La decisione di Trump, in continuità comunque con Obama, liquida una volta per tutte l'illusione che si possa condurre una lotta armata antimperialista (che lo stesso reazionario chiama con disprezzo "ridicola guerra") con il sostegno del principale cane imperialista a livello mondiale, cioè gli USA!
Il gruppo curdo, noto come Forze democratiche della Siria (l'alleanza curdo-araba delle Fds, Syrian Democratic Forces, o Sdf.), è stato il partner più affidabile degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato islamico in un angolo strategico della Siria settentrionale. Lo stesso che ha rispettato gli impegni previsti dall' "accordo sul meccanismo di sicurezza, smantellando le fortificazioni militari tra Tell Abyad e Ras al-Ayn, ritirando le unità di combattimento con le armi pesanti" dalle zone lungo il confine con la Turchia.
L’Amministrazione Trump con un comunicato ha approvato e di fatto dato il via libera alle operazioni militari turche nel nord-est della Siria, l’area che i curdi-siriani a partire dal 2015 hanno liberato dallo Stato islamico.
Roma, 7 ottobre 2019, Nena News – Pronti a resistere ad oltranza all’esercito turco. Lo dicono le Fds, le Forze democratiche siriane a maggioranza curda, che dopo aver pagato con migliaia di morti e feriti, assieme alle altre formazioni combattenti curde, la lotta contro lo Stato islamico, sono state pugnalate alla schiena dalla Casa Bianca. Nel corso della notte l’Amministrazione Usa ha diffuso un comunicato in cui di fatto approva e dà il via libera alle operazioni militari turche nel nord-est della Siria, l’area che i curdi-siriani a partire dal 2015 hanno liberato dallo Stato islamico con l’aiuto dell’aviazione statunitense. “La Turchia avvierà presto la sua operazione nel Siria settentrionale a
lungo pianificata. Le forze armate degli Stati Uniti non supporteranno o saranno coinvolte nell’operazione. Gli Stati Uniti, avendo sconfitto il califfato territoriale dell’Isis, non saranno più nell’area immediata”, si legge nel comunicato diffuso dopo la conversazione telefonica tra Donald Trump e il presidente turco Erdogan. Trump ha poi ricordato i finanziamenti Usa ai curdi. “I curdi hanno combattuto con noi, ma sono stati pagati con enormi somme di denaro ed equipaggiamenti per farlo. Combattono la Turchia da decenni. Ho tenuto da parte questa lotta per quasi tre anni, ma è tempo per noi di uscire da queste infinite guerre ridicole, molte delle quali tribali, e portare i nostri soldati a casa”, ha scritto in un tweet il presidente americano.
Le truppe Usa, circa un migliaio nel nord della Siria, hanno già cominciato a smantellare le loro basi e si preparano, non si sa bene se tutte e subito, a rientrare in patria. Washington aveva accettato di pattugliare congiuntamente con truppe turche la “zona cuscinetto” all’interno della Siria che Ankara sta costituendo arbitrariamente. Ma la sua partecipazione al piano di Erdogan è avvenuta con il freno a mano tirato e Trump messo alle strette ha deciso di lasciare il campo agli alleati turchi vendendosi i curdi e le loro aspirazioni.
L’offensiva dei comandi militari agli ordini di Erdogan si è fatta imminente, potrebbe essere una questione di pochi giorni, forse meno. Ankara ha già fatto fa sapere di essere pronta a colpire con ingenti forze i “terroristi” così come abitualmente definisce i combattenti curdi. Ma l’altra parte non resterà a guardare malgrado la disparità delle forze in campo. “Se la Turchia rompe i patti siamo pronti alla guerra e a difendere i diritti del nostro popolo”, si legge nel comunicato emesso dal comando militare della “Rojava”, area amministrata dai curdi siriani del Pyd-Ypg che Ankara è decisa a cacciare dall’Est del fiume Eufrate.
Amarezza e rabbia attraversano in queste ore i centri abitati curdi. “Gli Stati Uniti non hanno rispettato i loro impegni nel nord-est della Siria e, ritirandosi, trasformeranno l’area in una zona di guerra”, ha twittato Mustafa Bali, portavoce delle Fds, “nonostante l’accordo sul meccanismo di sicurezza e la conseguente distruzione delle nostre fortificazioni, le forze Usa non hanno rispettato le loro responsabilità…Ma le Forze siriane democratiche sono determinate a difendere il nord-est della Siria a ogni costo”. Poco dopo Bali si è rivolto a Washington. “La nostra gente merita una spiegazione a proposito dell’accordo sul meccanismo di sicurezza, della distruzione delle fortificazioni e della fuga degli Stati Uniti dalle proprie responsabilità”, ha detto riferendosi alle intese turco-americane.
Erdogan ha stretto i tempi e dopo aver ha annunciato, nel fine settimana l’imminente avvio di un’operazione militare “aerea e di terra” ad est del fiume Eufrate, ha aumentato le pressioni su Trump dichiarandosi insoddisfatto dai progressi sui pattugliamenti congiunti con gli Usa. La parola ora passa alle armi e a pagarne il costo saranno i civili curdi siriani. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che si stanno preparando al peggio. “Non sappiamo cosa succederà. Ma ci prepariamo al peggio”, ha dichiarato il coordinatore Onu per le operazioni umanitarie in Siria, Panos Moumtzis.
Mentre si attendono le reazioni di Damasco, la Russia alleata della Siria ha precisato attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che il presidente Vladimir Putin non ha discusso con Erdogan i piani militari della Turchia nel nord della Siria. “Il Cremlino – ha detto Peskov – tuttavia è consapevole dell’impegno della Turchia per il postulato dell’integrità territoriale e politica della Siria. L’integrità territoriale del paese è il punto di partenza negli sforzi per trovare una soluzione del conflitto siriano. Nena News
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