Con un certo cinismo che non ci appartiene ma che in questo caso usiamo perchè è utile alla situazione, dovremmo dire: meno male che Marchionne c'è!
Il suo piano e lo scontro di classe che esso ha innescato rappresentano un salutare risveglio della lotta operaia, nelle sue caratteristiche pure e dure di scontro tra padroni e operai sul piano sindacale, e tra padroni, Stato, sistema e classe sul piano generale.
Un effetto non secondario e interessante è anche il risveglio intellettuale.
Non parliamo di risveglio della ”sinistra”, perchè francamente è l'aspetto meno rilevante della situazione, quanto proprio degli intellettuali che tornano a ragionare di fabbrica e di conflitto di classe, che sentono la necessità di schierarsi e di contribuire anche in questa forma alla lotta stessa.
Noi pensiamo che questo sia utile, necessario e in qualche maniera indispensabile...
Marco Revelli su Il Manifesto spiega bene dal nostro punto di vista questo problema, ed è importante che lui dica ad un certo punto: “Devo fare outing anch'io. Un paio d'anni fa avevo pensato che ci fosse una discontinuità rispetto alla tradizione Fiat. Avevo detto che per l'attraversamento del territorio si era passati dagli scarponi chiodati alle scarpette tecnologiche da footing. Abbiamo scambiato aspetti di natura estetica con la questione sostanziale: la natura dell'industria ai tempi della globalizzazione”.
Forte forse di questo outing, Marco Revelli poi affonda la critica, descrizione, denuncia su Marchionne e il suo piano: “Siamo al ritorno in grande stile della persecuzione sindacale... oggi l'attacco è più subdolo e torbido rispetto a quello degli anni '50, si punta all'affermazione del primato del lavoro servile... siamo uomini e non servi, questo dice il 40% degli operai di Pomigliano... Gli operai di Pomigliano hanno dimostrato a tutti che la condizione servile non è necessariamente un destino... ci sono aspetti morali e simbolici che possono esprimere una potenzialità enorme, a Pomigliano è stato dimostrato che c'è chi è disposto a fare il servo e chi no. Questo riguarda tutti noi, i giornalisti, il mondo intellettuale, i professori universitari.
Per questo dire un No forte oggi è fondamentale”...
Si, di questo si tratta! Certo Rovelli parla di operai ma pensa alla Fiom. Questo in un certo senso rappresenta quel limite di conoscenza, quella mentalità e abitudine da ceto politico, che anche quando vedono il processo non riescono a vederlo oltre i contenitori ufficiali e apparenti di esso.
Ma questo non è solo un problema suo, ma un problema nostro. L'autonomia operaia o si organizza e si fa alternativa agente dentro il conflitto apparente oppure interrompere il circuito vizioso di cui anche Revelli è complice e vittima, non è realmente possibile.
Ma in questo, la radicalità di Marchionne è un grande aiuto.
Nessun commento:
Posta un commento