La procura dell'Aquila ha chiuso le indagini nei confronti dei componenti della Grandi Rischi ipotizzando il rEato di omicidio colposo, 7 devono essere processati (Franco Barbieri, vicario della Commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardis, già vice capo della Protezione civile, Mauro Dolce direttore dell'Uff. prevenzione della Prot. Civile, Enzo Boschi, pres. Ist. naz. geofisica e vulcanologia, Giuliano Selvaggi, dir. Centro naz. terremoti, Gian Michele Calvi, dir. progetto dell'Eucentre di Pavia, "padre" del Progetto case e Claudio Eva, ordinario di fisica dell'Università di Genova).
Vengono accusati di aver sottovalutato il rischio, di non aver messo in atto sistemi di prevenzione, e di aver fornito alla popolazione "informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica...".
Basta leggere stralci del Verbale, che pubblichiamo sotto - riportati dal Giornale Il Centro de L'Aquila - per rendersi conto delle gravissime responsabilità di questi personaggi che nella riunione praticamente hanno dichiarato: "è possibile che ci siano forti scosse di terremoto, è possibile che le case non reggono, ma... NON FACCIAMO NIENTE!".
Se è, quindi, un passo avanti la richiesta di processo per i 7, l'accusa non può essere solo di "omicidio colposo e lesioni gravi", ma più giustamente deve essere quella di "strage dolosa", perchè sapevano e volutamente non hanno fatto nulla.
Altra questione riguarda i nomi che mancano da questo rinvio a giudizio. Dovè Bertolaso, il maggiore responsabile dell'azione della Protezione civile?
All'incontro della Commissione Grandi eventi del 31 marzo, come si vede dallo stesso verbale erano presenti anche altri personaggi, come l'assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo e il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, perchè in quella riunione coprirono le criminali conclusioni della Commissione, perchè comunque non informarono la popolazione e non adottarono alcune misure per tutelare la vita degli aquilani?
Ora Cialente si fa rappresentante della protesta degli Aquilani contro le tasse, ma allora pensava solo a non infastidire i manovratori, a non mettere in discussione la sua poltrona.
TUTTI DEVONO RENDERE CONTO E PAGARE PER I MORTI E LA DEVASTAZIONE A L'AQUILA!
Ecco alcuni stralci del verbale della riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, riportati dal giornale Il Centro di oggi.
"Non c'è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento". Sono le parole pronunciate da Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile, nel corso della riunione che si svolse il 31 marzo 2009, pochi giorni prima del terremoto che il 6 aprile colpì L'Aquila. Lo riferisce lo stesso verbale di quell'incontro, una riunione con le massime autorità scientifiche nel settore sismico
Questa Commissione è la principale struttura scientifica di riferimento della Protezione civile e si occupa di previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, fornendo indicazioni ed esaminando i dati forniti da istituzioni e organizzazioni preposte alla vigilanza degli eventi.
All'incontro, oltre a Barberi e De Bernardinis, erano presenti il presidente dell'Istituto di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi, il direttore del Centro Nazionale Terremoti Giulio Selvaggi, il direttore dell'ufficio rischio sismico della Protezione Civile Mauro Dolce, il professor Gian Michele Calvi dell'Eucentre di Pavia, il professor Claudio Eva dell'Università di Genova, l'assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, Altero Leone, responsabile della Protezione civile regionale e altre rappresentanti del Dipartimento di Protezione civile e della Regione.
Quando la Commissione fu convocata, da quasi sei mesi nel territorio dell'Aquila si susseguivano scosse sismiche, culminate il 30 marzo, cioè il giorno prima della riunione, in una scossa di magnitudo 4.0. Ma gli esperti non ritennero che la situazione fosse il preludio di una scossa devastante, sottolineando l'impossibilità di previsioni attendibili in questo campo.
Boschi evidenziò come "i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile - disse - che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta". Eva aggiunse che "la casistica è molto limitata", ma sottolineò anche che "essendo la zona di L'Aquila sismica, non è possibile affermare che non ci saranno terremoti". Boschi rilevò anche che "la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore". Anche Barberi lo ribadì, affermando che "oggi non ci sono strumenti per fare previsioni e qualunque previsione non ha fondamento scientifico. "L'unica difesa dai terremoti - aggiunse - consiste nel rafforzare le costruzioni e migliorare la loro capacità di resistenza".
Le conclusioni a cui giunse la Commissione furono ribadite il 6 aprile, subito dopo il terremoto, quando Barberi, a nome della Commissione, tornò a sottolineare l'impossibilità di prevedere i terremoti. "Quello che è possibile - disse in una conferenza stampa - è indicare la pericolosità sismica di un'area". Quanto agli edifici, se a cadere sono anche quelli moderni e se si verificano "danni irragionevoli, ancora una volta si pone il problema del controllo della qualità delle costruzioni".
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