I soldi della truffa al Parlamento spariti da Banca Aletti di Genova e trasferiti sui conti lombardi ma cancellate alcune operazioni dal computer sequestrato al deputato del Carroccio Boniardi
I 49 milioni di euro, provento della truffa messa in atto
dalla Lega Nord ai danni del Parlamento, sarebbero usciti dal conto
della banca genovese Aletti sotto forma di spezzatino: svuotato il
conto, una serie di tranche sarebbero finite su altri sportelli bancari
lombardi, anche alla Sparkasse di Bolzano e da questa a conti svizzeri e
lussemburghesi. Tanto che la Procura di Genova, titolare
dell’inchiesta, ha messo sotto osservazione ben 30 operazioni sospette,
tutte di valore superiore ai 50mila euro. Fra queste, c’è il versamento
di circa 450mila euro alla tipografia del parlamentare leghista Massimo
Boniardi, perquisita l’altro ieri dai militari del Nucleo di Polizia
Economico- Finanziaria di Genova.
Le Fiamme Gialle sono tornate a Milano dopo otto mesi: una
volta ottenuta l’autorizzazione a
procedere da parte del Parlamento. Boniardi, infatti, lo scorso dicembre, durante la prima perquisizione, aveva eccepito il domicilio presso la sede della Boniardi Grafiche Srl (posseduta al 25% dal deputato). Ed a quanto pare, nell’ambito della prima ricognizione sul server del computer sequestrato l’altro ieri, sarebbero state cancellate alcune cose. Secondo quanto trapela da Palazzo di Giustizia, potrebbero essere i bonifici ipotizzati nell’inchiesta del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del sostituto Paola Calleri. I medesimi movimenti occulti di denaro raccontati da Marco Tizzoni, ex consigliere regionale del Carroccio in Lombardia. È stato lui, da testimone, a confessare i suoi sospetti su quel bonifico fatto dalla Lega nel 2014 dal conto di Banca Aletti ( gestito dall’ex tesoriere genovese Francesco Balsito) all’Associazione Maroni Presidente nei giorni della campagna elettorale per le regionali in Lombardia.
Secondo la ricostruzione degli investigatori parte dei
49 milioni di euro sarebbero spariti in questo modo: attraverso bonifici
“fantasma” a società, associazioni e fondazioni. Per poi tornare nelle
casse della Lega in contanti, con il consolidato sistema della doppia
fatturazione: da una parte le operazioni lecite per il partito della
Lega, dall’altra quelle parallele e fasulle a enti vari. Unapartita di
giro. E in questo contesto alla Boniardi Grafiche sarebbe stata versata
la somma di 450 mila euro per stampare manifesti per la campagna
elettorale. Pubblicità dei candidati che però il grande accusatore
Tizzoni non avrebbe mai visto sui muri di Milano. L’ex consigliere
regionale avrebbe chiesto conto dei bilanci, ma non ha mai ricevuto
risposta.
procedere da parte del Parlamento. Boniardi, infatti, lo scorso dicembre, durante la prima perquisizione, aveva eccepito il domicilio presso la sede della Boniardi Grafiche Srl (posseduta al 25% dal deputato). Ed a quanto pare, nell’ambito della prima ricognizione sul server del computer sequestrato l’altro ieri, sarebbero state cancellate alcune cose. Secondo quanto trapela da Palazzo di Giustizia, potrebbero essere i bonifici ipotizzati nell’inchiesta del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del sostituto Paola Calleri. I medesimi movimenti occulti di denaro raccontati da Marco Tizzoni, ex consigliere regionale del Carroccio in Lombardia. È stato lui, da testimone, a confessare i suoi sospetti su quel bonifico fatto dalla Lega nel 2014 dal conto di Banca Aletti ( gestito dall’ex tesoriere genovese Francesco Balsito) all’Associazione Maroni Presidente nei giorni della campagna elettorale per le regionali in Lombardia.
Peraltro, chissà per quale oscura ragione l’Associazione Maroni Presidente in quegli anni cambia nome: da “Lombardia in testa” a “Lombardia Speciale”, infine “Autonomia per Fontana presidente”. In questi passaggi ha avuto come presidente Stefano Bruno Galli, indagato per riciclaggio, ma non ancora interrogato dai pm, tantomeno dalla Guardia di Finanza. Attenzione: Galli è l’attuale assessore regionale all’Autonomia e alla Cultura della giunta di Attilio Fontana.
“La tranche alla Boniardi Grafiche è uno dei tanti snodi
possibili per ripulire il denaro della truffa e farlo tornare nelle
casse del Carroccio”, dice una qualificata fonte investigativa. Come gli
investimenti in Svizzera attraverso un conto lussemburghese da parte
della Sparkasse di Bolzano. E poi il rientro in Italia del soldi
“puliti”, sui quali la magistratura e le Fiamme Gialle lavorano da mesi e
per i quali è stata chiesta la rogatoria internazionale. La
documentazione è arrivata a Genova da poco ed è al vaglio degli
inquirenti. Sotto esame i periodi in cui segretari e tesorieri del
Carroccio erano prima Umberto Bossi e Belsito, poi Bobo Maroni e Stefano
Stefani, infine Salvini e Giulio Centemero.
Nessun commento:
Posta un commento