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Tunisia: il governo Mechichi ottiene la fiducia con 134 voti a favore e 67 contrari
Tunisi, 02 set 08:24 - (Agenzia Nova) - Il governo
della Tunisia proposto dal premier designato Hichem Mechichi ha ottenuto
nella notte la fiducia dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo
(Arp, il parlamento monocamerale della Tunisia) con 134 voti a favori e
67 contrari. Il voto si è tenuto dopo le 2 di notte di oggi, 2
settembre, dopo una lunga seduta plenaria durata più di 15 ore. Per
ottenere la fiducia dell’aula, doveva ottenere la maggioranza di 109
voti su 217 seggi. Il 31 agosto, il movimento islamico Ennahda (forte di
54 parlamentari, il gruppo più numeroso in aula) e il partito liberale
Qalb Tunes (27 deputati) avevano assicurato di votare a favore
dell'esecutivo proposto da Mechichi. Stesso discorso per i 16 deputati
del gruppo parlamentare Riforma (di orientamento
centrista-bourghibista), per gli undici parlamentari del Blocco
nazionale (formato da ex deputati di Qalb Tounes), i dieci di Tahya
Tounes (il partito progressista dell’ex premier Youssed Chahed, nemico
giurato del leader di Qalb Tounes, Nabil Karaoui) e i nove di Al
Mustaqbal (centristi conservatori). A questi si aggiungono una decina di
altri deputati indipendenti che hanno garantito oltre 130 voti, molto
al di sopra la soglia di maggioranza di 109 seggi. Entro pochi giorni si
terrà la cerimonia per il passaggio ufficiale dei poteri tra il governo
di Elyes Fakhfakh e quello Mechichi, scongiurando così l’ipotesi di
elezioni anticipate entro dicembre.
In un breve discorso programmatico, il premier incaricato ha esposto ieri in aula le cinque priorità a cui la propria équipe di governo lavorerà se otterrà la fiducia del parlamento. Prima priorità è arrestare l'emorragia di finanze pubbliche puntando sui settori strategici (energia e miniere in primis), attuando riforme logistiche e digitalizzando i servizi dello Stato, lottando contro l'evasione fiscale e
riformando il sistema erariale senza aumentare la pressione su cittadini e imprese. La seconda priorità è rappresentata dal finanziamento del budget statale in collaborazione con la Banca centrale tunisina discutendone con i partner finanziari e rendendo più razionali i prestiti esteri. Razionalizzazione che dovrebbe riguardare anche la spesa pubblica - terza priorità - tramite la ristrutturazione
dell'amministrazione grazie a digitalizzazione e telelevoro, il miglioramento delle infrastrutture tramite gli investimenti pubblici e il rispetto delle scadenze nei pagamenti da parte dello Stato. Le ultime due priorità del proposto esecutivo Mechichi sarebbero la conservazione del potere d'acquisto del cittadino e la protezione delle categorie fragili tramite la lotta alla povertà. Durante il suo discorso, Mechichi ha sottolineato come sia “fondamentale mettersi al lavoro per salvare il Paese". Il capo del governo incaricato ha detto che la Tunisia “si sta dissanguando” dato che ogni anno il paese si indebita per 15 miliardi di dinari (4,6 miliardi di euro). "Entro la fine di quest'anno, il valore totale dovuto sarà di circa 80 miliardi di dinari (25 miliardi di euro circa)", ha aggiunto il premier.
In una conferenza stampa indetta nella notte del 24 agosto a Dar Dhiafa, a Cartagine, l’ex ministro dell’Interno Mechichi aveva annunciato un esecutivo di “competenze nazionali”, cioè di tecnici non legati ai partiti politici, il cui obiettivo è affrontare le sfide sociali ed economiche più urgenti. La composizione del governo comprende 28 membri in tutto, tra cui otto donne. Spiccano nei ruoli chiave, in particolare agli Affari esteri e all'Interno, personaggi molto vicini al capo dello Stato. Come ministro dell’Interno è stato scelto Taoufik Charfeddine, 50 anni, originario di Menzel Mhiri (nel governatorato di Kairouan); è stato coordinatore della campagna elettorale del presidente Saied nella regione di Sousse. A guidare la diplomazia tunisina al ministero degli Affari Esteri, della migrazione e dei tunisini all'estero tornerà Othman Jarandi, il consigliere diplomatico del capo dello Stato, già ministro dal 13 marzo 2013 al 29 gennaio 2014 sotto il governo di Ali Larayedh.
