giovedì 22 luglio 2010

speciale fiat 5 - 5 -quando il gioco si fa duro...

...i duri cominciano a giocare. Quando la lotta si fa dura, i duri dovrebbero cominciare a lottare.

La tendenza e la richiesta spontanea che viene dagli operai o dalla fetta più cosciente, combattiva di essi è proprio questa. E' questo “orgoglio operaio” che spiega il massiccio No di Pomigliano, la catena di scioperi che si è sviluppata alla Fiat Sata prima, durante e dopo i licenziamenti repressivi sull'aumento dei ritmi, la lotta che si è sviluppata alla Fiat Mirafiori sul premio di risultato, l'adesione, molto maggiore degli iscritti Fiom che si è registrata nello sciopero di tutto il gruppo del 16 luglio, e anche il fatto che operai e rappresentanti sindacali di altri stabilimenti siano andati a sostenere il No di Pomigliano arrivando a pagarlo con il licenziamento, come è il caso di Musacchio dello Slai cobas della Fiat di Termoli.
In tutta sincerità non pensiamo che, nonostante le parole siano spesso quelle giuste, sia questa la reazione e l'atteggiamento che stanno, invece, assumendo i dirigenti sindacali, e non solo quelli della Fiom. Sia rispetto al dopo referendum di Pomigliano, sia dopo i licenziamenti a Mirafiori e alla Sata, sia anche dopo il licenziamento dell'operaio Slai cobas della Fiat di Termoli, la scelta principale che viene fatta è quella del ricorso legale. Naturalmente è giusto e sacrosanto, bisogna battersi perchè esso sia sostenuto e vincente. Ma francamente non pensiamo che questo piano e questi licenziamenti si possano contrastare nelle aule dei Tribunali. Noi pensiamo che il salto di qualità domandi un salto di qualità nell'azione di risposta.
Di questo purtroppo sono ben consapevoli i padroni. La Fiat nell'attuare i licenziamenti e in un certo senso nell'attuare il piano Marchionne, ipotesi Newco, ecc., sta in un certo senso blindando anche legalmente l'operazione. Questa operazione è nello stesso tempo volgare e brutale nella sostanza, ma mirata e in un certo senso sofisticata nella forma.
Tanto è vero che sia Bonanni, cisl, che Angeletti e Palombella, uil, con molta tranquillità rispondono che dato che in Italia esiste il licenziamento per “giusta causa”, i giudici verificheranno se c'è la “giusta causa” e decideranno, non c'è quindi da agitarsi in maniera particolare.
E come si sa i ricorsi giudiziari questo sono, una copertura della brutalità delle leggi del padrone e del capitale sotto l'apparenza di una forma, di una legge, di uno Stato, di un giudice al di sopra delle parti.
Proprio per queste ragioni noi pensiamo che in questo caso e in questa fase non sia il ricorso giudiziario l'arma determinante.

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