martedì 1 settembre 2020

pc 1 settembre - Usa - la guerra civile strisciante alimentata dal fascio imperialismo di Trump in risposta al vento di rivolta partito da Minneapolis

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Stati Uniti – Lo squadrismo bianco, le fucilazioni a morte in strada da parte della polizia, la risposta del movimento di lotta antirazzista

Riceviamo e volentieri pubblichiamo dal compagno che cura la pagina facebook Noi non abbiamo patria e dal compagno Luc questo testo e alcuni materiali relativi agli ultimi giorni di lotta negli Stati Uniti. Il movimento nato dall’assassinio di George Floyd si trova davanti ad una prova assai difficile, stretto com’è tra le sirene della sinistra del partito democratico perché confluisca nella contesa elettorale contro Trump, le azioni minacciose delle squadre dei suprematisti bianchi armati e l’intervento delle truppe dello stato federale. Passaggio assai difficile, ma il movimento non sembra voler demordere, anzi – dopo un periodo di flessione – dà segni di riaccendersi. Non siamo in grado, al momento, di dare un quadro completo della situazione nelle grandi città, ma vedremo di completarlo quanto prima.
Per il 22 agosto gruppi, organizzazioni dell’estrema destra (Proud Boys, Boogaloo Boys) avevano
lanciato l’appuntamento in piazza “riprendiamoci Portland” e “no al marxismo in America”.
Su queste parole d’ordine già il 15 agosto questi gruppi di suprematisti bianchi erano scesi in piazza nel centro di Portland.

