Quando scavi, sotto sotto trovi sempre i padroni, che sfruttano a morte gli operai, che saccheggiano le materie prime e devastano l’ambiente con la loro produzione per il profitto.
Da un fatto di cronaca, il ritrovamento di un cadavere finito nel lago d’Iseo oltre dieci anni fa, è nata un’ispezione ai fondali che tra l’altro ha individuato una montagna di 40 mt per 10 composta da un ammasso di ‘guarnizioni’, ovvero i residui della lavorazione della gomma diffusa nella zona, gettati, anziché smaltiti correttamente, usando il lago come una discarica per anni e anni. In disprezzo alle popolazioni locali e alla natura. Devastatori per vocazione.
In realtà è emerso il segreto di Pulcinella, dal momento che buona parte di quanto si è concentrato nel lago in una sorta di imbuto naturale, ci è anche arrivato via fiume, nel senso che il fenomeno è
sempre stato estremamente diffuso nel territorio e noto, dal momento che i padroni non sono andati solo di notte a gettare i sacchi nel lago, ma hanno usato allo scoperto anche i torrenti che finacheggiano le fabbriche come scolmatoi, cosi come varie testimonianze ora stanno rendendo evidente.
E qui del capitale è bene indagare le relazioni politiche e i rapporti con le strutture di controllo.
Quando i padroni parlano di infrastrutture, intendono impianti che abbattano i costi, di approvigionamento e post produzione. Se la strada è la TAV non è un problema loro bucare un monte, anzi i governi ci sono apposta per quello, e una grande opera è una nuova fonte di profitto. Con i lavori, con il rastrellamento dei finanziamenti pubblici, con l’indotto che sempre si genera quando si stravolge selvaggiamente l’ordine naturale di una regione.
È ancora meno un problema quando per abbattere i costi devono far finire i loro scarti in fiumi e laghi, nel silenzio generale.
Ma per realizzare la TAV l’intero Stato è sceso in campo, militarizzando un territorio, istituendo una zona speciale regolata da leggi speciali che equiparano un cantiere ad una base militare. E mobilitando le forze repressive in gran numero nel tentativo di fermare la grande protesta popolare, finora senza successo.
Con un processo più snello nel caso del lago si sono semplicemente girati dall’altra parte. Qualcuno per interesse diretto, ‘do ut des’; molti di più pensando che l’interesse dei padroni di fare sempre più profitti ad ogni costo, potesse in qualche modo accomunarsi a quello dei proletari che cercano lavoro. In realtà più ricchezza accumulata, più appoggi politici consolidati e indisturbati porta a più potere per i padroni che diventa forza contrattuale nelle gestione della forza lavoro. Lo scontro diventa difficile, a danno dell’operaio, e il lavoro quando arriva diiventa più precario e sottopagato.
Anche il fronte interessato a calcare la scena ambientalista fa la sua parte. Apparire nella cronaca delle ‘guarnizioni del lago’ oggi richiama l’attenzione. Un transitorio interesse mediatico che muore in piccole e risibili azioni di ripulitura dei fiumi o simili, lascia ancora una volta indisturbati i padroni e le autorità con le istituzioni, che hanno permesso che per decenni l’ambiente e la salute delle popolazioni locali, per il profitto dei padroni, venissero attaccati e compromessi. E’ una logica inefficace e dannosa perché porta le masse popolari a mettere le proprie energie verso gli effetti dei danni, a fornte dei grandi disastri chiede di modificare ad agire sui comportamenti individuali, senza agire sulle cause, senza incrinare il sistema alla base dei disastri.
Per questo la lotta per l’ambiente non può che essere anticapitalista e rivoluzionaria.
A partire dal chiedere conto sulle responsabilità e sui silenzi e
connivenze, per una devastazione tanto ampia, quanto visibile. Verità e giustizia, chi ha colpe paghi veramente.
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