ma, anzi, hanno favorito la politica dei licenziamenti di massa, della scuola classista.
L'arroganza della Gelmini deve, però, far comprendere che non bastano gli appelli a una general generica resistenza a partire dalle singole scuole, ma è l'insieme della politica scolastica, del welfare di questo governo che va respinta, come parte di una lotta necessaria in grado di creare la forza materiale per far dimettere questo ministro, per far cadere questo governo antipopolare.
18 luglio 2010
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