Rivolta nel carcere di Ofer (Ramallah) dove è morto un prigioniero politico gravemente malato, a cui lo Stato d'Israele ha negato la libertà
Il governo di Israele dà il via libera alla legge che permetterà di "detenere" i corpi di tutti i palestinesi uccisi dall'esercito e non riconsegnarli alle famiglie per la sepoltura. L'organizzazione Adalah (Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele): il diritto internazionale proibisce trattamenti disumani
E' scoppiata una rivolta tra guardie e detenuti politici palestinesi nel carcere israeliano di Ofer
(Ramallah) dopo la morte del prigioniero Daoud Al Khatib (Fatah) che scontava una condanna a 18 anni. Khatib doveva essere rilasciato il 4 dicembre, dopo essere stato condannato a 18 anni di prigione per il suo coinvolgimento in attività anti-occupazione come membro del movimento di Fatah. Secondo i giudici della Corte Suprema israeliana i suo corpo dev'essere sequestrato dallo stato nazisionista, com'è già successo per il corpo di Ahmad Erekat, ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia di frontiera israeliana fuori Gerusalemme il 23 giugno.
Secondo l'organizzazione per i diritti dei prigionieri palestinesi Addameer, a luglio 4.500 palestinesi sono stati imprigionati da Israele. 225 palestinesi siano morti in custodia israeliana dal 1967. Mentre la negligenza medica è stata a lungo denunciata dai palestinesi, la pandemia di coronavirus ha alimentato ulteriormente le preoccupazioni per la salute delle persone detenute dietro le sbarre. A luglio, la Corte Suprema israeliana ha suscitato ulteriori condanne dopo aver stabilito che i prigionieri palestinesi non hanno diritto al distanziamento sociale per il coronavirus.
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