Il ministro della Difesa è Brahim Bartag, attualmente direttore della Facoltà di scienze giuridiche, politiche e sociali di Tunisi; è un docente universitario, specializzato in diritto pubblico e diritto amministrativo. Il ministro della Giustizia è il professore universitario e consulente internazionale Mohamed Boussetta, già rettore della Facoltà di Giurisprudenza ed Economia di Kénitra, e giudice incaricato di seguire la questione dell’Istanza per la verità e la giustizia. Come ministro ministro dell'Economia, delle finanze e degli investimenti è stato scelto Ali Kooli. Direttore generale di Bank Abc in Tunisia dal maggio 2010, è stato anche presidente della società algerina Arab Leasing Corporation (Alc) per 3 anni, dal giugno 2016 al giugno 2019. Tra il 2007 e il 2010 è stato amministratore delegato e membro del consiglio di amministrazione di Société Générale Bank Jordan. Kooli si è laureato alla Lyon School of Management. All'Industria, energia e miniere andrà Saloua Seghaier: ex direttore generale del ministero dell’Industria, ex presidente e direttore generale della compagnia di bandiera Tunisair, la Seghaier ha anche diretto la Compagnia tunisina delle industrie di raffinazione.
Mohamed Fadhel Kraiem è stato scelto come ministro delle Tecnologie della comunicazione; Moez Chakchouk, ministro dei Trasporti e della logistica; Kamel Eddoukh, ministro delle Attrezzature, degli alloggi e delle infrastrutture; Leila Jaffel, ministro dei Domini statali e degli affari fondiari; Akissa Bahri, ministro dell'Agricoltura, delle risorse idriche e della pesca; Mustapha Laroui, ministro dell'Ambiente e degli affari locali; Mohamed Bousaid, ministro del commercio e delle esportazioni; Habib Ammar, ministro del Turismo; Fathi Slaouti, ministro dell'Istruzione; Olfa Ben Ouda, ministro dell'Istruzione superiore e della ricerca scientifica; Mohamed Trabelsi, ministro degli Affari sociali; Imen Houimel, ministro delle Donne, delle famiglie e degli anziani; Kamel Deguiche, ministro della gioventù, dello sport e dell'integrazione professionale. Ministro della Salute, Faouzi El Mehdi; ministro della Cultura, Walid Zidi, primo non vedente a ricoprire un incarico ministeriale nella storia della Tunisia.
Tre personalità chiave, inoltre, saranno i “ministri del capo del governo” (una sorta di sottosegretariato) incaricati dei rapporti con il Parlamento, Ali Hafsi; dei rapporti con gli organi costituzionali, Thouraya Jeribi; del servizio pubblico e della governance, Hasna Ben Slimène. Inoltre, Khalil Chtourou sarà segretario di Stato presso il ministro dell'Economia, delle finanze e degli investimenti, responsabile delle finanze pubbliche e degli investimenti. Ad affiancare il capo della diplomazia tunisina ci sarà anche il sottosegretario di Stato al Ministro degli affari esteri, Mohamed Ali Nafti, direttore generale degli Affari Consolari presso il Ministero degli Affari Esteri, ex ambasciatore tunisino a Seoul, già primo segretario, ministro-consigliere e incaricato d’affari rispettivamente a Riad, Atene e Madrid. Infine, come segretario di Stato presso il Ministro della gioventù, dello sport e dell'integrazione professionale è stata selezionata la giornalista e presentatrice televisiva Sihem Ayadi.
