Cento ex lavoratori dello stabilimento Bridgestone di Bari sono morti negli ultimi 25 anni, altri 400 – secondo alcune associazioni – sono attualmente malati di tumore. La procura di Bari, nel corso degli anni, ha avviato decine di indagini per accertare se sia stata colpa dell’amianto, ma alcune inchieste sono già stata archiviate. All’indomani dell’incontro tra una delegazione di ex lavoratori della fabbrica di pneumatici e di familiari delle vittime dell’amianto, con il procuratore di Bari Antonio Laudati, è stato affidato al procuratore aggiunto Anna Maria Tosto il coordinamento di queste indagini.
Sono state proprio le due associazioni a fornire al procuratore i numeri di vittime e ammalati. Quando a settembre sarà operativa la nuova riorganizzazione della Procura, verrà istituito anche un gruppo di magistrati che avranno il compito di occuparsi di malattie professionali all’interno del pool reati ambientali.
«Questa – ha detto Laudati conversando con i giornalisti - è una vera tragedia sociale. Per i magistrati è difficilissimo accertare le responsabilità penali, perchè le malattie professionali si manifestano a molti anni di distanza dall’esposizione alle sostanze nocive, i cui effetti sono incalcolabili».
Laudati ha chiesto ai sostituti baresi titolari dei vari fascicoli d’inchiesta sulla Bridgestone una relazione sullo stato delle indagini, aperti dopo i centinaia di esposti presentati dagli ex lavoratori. Su questa vicenda – viene fatto notare in ambienti giudiziari - Bari guarda all’esempio di Latina, dove una sentenza ha condannato i dirigenti dell’azienda Goodyear per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime aggravate a danno di decine di ex dipendenti. Tutto è legato a stabilire il nesso di causalità tra l’esposizione all’amianto, le malattie contratte e i tumori.
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