MARSIGLIA (FEDERPETROLI ITALIA), VISITA IMPORTANTE PER PROGETTI STRATEGICI ITALIANI: "Le aziende dell’Oil & Gas italiane e del bacino mediterraneo aspettano con ansia di operare a pieno regime in Libia, nelle prossime settimane abbiamo in programma dei meeting per un ritorno nel paese nordafricano. Molti i Progetti importanti per l’industria italiana”.
Le masse popolari stanche di guerra, della miseria dilagante, della corruzione, della mancanza di luce ed acqua, hanno protestato a Tripoli e in altre città del paese, anche al sud, così come a Sirte. Il GNA di Serraj ha represso le manifestazioni con la violenza dell'esercito che ha sparato e fatto numerosi arresti e imposto il coprifuoco usando il pretesto del coronavirus (le masse non hanno nemmeno ospedali dove curarsi ma non possono protestare). Amnesty International sostiene l’esistenza di “forti sospetti” che sia stata la Brigata Nawasi, ostile all'ex ministro degli Interni, Bashaga, a usare violenza contro i manifestanti a Tripoli, il 23 agosto 2020.
Le proteste si inseriscono nel solco dello scontro politico all’interno della compagine governativa di Tripoli. I due principali leader del fronte della Tripolitania, da una parte il premier Sarraj e dall’altro il ministro dell’Interno Fathi Bashaga, quest'ultimo accusato di non aver gestito adeguatamente le proteste popolari anti-governative di queste settimane (anzi, di averle fomentate).
Un kamikaze a bordo di una moto si è fatto esplodere questa mattina nella zona occidentale di Tripoli, all'incrocio di Buabah al Giran, nei pressi di un check-point delle Forze di Sicurezza e, sempre a Tripoli, 3 giovani libici dell'area di Dribi hanno attaccato 4 mercenari siriani all'interno della loro auto, uccidendoli.
In pochi giorni quattro naufragi nel Mediterraneo: più di 100 morti certi e 160 dichiarati dispersi
come riporta l'Agenzia Nova "Nel piano di Di Maio c’è la ripresa dei vecchi accordi siglati da Silvio
Berlusconi, con l’obiettivo di dare nuovo impulso agli investimenti italiani in Libia e offrire nuove opportunità di crescita alle nostre imprese e al popolo libico...Diversi i temi in agenda: dalla crisi interna al Governo di accordo nazionale (Gna), dopo il recente scontro tra il premier Sarraj e il ministro dell’Interno Fathi Bashaga, alla trattativa di pace con l’est, a seguito delle recenti aperture del Consiglio presidenziale di Tripoli e del parlamento libico eletto nel 2014 e che si riunisce in Cirenaica. Spazio anche alla ripresa della produzione petrolifera che dovrebbe essere garantita da un accordo per versare i proventi delle esportazioni un conto “comune” bloccato fino al raggiungimento di un’intesa più ampia.
Di Maio, accompagnato stavolta anche dal sottosegretario Manlio Di Stefano, parlerà anche e soprattutto dei progetti di cooperazione bilaterale, come la ricostruzione dell’aeroporto internazionale di Tripoli, affidato a un consorzio italiano, o come ad esempio il progetto della strada litoranea Amsaed-Ras Ijdir, che copre l'intera costa libica dall'Egitto occidentale all'est della Tunisia. Da tempo il governo di Tripoli ha manifestato l’intenzione di ripartire con la “fase due” del progetto infrastrutturale, mentre per la “fase uno” (la parte est del progetto) era già stata fatta una gara d’appalto nel 2012. L’infrastruttura della lunghezza di 1.700 chilometri, dal confine tunisino a quello egiziano, si estende sul tracciato della via Balbia. Il costo stimato è di circa 5 miliardi di dollari in 20 anni. Il primo lotto dell’opera era stato assegnato all’azienda Impregilo, ma la forte instabilità nel paese ha spinto a sospendere i lavori. Un altro tema importante è infatti relativo ai crediti vantati dalle aziende italiane per lavori iniziati e mai finiti a causa della guerra. Tutti questi argomenti dovranno essere trattati da una Commissione italo-libica sulle questioni economiche che si vuole costituire “ad hoc” e che farà fare capo, per la parte italiana, al sottosegretario Di Stefano.
da lastampa
01 Settembre 2020
Prima della rivoluzione vi erano circa 100 imprese italiane attive in Libia, che vantavano una presenza consolidata in tutti i maggiori comparti produttivi, soprattutto nel settore energetico, infrastrutturale e delle costruzioni. Si tratta non soltanto di grandi gruppi come Eni, Leonardo, WeBuild, ma anche di piccole e medie imprese che stavano entrando in Libia grazie a una graduale apertura del Paese ai mercati internazionali.
Oggi il combinato disposto di mancanza delle condizioni di sicurezza e di assenza di liquidità da parte libica fa sì che diverse imprese italiane, che pure si erano aggiudicate appalti e contratti, non riescano ancora ad avviare i lavori. Per questo il ministero degli Esteri ha deciso di accelerare sul patto economico e in particolare sulle infrastrutture: «Può costituire una leva utile a velocizzare il processo di messa in sicurezza del paese e arginare così nuove partenze».
L’Italia schiera anche nel porto di Abu Sitta (Tripoli) la componente della Marina Militare italiana (Nave Pantelleria e una settantina di militari) che supporta, coordina e potenzia l' attività degli aguzzini della Guardia costiera di Tripoli contro le partenze dei migranti.
dal sito formiche
Si torna a parlare per esempio della “autostrada della pace”, via costiera costiera prevista dall’art. 8 del Trattato di Bengasi firmato da Gheddafi e Silvio Berlusconi. Oppure dei nuovi terminal per l’aeroporto internazionale: ampliamento impossibile da portare avanti per il consorzio di ditte italiane Aeneas che, nel 2017, aveva vinto la commessa da 79 milioni di Euro per riattivare e allargare lo scalo. Colpito pesantemente già negli scontri precedenti, tra 2011-2015, è tornato di nuovo sotto attacco durante la campagna con cui da aprile 2019 i ribelli dell’Est hanno provato a rovesciare il Gna). E ancora altre infrastrutture (come nuove autostrade), e anche quelle delle telecomunicazioni su cui è attiva Telecom Italia Sparkle in collaborazione con Libyan International Telecom Company.
Informazioni fornite ai media dalla Farnesina, che sottolinea come la Libia sia il secondo partner commerciale nordafricano per l’Italia (il primo è l’Algeria) e nonostante l’instabilità prodotta dalla guerra, nei primi due mesi del 2020 le esportazioni italiane sono aumentate del 32 percento su base annuale. Infine, oltre Serraj e Saleh, e il ministro degli Esteri Mohammed Siala, la delegazione italiana incontrerà anche i vertici della Noc, la società petrolifera nazionale. Il petrolio è considerato un tema chiave per la stabilizzazione. La riattivazione delle produzioni è vista come la via per riportare denaro nel paese e favorire (con una nuova forma di redistribuzione) la prosperità a vantaggio dei città libici.
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