"A Viareggio non è accaduto un incidente. C’è stata una strage con dei colpevoli e finché avrò respiro il mio impegno sarà quello di pretendere giustizia”- lo ha detto Daniela Rombi, presidente de “Il Mondo che vorrei”, una delle associazioni delle vittime viareggine.
La verità è sotto agli occhi di tutti, meno che davanti allo stato, alle sue istituzioni, ai suoi magistrati, al suo governo.
Questa strage è stata causata dai tagli alle FS, dal personale alle manutenzioni, dal sistema di appalti/subappalti, dalla privatizzazione delle ferrovie. Eppure il processo ancora non c'è. Eppure i vertici delle ferrovie, con in testa Moretti, sono stati riconfermati al loro posto e difesi da questo governo. Alla verità delle masse questo Stato risponde con l'arroganza e la prepotenza, e allarga sempre più il divario con i settori popolari.
A conferma che quello nelle ferrovie è un sistema altamente corrotto è l'inchiesta di Napoli che ha portato all'arresto di 5 persone e alla denuncia dell'esistenza dell'ennesima "cricca" che si spartiva i profitti degli appalti truccati, composta da alti dirigenti di Trenitalia, imprenditori, politici, arcivescovo di Napoli compreso, un "sistema criminale molto ben strutturato e, ancora tutt'oggi, operativo" lo definiscono i pm, "al di là di parecchio del codice penale", come ammettono i padroni intercettati nelle conversazioni.
E la corruzione riguarda essenzialmente la sicurezza dei lavoratori e delle persone, "danni collaterali" per chi cerca solo il profitto.
Possibile che il sistema sia corrotto solo a Napoli?
Intanto i 32 morti di Viareggio, a distanza di un anno, non hanno ricevuto ancora giustizia dai tribunali, anzi, la "giustizia" di classe, quella dei padroni, è lì pronta ad insabbiare tutto con la prescrizione del reato.
Non solo. Dopo il disastro evitato nei pressi della stazione di Grosseto, il 22 dicembre scorso, fra Gavorrano e Giuncarico, è stato smantellato il presidio addetto ai controlli di verifica dei treni merci. La "sensibilità" dei vertici delle ferrovie è assimilabile a quella di criminali incalliti.
Contro la giustizia negata a Viareggio si stanno battendo i comitati popolari autorganizzati sorti in seguito alla strage, dall'Assemblea 29 giugno, a "il mondo cher vorrei", ai famigliari delle vittime, ai ferrovieri. Uno striscione appeso vicino a via Ponchielli ha risposto all'arroganza dell' AD delle ferrovie : "cavaliere del capitale, per Viareggio un criminale. Moretti dimettiti". E ai rappresentanti di questo governo che lo protegge è stato detto di starsene a casa.
Anche Viareggio dimostra che la lotta per la salute e sicurezza è possibile condurla solo con la mobilitazione di massa, non c'è altra strada. Solo con la mobilitazione permanente si è potuto contrastare realmente i responsabili di una strage per mancanza di sicurezza nei controlli e nelle manutenzioni da parte dei vertici delle ferrovie, raccogliere oltre 10mila firme per le dimissioni di Mauro Moretti nel suo ruolo di AD di FS, preparare una controinchiesta sul rischio-amianto provocato dall'incendio. E portare 10 mila persone in corteo, ad un anno dalla strage, unendo a sè anche alcuni comitati che si battono contro la giustizia negata..
“La manifestazione per la commemorazione del primo anniversario della strage di Viareggio è stata una vera e propria partecipazione di popolo, un’ottima risposta sia per i familiari delle vittime che per continuare la battaglia per ottenere giustizia, verità e sicurezza”, ha detto Riccardo Antonini, dell' Assemblea 29 Giugno. “Si è appena chiuso un anno di straordinaria attività – afferma -, durante il quale abbiamo fatto di tutto, sia per far approvare la legge Viareggio prima dell’anniversario che per accorciare i tempi processuali – che rischiano di essere lunghissimi – e per far sì che una tragedia simile non accada mai più”.
Senza la mobilitazione permanente questa battaglia non sarebbe arrivata a tanto. E' un'altra tappa nazionale dopo quelle organizzate dalla Rete per la sicurezza sul lavoro a Torino, nell'anniversario della strage degli operai Thyssen, a Taranto contro l'Ilva-fabbrica di morte, e poi ancora a Torino per il processo Eternit. Unire le energie su questi eventi emblematici, altra pratica rispetto le parole a vuoto di istituzioni e confederali.
Ora si stanno costruendo legami con i comitati dei famigliari delle vittime di altre stragi, dalla casa dello studente de L'Aquila alla Moby Prince alla scuola di S. Giuliano, per preparare un convegno a settembre.
Noi della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro c'eravamo al corteo di giugno con una delegazione perchè Viareggio è un'altro di quei luoghi-simbolo dove una stage di cittadini, di lavoratori, rende in maniera ancora più evidente che ci sono delle precise responsabilità, tutte ascrivibili ad un sistema di produzione che ha il suo centro nel profitto padronale. Chi non c'era delle nostre fila ha sbagliato e ha dimenticato le ragioni per cui abbiamo deciso di cominciare questa battaglia. Ma abbiamo tracciato questo sentiero e andremo avanti con un'assemblea nazionale per quest'autunno puntanto ad aggregare nuove energie. Con unità e radicalità.
Rete per la sicurezza sul lavoro
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