Dopo la firma dello sciagurato accordo alla Dalmine a fine dicembre 2009 con apertura della cassa straordinaria e l’avvio della riduzione del personale per oltre 741 lavoratori in maggioranza operai, la situazione in fabbrica è notevolmente peggiorata: da un lato gli ordini che prima sembravano congelati sono di colpo ripresi con conseguente aumento dei turni nei reparti in particolare al laminatoio e all’acciaieria (che in questi mesi ha raggiunto record di produzione). Questa corsa alla produzione in parte è stata favorita dai dazi imposti dall’europa alle importazioni di acciaio alla Cina, ma in particolare perché in questi mesi è iniziato il rifacimento del gigantesco forno rotativo di trattamento al laminatoio che comporterà una fermata dal 24 luglio al 6 settembre dei reparti sopra descritti e quindi era necessario per l’azienda produrre in anticipo molte commesse per compensare la fermata per questo “investimento”, che si sta realizzando attraverso una miriade di imprese esterne che si sono accampate all’interno dello stabilimento con una sorta di “baraccopoli” per lavorare a ciclo continuo (giorno e notte) e poter terminare il lavoro nei tempi prefissati.
Quindi per compensare la riduzione degli operai di questi reparti che costantemente stanno uscendo ogni mese, attraverso mobilità e cassa fino alla pensione (circa un centinaio finora), oltre ai tanti che si sono licenziati con qualche soldo di incentivo, l’azienda ha pensato bene di spostare decine di operai da altri reparti, come ad esempio quello per la produzione di bombole, per riuscire a mantenere la turnistica alta in particolare alle finiture del laminatoio il tutto attraverso il ricatto propagandato dai sindacati fim-fiom-uilm nelle assemblee “o vai in cassa o accetti lo spostamento”. Con il risultato che gli organici del reparto sono diminuiti tanto che ora l’azienda fa funzionare due reparti con meno personale con evidenti restrizioni per quanto riguarda l’assenteismo per ferie o malattia e in più introduce il lavoro ad “isole” o meglio utilizza gli operai che servono per settori della linea mano a mano che avanza il ciclo di lavorazione e non più a organico completo.
Inoltre cerca di applicare quello che è previsto nel ccnl in maniera molto rigida per quel che riguarda cambi a vista, con lettere di contestazione disciplinari, se si sgarra di pochi minuti a lasciare il reparto o per ritardi che possono succedere specialmente sull’inizio del primo turno considerati già nel primo caso come assenze ingiustificate quando prima si usavano i permessi retribuiti.
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