A fronte della crisi economico/pandemica, frutto del modo di produzione
capitalista nella fase imperialista, il governo sfrutta le lezioni
dell’emergenza per imporre le leggi e gli interessi dei padroni ed affinare le armi della repressione a tutti i livelli.
La
Fase 2 per padroni e stato si è svolta all’insegna di leggi e
provvedimenti liberticidi. Ai vari decreti e pacchetti sicurezza si sono
aggiunte misure emergenziali, sanzioni e controllo sociale sempre più
capillare, per impedire le lotte sociali e indebolire i movimenti di
opposizione politica anticapitalista, antifascista, antirazzista e
antimperialista.
Il
cuore della repressione padronale e di Stato è stato l’attacco
preventivo al diritto di sciopero in occasione della giornata
internazionale delle donne in un quadro in cui, cancellare ogni forma di
libertà di espressione, di manifestazione sindacale e politica, è stato
gioco facile anche attraverso la militarizzazione di ogni aspetto della
vita sociale.
Il
diritto alla salute è stato usato dal governo durante il lockdown per
garantire
la sicurezza dei padroni, perché primario deve essere solo “lavorare per produrre profitto”. Quel profitto al quale sacrificare la sicurezza e la salute delle popolazioni e dei territori; la libertà di chi lotta contro le devastazioni, a quella dei mercati.
la sicurezza dei padroni, perché primario deve essere solo “lavorare per produrre profitto”. Quel profitto al quale sacrificare la sicurezza e la salute delle popolazioni e dei territori; la libertà di chi lotta contro le devastazioni, a quella dei mercati.
Ogni
manifestazione di dissenso viene punita, sia attraverso multe comminate
a proletari, sia con divieti assurdi, denunce, aggressioni, misure “cautelari”, arresto
e carcere per punire la solidarietà proletaria, la solidarietà con le
lotte dei migranti, per una vita dignitosa, contro i CPR, con le lotte
di detenuti e detenute.
E
nelle carceri, dove dal 8 marzo è esploso il conflitto, la repressione
di stato ha causato il massacro di almeno 14 persone, torture, pestaggi,
riduzione alla fame, umiliazioni, trasferimenti punitivi e ulteriore
aggravamento delle già tragiche condizioni sanitarie e di
sovraffollamento, che hanno favorito il diffondersi dell’epidemia nel
silenzio più totale.
Dal
rapporto di Antigone emerge che fino al 7 luglio sono stati 287 i
detenuti contagiati da coronavirus, 4 i detenuti morti per Covid19, 34
quelli suicidati dallo stato.
Invece
di svuotare le carceri e ridurre i rischi di altri focolai, queste
vengono ulteriormente blindate, così come anche l’impunità della polizia
penitenziaria, il cui reparto mobile, il famigerato GOM, ha oggi
acquisito completa autonomia nella gestione del 41 bis, dove, lo
ricordiamo, sono ancora rinchiusi in totale isolamento 3 prigionier* rivoluzionar*.
Nei
centri di detenzione per migranti, al terrore di essere deportati si
aggiunge il trattenimento coatto in condizioni igienico-sanitarie
atroci. Il distanziamento sociale usato all’esterno per contenere la
pandemia qui non esiste, le persone sono ammassate a decine tutto il
giorno in gabbia. Il cibo scadente e le carenze igieniche strutturali
causano problemi sanitari di varia natura e l’accesso alle cure mediche è
praticamente impossibile, grazie ai vari pacchetti sicurezza. Qui, dove
il razzismo istituzionale ha edificato i moderni lager, la gestione
delle persone detenute è affidata a privati, consentendo a questi ultimi
grandi profitti e infliggendo ai nostri fratelli e sorelle migranti
gravissime perdite. Notizie di pestaggi, violenze, angherie, morti e
continui atti di autolesionismo, ma anche di rivolte, trapelano spesso
da quelle gabbie, ma senza il coraggio di detenute e detenuti che a rischio della
propria incolumità riescono a diffonderle all’esterno, non se ne sarebbe
mai parlato.
Ma
parlare non basta. Da tempo associazioni per i diritti umani e
operatori legali denunciano l’inumanità di questi luoghi, ma la linea,
anche di questo governo è di crearne di nuovi.
E’
chiaro che denunciare e lottare contro ogni violazione dei diritti
umani, contro ogni violenza poliziesca, repressione, sopruso è
necessario e basilare, così come è fondamentale smascherare la natura
anti-insurrezionale, funzionale al capitale, di tutto l’apparato
repressivo e del sistema detentivo.
Ma
il vero vaccino alla pandemia di repressione, che attacca a 360° la
libertà e dignità di tutte e tutti, lavoratrici e lavoratori, immigrat*,
proletar*, detenut*, ribelli, è l’organizzazione solidale e
internazionale di tutte le proletarie e proletari in lotta contro la
repressione.
Occorre
unire le forze e le energie, rafforzare e allargare la rete di
informazione e solidarietà esistente, costruire un nuovo strumento
unitario, organizzato e di massa, in grado di coordinare, sviluppare e
amplificare le lotte per contrastare a 360° l’attacco repressivo dello
stato.
A
questo scopo proponiamo a tutte e tutti di costruire un’assemblea
nazionale contro la repressione con presenza diretta, da preparare con
una riunione il 26 settembre – luogo da destinarsi – che ne fissi il
percorso di lotta e la data.
Vi
chiediamo di esprimervi su questo circa la vostra disponibilità,
motivando con pareri, informazioni e altre proposte la vostra risposta a
questo appello, scrivendo a sommosprol@gmail.com / srp@inventati.org (3287223675 per messaggistica diretta)
In
attesa esprimiamo solidarietà a chi è stato/a colpito/a dalla
repressione e ci auguriamo di compiere insieme questo primo passo verso
un fronte unito contro la repressione e il sistema carcerario.
19/08/2020
Soccorso rosso proletario – L’Aquila
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