Ex ministro dell’Interno, il nuovo capo del governo Mechichi è un alto funzionario pubblico senza affiliazioni politiche. Nato nel 1974 a Bou Salem, nella regione nord-occidentale di Jendouba, e cresciuto nel sobborgo tunisino di Ezzahra, Mechichi ha conseguito una laurea in giurisprudenza e un master in amministrazione pubblica presso la Scuola nazionale di amministrazione tunisina e il suo equivalente in Francia. Dopo la rivoluzione del 2011, è stato membro della Commissione nazionale per le indagini sulla corruzione e l'appropriazione indebita e investigatore capo presso l'Autorità nazionale anticorruzione. In seguito ha servito come capo del personale nel ministero delle Donne, della famiglia e dei bambini; nel ministero dei Trasporti; e nel ministero degli Affari sociali.
A febbraio, Saied aveva nominato Mechichi come suo consulente legale e, poco dopo, era diventato ministro dell’Interno del governo di Elyes Fakhfakh. Nessun grande partito ha proposto Mechichi come primo ministro; era la scelta di Saied. La Costituzione prevede che il presidente si “consulti” con i partiti in parlamento, ma non specifica che debba scegliere tra i candidati proposti dai maggiori partiti (in questo caso Fadhel Abdelkafi e Khayam Turki, entrambi proposti dal partito islamico Ennahda e dai liberali di Qalb Tounes). Saied ha sfruttato l’ampio margine di manovra a disposizione per presentare Mechichi, creando a tutti gli effetti un "governo del presidente", piuttosto che un esecutivo di stampo parlamentare. Annunciando la nomina, Saied ha osservato: "Rispettiamo la legittimità (del parlamento), ma è giunto il momento di rivederla in modo che (...) sia un'espressione sincera e completa della volontà della maggioranza". Si tratta di un chiaro riferimento all'impopolarità dell'Arp, teatro di proteste, risse e spettacoli a dir poco avvilenti e disdicevoli agli occhi dei cittadini tunisini.
Mechichi incarna come lo stesso Saied il ruolo di outsider. Tecnocrate indipendente, l’ex ministro dell’Interno vanta una vasta esperienza nella lotta contro la corruzione, preludio al fatto che questo argomento potrebbe essere al centro dell’azione del suo governo. Del resto, le personalità proposte da Ennahda e Qalb Tounes sono state accusate di corruzione, la stessa accusa che ha fatto cadere il governo del Fakhfakh. Infine, Mechichi è il primo capo del governo tunisino originario del nord-ovest del paese, una zona relativamente povera rispetto all’area metropolitana di Tunisi e il secondo - dopo Ali Laarayedh - a provenire dalle zone interne del paese e non dalle ricche aree costiere che hanno prodotto la maggior parte dell'élite politica tunisina. Sulla sua popolarità, tuttavia, pesa la scelta di usare il pugno duro contro i disoccupati e i manifestanti nelle zone rurali e industriali della Tunisia. L’ex ministro dell’Interno, infine, ha concretizzato la sua promessa di scegliere un governo tecnocratico, piuttosto che politico, riflettendo in questo l'atteggiamento antipartitico di Saied.
In un breve discorso programmatico, il premier incaricato ha esposto ieri in aula le cinque priorità a cui la propria équipe di governo lavorerà se otterrà la fiducia del parlamento. Prima priorità è arrestare l'emorragia di finanze pubbliche puntando sui settori strategici (energia e miniere in primis), attuando riforme logistiche e digitalizzando i servizi dello Stato, lottando contro l'evasione fiscale e
riformando il sistema erariale senza aumentare la pressione su cittadini e imprese. La seconda priorità è rappresentata dal finanziamento del budget statale in collaborazione con la Banca centrale tunisina discutendone con i partner finanziari e rendendo più razionali i prestiti esteri. Razionalizzazione che dovrebbe riguardare anche la spesa pubblica - terza priorità - tramite la ristrutturazione
dell'amministrazione grazie a digitalizzazione e telelevoro, il miglioramento delle infrastrutture tramite gli investimenti pubblici e il rispetto delle scadenze nei pagamenti da parte dello Stato. Le ultime due priorità del proposto esecutivo Mechichi sarebbero la conservazione del potere d'acquisto del cittadino e la protezione delle categorie fragili tramite la lotta alla povertà. Durante il suo discorso, Mechichi ha sottolineato come sia “fondamentale mettersi al lavoro per salvare il Paese". Il capo del governo incaricato ha detto che la Tunisia “si sta dissanguando” dato che ogni anno il paese si indebita per 15 miliardi di dinari (4,6 miliardi di euro). "Entro la fine di quest'anno, il valore totale dovuto sarà di circa 80 miliardi di dinari (25 miliardi di euro circa)", ha aggiunto il premier.
