mercoledì 9 ottobre 2019

pc 9 ottobre - CURDI - RITIRATA DEGLI USA: NON SI TRATTA DI TRADIMENTO, MA DELLA PREVEDIBILE E SCONTATA AZIONE DELL'IMPERIALISMO - da noi a suo tempo denunciata

In un incontro a fine 2017 tra una rappresentante del Movimento femminista proletario rivoluzionario e una rappresentante del movimento delle donne curde in Italia tra le altre questioni era stata affrontata brevemente proprio la questione dell'uso da parte dei curdi/Pkk dell'aiuto dell'imperialismo Usa - ne riportiamo una brevissima sintesi:
"...Sulla solidarietà alla battaglia curda (raccontando anche del nostro presidio all’ambasciata turca) è stato posto l’accento sul ruolo dell’imperialismo, in particolare Usa, e detto che il principale contributo da parte delle donne in Italia è nella lotta contro il proprio imperialismo, denunciando il ruolo dello Stato e governo Italiano, legato agli Usa e sostenitore dello Stato turco, ecc... 
La rappresentante del movimento delle donne curde sulla questione dell’imperialismo Usa, ha detto che sapevano bene che la vittoria dell’imperialismo nella zona non liberava ma portava altri gravi problemi, che c’è consapevolezza nel movimento curdo che gli Usa supportano solo fino a quando fa loro comodo, ma ha spiegato che quando stai combattendo una guerra e vi è un problema proprio di sopravvivenza e non hai alternative ad accettare il sostegno degli Usa, anche se è a rischio...".
Noi esprimemmo il nostro dissenso, mettendo in guardia sull'illusione di un uso tattico dell'azione dell'imperialismo, della serie "Chi usa chi?", e portando invece l'esperienza differente della guerre popolari dirette da partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti. 
Oggi, purtroppo, si rivela tutta questa tragica illusione.

Da Il Manifesto:
"I primi cannoneggiamenti turchi sono cominciati nella notte tra lunedì e martedì e l’aviazione di Ankara ha colpito postazioni curde al valico di Semelka. La paura è forte tra i civili. Si sa già come è andata con le precedenti offensive turche: Scudo dell’Eufrate e Ramoscello d’ulivo. Non impressionano i toni bellicosi di Donald Trump che minaccia di «annientare l’economia turca» se le truppe di Ankara si macchieranno di massacri e devastazioni dopo il ritiro dei soldati Usa. Sono solo parole. Contro i curdi ci saranno anche i 14mila uomini dell’Esercito libero siriano (Els, ora chiamato “Esercito nazionale”), la milizia dell’opposizione siriana, addestrata dalla Turchia e sponsorizzata dal Qatar. «L’azione turca rappresenta una nuova speranza per il popolo siriano», ha commentato il portavoce dell’Els Yusuf Hammoud.
Erdogan sente di avere le mani libere. Trump ha abbandonato i curdi che usava contro l’Isis.
L’Europa da un lato chiede una soluzione politica e dall’altro mostra comprensione per la «lotta terrorismo» della Turchia. Perciò la «zona di sicurezza» turca, profonda chilometri, in territorio siriano sta per diventare una realtà. Dopo il 2011 Ankara ha insistito per costituirla in modo da aiutare i “ribelli” siriani e colpire il presidente Bashar Assad. Ora, dopo aver promesso alla Russia alleata di Assad che non metterà a rischio «l’integrità territoriale della Siria», la userà per insediarvi almeno uno dei tre milioni di profughi siriani che la Turchia ospita nel suo territorio. E per sbaragliare la Fds, le Ypg e le altre forze curde che considera “terroriste” e per mettere fine ad ogni idea di federazione autonoma curda...
Tutti i segmenti della società nella regione del Rojava – curdi, arabi e siriaci – si oppongono all’offensiva turca che spaventa i civili. I leader curdi cercano alleanze, consapevoli che l’esercito avversario è molto forte. Il comandante delle Fds, Mazlum Abdi, ha detto al portale Rojava Network Broadcasting, che si sta valutando «una collaborazione con il presidente Assad, con l’obiettivo di combattere le forze turche».
Pubblicamente Mosca e Tehran non approvano le mosse di Erdogan. Ma dietro le quinte le cose sono diverse. Vladimir Putin si mostra tranquillo e il presidente iraniano Rohani non si è stracciato le vesti per le intenzioni di Ankara.".

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