martedì 8 ottobre 2019

pc 8 ottobre - Sulla genesi e natura del Governo Conte - Settimana rossa contro il governo Conte - la parola ai lavoratori - incontri, assemblee, oggi a Taranto/Palermo/Bergamo

Dallo Speciale Governo di Proletari Comunisti

L’insediamento del nuovo governo Conte – quello precedente era Di Maio/Salvini – è stato una prima fotografia di quello che è. Un governicchio di emergenza, di reazione parlamentare, presidenziale e di parte della borghesia al tentativo di Salvini di forzare la marcia fascio-populista in direzione delle elezioni anticipate che gli permettessero di ottenere la maggioranza, probabilmente assoluta, in grado di insediarlo con pieni poteri, attacco alla Costituzione, ecc.
Salvini ha fatto male i suoi calcoli fidandosi dei sondaggi e dei selfie e contando sulla flebile resistenza dei 5 stelle, del parlamento, della presidenza della Repubblica. Flebile resistenza mostratasi nel corso dei 14 mesi che l’hanno preceduta in cui Slavini ha assunto via via la guida generale fuori dalle regole parlamentari e costituzionali del governo, imponendo a tamburo battente i provvedimenti reazionari, i due decreti sulla sicurezza, la legittima difesa e l’incombenza della riforma delle autonomie e la flatax.
Le proteste rispetto a questo che vi sono state nel paese hanno frenato la marcia reazionaria, la situazione in Europa, in cui i fasci populisti pur avanzando non avevano fatto il colpo grosso alle
elezioni europee, l’incertezza dei padroni circa i risultati effettivi dell’azione di Salvini dentro il quadro europeo e dentro le necessità economiche e degli effetti nelle fabbriche delle forzature di questo governo, hanno creato una reazione a questa ascesa.
Una reazione, però, che non si è tradotta neanche in quello che alcuni commentatori della sinistra domandano: un governo di difesa della Costituzione e di contrasto sul terreno dell’azione antimmigrati. Ma appunto, un governicchio.