In una conferenza stampa indetta nella notte del 24 agosto a Dar Dhiafa, a Cartagine, l’ex ministro dell’Interno Mechichi aveva annunciato un esecutivo di “competenze nazionali”, cioè di tecnici non legati ai partiti politici, il cui obiettivo è affrontare le sfide sociali ed economiche più urgenti. La composizione del governo comprende 28 membri in tutto, tra cui otto donne. Spiccano nei ruoli chiave, in particolare agli Affari esteri e all'Interno, personaggi molto vicini al capo dello Stato. Come ministro dell’Interno è stato scelto Taoufik Charfeddine, 50 anni, originario di Menzel Mhiri (nel governatorato di Kairouan); è stato coordinatore della campagna elettorale del presidente Saied nella regione di Sousse. A guidare la diplomazia tunisina al ministero degli Affari Esteri, della migrazione e dei tunisini all'estero tornerà Othman Jarandi, il consigliere diplomatico del capo dello Stato, già ministro dal 13 marzo 2013 al 29 gennaio 2014 sotto il governo di Ali Larayedh.
Il ministro della Difesa è Brahim Bartag, attualmente direttore della Facoltà di scienze giuridiche, politiche e sociali di Tunisi; è un docente universitario, specializzato in diritto pubblico e diritto amministrativo. Il ministro della Giustizia è il professore universitario e consulente internazionale Mohamed Boussetta, già rettore della Facoltà di Giurisprudenza ed Economia di Kénitra, e giudice incaricato di seguire la questione dell’Istanza per la verità e la giustizia. Come ministro ministro dell'Economia, delle finanze e degli investimenti è stato scelto Ali Kooli. Direttore generale di Bank Abc in Tunisia dal maggio 2010, è stato anche presidente della società algerina Arab Leasing Corporation (Alc) per 3 anni, dal giugno 2016 al giugno 2019. Tra il 2007 e il 2010 è stato amministratore delegato e membro del consiglio di amministrazione di Société Générale Bank Jordan. Kooli si è laureato alla Lyon School of Management. All'Industria, energia e miniere andrà Saloua Seghaier: ex direttore generale del ministero dell’Industria, ex presidente e direttore generale della compagnia di bandiera Tunisair, la Seghaier ha anche diretto la Compagnia tunisina delle industrie di raffinazione.
Mohamed Fadhel Kraiem è stato scelto come ministro delle Tecnologie della comunicazione; Moez Chakchouk, ministro dei Trasporti e della logistica; Kamel Eddoukh, ministro delle Attrezzature, degli alloggi e delle infrastrutture; Leila Jaffel, ministro dei Domini statali e degli affari fondiari; Akissa Bahri, ministro dell'Agricoltura, delle risorse idriche e della pesca; Mustapha Laroui, ministro dell'Ambiente e degli affari locali; Mohamed Bousaid, ministro del commercio e delle esportazioni; Habib Ammar, ministro del Turismo; Fathi Slaouti, ministro dell'Istruzione; Olfa Ben Ouda, ministro dell'Istruzione superiore e della ricerca scientifica; Mohamed Trabelsi, ministro degli Affari sociali; Imen Houimel, ministro delle Donne, delle famiglie e degli anziani; Kamel Deguiche, ministro della gioventù, dello sport e dell'integrazione professionale. Ministro della Salute, Faouzi El Mehdi; ministro della Cultura, Walid Zidi, primo non vedente a ricoprire un incarico ministeriale nella storia della Tunisia.
