Fatti e … fatti
L’11 luglio sulla cronaca de “La Nazione” è apparso un corsivo (“Le parole e i fatti”). Dallo scritto l’articolista mostra di non conoscere i fatti.
I familiari delle vittime ed i Comitati sorti dopo la strage di Viareggio hanno tenuto ben sei (6 !) riunioni in Comune con l’Amministrazione comunale (sigg. Spadaccini e Vassalle) per organizzare il 29 giugno.
Tra i veri problemi discussi e decisi vi è stato quello degli interventi. Abbiamo concordato che l’unico rappresentante istituzionale a prendere la parola fosse il Sindaco, in rappresentanza della città. Quella sera nessun altro politico avrebbe dovuto parlare. Politici ed amministratori esercitano il proprio diritto di espressione ogni giorno grazie al fatto che per loro giornali, televisioni, radio sono sempre a disposizione.
Allora non si capisce perché l’articolista si sia tanto indispettito per questa decisione condivisa. L’anomalia sta nel fatto che i politici avrebbero voluto parlare anche il 29 giugno. E quando non gli è permesso si risentono pure … Non hanno capito che il 29 giugno non era la ‘serata’ per loro.
Inoltre, se ad un anno dal disastro ancora non ci sono stati i dovuti e necessari finanziamenti per la ricostruzione, vuol dire che governanti, politici ed amministratori non sono stati all’altezza della situazione così grave e drammatica. Dopo un anno gli abitanti di via Ponchielli non sono ancora rientrati nelle proprie abitazioni …
Se a distanza di un anno i politici promettono, si impegnano … significa che ancora non hanno capito cosa sia accaduto il 29 giugno. Magari non avessero capito solo questo. Il fatto è che tanto altro non capiscono e “tanto altro” (sistemi, cricche, malaffari, corruzioni, logge, P3) capiscono troppo bene da far rimpiangere la “tangentopoli” di 18 anni fa. Questa è la triste realtà che anche i giornalisti dovrebbero denunciare se vogliono sentirsi più vicini al paese reale (dei cittadini) e meno a quello di chi della politica ha fatto la sua professione e le sue fortune, a spese e a danno della collettività.
Tra l’altro, se quanto avvenuto il 29 giugno non è dovuto a fatalità, ma a precise e determinate responsabilità, con quale alchimia è possibile far credere che i politici non ne hanno ?
I processi di liberalizzazione, privatizzazione, deregolamentazione, sostenuti ed approvati dai politici in questi anni, sono la causa fondante dei numerosi incidenti avvenuti in ferrovia anche dopo il 29 giugno.
Anche dopo la strage del 29 giugno Ministro ed Amministratore delle ferrovie hanno continuato a non far niente (!) per la sicurezza. Tra l’altro, se fossero state persone consapevoli dell’accaduto e sensibili verso le vittime, avrebbero chiesto ufficialmente le proprie scuse e rassegnato le dimissioni.
Invece Moretti e Matteoli, a poche ore dalla strage, si sono dichiarati estranei da ogni (loro) responsabilità e, da allora, si sono sempre sostenuti a vicenda.
Delle offensive esternazioni di Moretti siamo a conoscenza, dei ‘fatti’ di Matteoli pure: ha difeso a spada tratta Moretti, che (povero figliuolo) era sotto stress e si è dichiarato favorevole alla sua riconferma di A.D. delle ferrovie per aver svolto bene il suo lavoro.
A Viareggio sono state raccolte 10.000 firme perché Moretti non fosse riconfermato, firme consegnate proprio a Matteoli, che tra l’altro si è permesso di offendere una seconda volta le vittime scrivendo che il Comitato dei familiari, che non gradiva la presenza sua e di Moretti il 29 giugno, era un gruppo ancorché minoritario.
Luglio 2010 Assemblea 29 giugno Associazione “Il mondo che vorrei”
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