L’iniziativa di sabato intendeva raccogliere e convogliare più ampi settori di quella middle class arricchita bianca (ma con tanti pezzi anche di ceto medio di origine asiatica e black) per sgominare la presenza delle lotte che sono scoppiate a seguito dell’assassinio di George Floyd e che da 87 giorni proseguono a Portland senza sosta contro il razzismo sistemico, la polizia, le truppe federali.
L’iniziativa fa parte di un diffuso insorgere delle forze sociali dei ceti medi arricchiti che mettono al centro delle loro vite la produzione per il profitto a scapito di qualsivoglia affermazione, anche incoerente, di mettere al primo posto la difesa della salute della collettività.
Oggi, di fronte al movimento di lotta multirazziale contro il razzismo sistemico, queste forze sociali borghesi si schierano a sostenere la polizia, perché, e nemmeno tanto sottinteso, la polizia è a garanzia della tutela della proprietà privata capitalistica che le rivolte dei neri, marroni e giovani bianchi senza riserve mettono di fatto a rischio.
Il clima è quello di un insorgente e diffuso squadrismo bianco che non si limita a scendere in piazza, ma lo fa armandosi secondo convenienza, individuando i suoi nemici che sono tutti coloro che mettono in discussione la società del capitalismo razziale.
Nei confronti di questo ribollire sociale Trump sta facendo una campagna elettorale dove allerta il ceto medio “bianco” (e colorato) che se dovessero vincere i democratici, c’è il rischio che vengano avviate delle leggi che limitano o aboliscano l’uso privato delle armi; dunque verrebbe meno il loro sacrosanto diritto del semplice cittadino di difendere con le armi la proprietà privata.
In parecchie centinaia il 22 agosto questo squadrismo bianco si è radunato davanti al Justice Center di Portland, la corte federale, luogo dove sono avvenuti gli scontri più duri del movimento multirazziale antirazzista di questi giorni, dunque luogo simbolo della legge e dell’ordine che il movimento nazionale di questi mesi sta mettendo in discussione tra mille difficoltà, illusioni democratiche e falsi amici liberali.
Ad attenderli c’era il movimento. Le immagini che si possono vedere dai servizi dei telegiornali americani su youtube o sui canali Twitter ci raccontano che la temuta escalation della violenza bianca armata al momento è stata scongiurata e ricacciata indietro dal cosiddetto “terrorismo domestico” degli “antifa”, ma non solo. Mentre i giovani proletari multirazziali si scontravano con i suprematisti, dalle retrovie la piazza gridava “black lives matter”.
A partire da mezzogiorno è cominciata la contrapposizione e gli scontri di piazza tra i due schieramenti che rappresentano ben altri schieramenti generali di classe. Gli squadristi erano pronti con mazze di ferro, scudi con i chiodi sporgenti, gas al peperoncino e qualche pistola. Il movimento non si è lasciato intimidire ed alla fine dopo circa tre ore di scontri il blocco bianco ha dovuto ordinatamente lasciare la piazza e riprendere la via per le loro case a bordo dei loro pick-up, tallonato passo passo dai giovani neri, marroni e bianchi.
La polizia di Portland ha per lo più lasciato fare, motivando il suo comportamento con il fatto che non era in numero di forze utile per frapporsi tra i due contrapposti schieramenti. Viceversa, si sono visti agire alcuni cordoni della polizia federale del DHS (Department of Homeland Security) un po’ a protezione della ritirata degli squadristi guardandogli le spalle. Dunque, quelle truppe federali mandate da Trump e che hanno imperversato nelle settimane scorse, di fatto, non hanno lasciato la città di Portland, ma sono ancora lì pronte a scendere in campo alla bisogna.
Non dobbiamo farci facili illusioni se il “riprendiamoci Portland” auspicato da questi squadristi non sia avvenuto. Questi sono i primi assaggi di questa insorgenza sociale dei ceti medi borghesi a difesa dell’ordine del capitale. In tutto il paese gli appelli per l’insorgere di un movimento sociale capace di riportare ordine, legge e sottomissione alle leggi del capitale, dove la produzione del valore e del profitto è il diktat, sono sempre più frequenti.
Se prima queste iniziative, nei mesi di marzo e aprile, erano circoscritte a gruppi settari, oggi le manifestazioni dei suprematisti bianchi avvengono con un acume politico, tentando di andare oltre il loro tipico settarismo, con l’obiettivo, al momento, di non spaventare quel ceto medio impaurito e frastornato dalla crisi profonda economica e sociale che sta scuotendo gli USA.
Tant’è che i Proud Boys hanno tirato fuori le pistole e sparato qualche colpo per aria solo quando si sono trovati alle strette, sebbene avessero possibilità e mezzi militari per lasciare qualche giovane nero morto ammazzato in piazza (come hanno fatto a Seattle durante il CHOP, ad Austin e durante le proteste di massa antirazziste in tutto il paese).
Appena poche ore prima nel centro sud a Lafayette, Louisiana, la polizia ha eseguito una vera fucilazione in strada di un altro giovane nero di 31 anni: Trayford Pellerin è stato ammazzato con 11 colpi, mentre gli agenti di polizia (una decina circa) erano a tre o quattro metri da lui. Qualsiasi cosa o minaccia quest’uomo potesse rappresentare (pare avesse un coltello in mano), è stata una esecuzione, una fucilazione in strada con l’intento di ammazzarlo, perché di fronte alla messa in pericolo della proprietà privata, soprattutto se sei nero, è legittima l’esecuzione a morte pubblica in strada.
Come il movimento sorto sull’onda della rabbia per l’assassinio di George Floyd ha chiarito, non vi è spazio per alcuna riforma della polizia, non vi è spazio neppure per un taglio dei fondi. Le masse giovanili di proletari senza riserve, nere, marroni, immigrate e bianchi ne chiedono giustamente l’abolizione.
Come ottenerlo e se è sufficiente limitarsi a questo obiettivo, è tutto in divenire.
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Sono due notti che la cittadina di Kenosha, Wisconsin, sta bruciando. E’ arrivata subito la guardia nazionale ed un mezzo blindato è stato dato alle fiamme dai “rivoltosi”.
A New York ieri nel pomeriggio, decine di migliaia di giovani di colore, immigrati e bianchi hanno invaso le vie di Manhattan. Chissà cosa accade altrove, in altre città degli USA.
Se il “movimento” era appena rifluito, sospeso, rapidamente il sistema delle relazioni generali tra le classi, la crisi, la repressione dello stato getta di nuovo benzina ed esplodono di nuovo le proteste.
ENOUGH IS ENOUGH!
But police is not stop killing black people!
In amid of unprecendent economic and social capitalist crisis and amid pandemic, everyone contends the primacy of profit needs, everyone fights racial injustice and racial oppression, everyone puts on first place health safety of communities against profits is considered an enemy, that is attempting the “free will”, the economic market principles and the power of the nation.
So everyone is a “domestic terrorist” and the words of law and order legitimate the killing of everyone maybe represents a vague danger for the private property, that’s the capitalist class exploitation of majority of black, brown, BIPOC and white workers.
And if this everyone is a “black”, he or she is a suspect, than hands on the gun is legitimated and shot to dead is permitted and needed.
If a black or immigrant or ispanic does not immediately stop or does not passively accept the police threats, he or she is a dangerous person not deserving any chance.
That’s the systemic racism, that’s why police shot to dead 11 times Trayford Pellerin, that’s why police shot with killing intention 7 times Jacob Blake.
Kenosha, Wisconsing is burning as fully right anger is rising a legitimate unrest for black lives self defense.
Kenosha burns under the black and multiracial youth with no reserve struggle against the racial capitalism and it is right it burns

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