Tre personalità chiave, inoltre, saranno i “ministri del capo del governo” (una sorta di sottosegretariato) incaricati dei rapporti con il Parlamento, Ali Hafsi; dei rapporti con gli organi costituzionali, Thouraya Jeribi; del servizio pubblico e della governance, Hasna Ben Slimène. Inoltre, Khalil Chtourou sarà segretario di Stato presso il ministro dell'Economia, delle finanze e degli investimenti, responsabile delle finanze pubbliche e degli investimenti. Ad affiancare il capo della diplomazia tunisina ci sarà anche il sottosegretario di Stato al Ministro degli affari esteri, Mohamed Ali Nafti, direttore generale degli Affari Consolari presso il Ministero degli Affari Esteri, ex ambasciatore tunisino a Seoul, già primo segretario, ministro-consigliere e incaricato d’affari rispettivamente a Riad, Atene e Madrid. Infine, come segretario di Stato presso il Ministro della gioventù, dello sport e dell'integrazione professionale è stata selezionata la giornalista e presentatrice televisiva Sihem Ayadi.
Ex ministro dell’Interno, il nuovo capo del governo Mechichi è un alto funzionario pubblico senza affiliazioni politiche. Nato nel 1974 a Bou Salem, nella regione nord-occidentale di Jendouba, e cresciuto nel sobborgo tunisino di Ezzahra, Mechichi ha conseguito una laurea in giurisprudenza e un master in amministrazione pubblica presso la Scuola nazionale di amministrazione tunisina e il suo equivalente in Francia. Dopo la rivoluzione del 2011, è stato membro della Commissione nazionale per le indagini sulla corruzione e l'appropriazione indebita e investigatore capo presso l'Autorità nazionale anticorruzione. In seguito ha servito come capo del personale nel ministero delle Donne, della famiglia e dei bambini; nel ministero dei Trasporti; e nel ministero degli Affari sociali.
A febbraio, Saied aveva nominato Mechichi come suo consulente legale e, poco dopo, era diventato ministro dell’Interno del governo di Elyes Fakhfakh. Nessun grande partito ha proposto Mechichi come primo ministro; era la scelta di Saied. La Costituzione prevede che il presidente si “consulti” con i partiti in parlamento, ma non specifica che debba scegliere tra i candidati proposti dai maggiori partiti (in questo caso Fadhel Abdelkafi e Khayam Turki, entrambi proposti dal partito islamico Ennahda e dai liberali di Qalb Tounes). Saied ha sfruttato l’ampio margine di manovra a disposizione per presentare Mechichi, creando a tutti gli effetti un "governo del presidente", piuttosto che un esecutivo di stampo parlamentare. Annunciando la nomina, Saied ha osservato: "Rispettiamo la legittimità (del parlamento), ma è giunto il momento di rivederla in modo che (...) sia un'espressione sincera e completa della volontà della maggioranza". Si tratta di un chiaro riferimento all'impopolarità dell'Arp, teatro di proteste, risse e spettacoli a dir poco avvilenti e disdicevoli agli occhi dei cittadini tunisini.
Mechichi incarna come lo stesso Saied il ruolo di outsider. Tecnocrate indipendente, l’ex ministro dell’Interno vanta una vasta esperienza nella lotta contro la corruzione, preludio al fatto che questo argomento potrebbe essere al centro dell’azione del suo governo. Del resto, le personalità proposte da Ennahda e Qalb Tounes sono state accusate di corruzione, la stessa accusa che ha fatto cadere il governo del Fakhfakh. Infine, Mechichi è il primo capo del governo tunisino originario del nord-ovest del paese, una zona relativamente povera rispetto all’area metropolitana di Tunisi e il secondo - dopo Ali Laarayedh - a provenire dalle zone interne del paese e non dalle ricche aree costiere che hanno prodotto la maggior parte dell'élite politica tunisina. Sulla sua popolarità, tuttavia, pesa la scelta di usare il pugno duro contro i disoccupati e i manifestanti nelle zone rurali e industriali della Tunisia. L’ex ministro dell’Interno, infine, ha concretizzato la sua promessa di scegliere un governo tecnocratico, piuttosto che politico, riflettendo in questo l'atteggiamento antipartitico di Saied.
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