Fondato su due forze fondamentalmente, la maggioranza dei parlamentari del M5S che non volevano andare a casa come inevitabile risultato di nuove elezioni e la componente renziana del PD che ha colto l’occasione per riprendere nelle mani l’azione politica e l’opportunità di tornare in questa emergenza al governo.
Questo governo non è né di resistenza, come sarebbe stato necessario, né di svolta, come affermano PD e 5stelle. La natura di governicchio è mostrata dal programma: una generica fusione di parole d’ordini elettorali PD e dei residui del contratto M5S/Lega. I 29 punti non rappresentano neanche per la borghesia, in particolare la borghesia industriale, niente di più che un generico elenco di capitoli da riempire e dentro i quali agiscono i naturali contrasti (beghe) di frazione e di classe per tradurli in effettivi provvedimenti.
La scelta dei ministri è stata all’insegna di partitocrazia da casta, di cui i renziani sono specialisti e rappresentanti e la gestione della cupola 5 stelle sancita da grillo e dalla piattaforma ‘Rousseau’. Da questo intreccio è venuta una compagine governativa che alla fine raccoglie il peggio dei due partiti e si dispone su un piatto d’argento a servire i padroni italiani ed europei; mentre, e questo è grave dal nostro punto di vista, offre il terreno alla mobilitazione reazionaria del fronte fascio-razzista attualmente all’opposizione.
La cerimonia pacchiana e grottesca dell’insediamento che ha visto al corsa di politicanti da sempre in attesa di ministeri e miracolati del cerchio magico di Renzi e Di Maio. Giustamente è stato notata che se la pacchianeria con fidanzate gaudenti, mamme piangenti, in una claque di parenti che dovrebbe umiliare le istituzioni, si è condita questa volta di auto blu, invece degli arrivi populisti a piedi, in taxi e in bici. La forma, in questo caso, è parte della sostanza. E sicuramente la composizione di questo governo non corrisponde in nessuna maniera non solo alle aspirazioni, ai bisogni delle masse ma anche alla rappresentanza di ciò che bolle nella pentola torbida e tumultuosa del paese.
Un governo che in economia rappresenta solo ed esclusivamente gli interessi della borghesia, in cui le classi medie del nord non ritrovano gli interlocutori che la loro ribellione elettorale, tinta di reazione, aveva prodotto; e che al sud ripropone le politiche già sperimentate del ciclo dei governi di centrosinistra come di centrodestra che producono precarietà, disoccupazione. E’ evidente che un governo di questa natura non è in grado di intaccare l’avanzata del fascio populismo nella forma più reazionaria incarnata da Salvini.
Ma quello che è più grave è che non è in grado neanche di affrontare, intaccare, nonostante lo dichiari, i provvedimenti più apertamente dentro l’avanzata del moderno fascismo.
L’asse 5stelle/Lega aveva già approvato i decreti sicurezza e sostenuto in parlamento e nel paese l’odiosa campagna reazionaria condotta dal Ministro degli Interni dei porti chiusi, dell’attacco ai diritti dei migranti, del rifiuto dell’accoglienza, dei respingimenti che ha “insanguinato” l’intera fase del governo Lega/5stelle. Quello che risalta dagli stessi programmi e dichiarazione che di questi provvedimenti è data assolutamente per scontata la conservazione della repressione delle lotte proletarie, il rafforzamento dello Stato di polizia, dei poteri e dell’azione della polizia. Su questo il nuovo governo è assolutamente sulla stessa linea di Salvini. Sul resto confida che il basso profilo del nuovo Ministero degli Interni e una maggiore concertazione in chiave europea possa permettere di condurre in piena continuità, Minniti/Salvini, l’azione di chiusura dei porti, di respingimenti dei migranti in Libia che caratterizza tutti i partiti e le forze parlamentari in questo paese.
Un governicchio che ripropone il trasformismo eterno di stampo democristiano e della politica italiana; un trasformismo peraltro affidato a personaggi o squalificati ai limiti dell’odio, come Renzi, o alla sbrindellata cupola di Grillo; un trasformismo fino in fondo da casta e di Palazzo, più simile a un conato della marcia reazionaria finora guidata da Salvini.

Le parole d’ordini dei 5stelle, il Reddito di cittadinanza, salario minimo, entrano nel torbido frullatore della concertazione tra padroni, governo e sindacati e delle “compatibilità economiche” imposte dal quadro europeo, dal debito pubblico e dalla linea dominante: “prima di tutto le imprese”, che poi è ‘prima di tutto salvaguardia dei profitti dei padroni’ impegnati nella guerra commerciale, contesa dei mercati; una guerra di tutti contro tutti dentro lo scenario globale del protezionismo imperialista di Trump, la guerra dei dazi, la brexit, ecc.
Per questo, questo governo, nato dentro un bene – la rimozione di Salvini dal Ministero degli Interni, l’uscita dei leghisti – ha tutte le caratteristiche per essere nella sua natura antioperaia e antipopolare, bella conservazione del salvinismo dei porti chiusi, dell’abolizione dei permessi umanitari, della reprte4ssione poliziesca e di Stato, della natura di ingannapopolo rispetto alle fabbriche in crisi o in sofferenza, alla richiesta di reddito, lavoro, salari adeguati, diritti, case, sanità, scuola, No Tav, No Tap, No Triv, che finisce per apparire un “rimedio peggiore del male” e riportare la crisi al suo stadio originale.

Nessuno dei governi della borghesia, nessuno dei governi prodotti dall’attuale sistema parlamentare, democratico a parole, è in grado di rispondere alle esigenze, agli interessi e ai bisogni dei proletari e delle masse.
Questo stato delle cose, che origina anche l’astensionismo di massa, oggi si misura con la necessità di riorganizzare le fila della lotta proletaria e popolare, di dare ad essa unità e indirizzo che separino gli interessi delle masse da quelli del governo e della classi che rappresenta e che si contrappongano all’emergente pericolo del moderno fascismo.

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