sabato 12 ottobre 2019

pc 12 ottobre - AGLI OPERAI: "TAGLIO DEI PARLAMENTARI E' COSA BUONA"? PENSATE SE TAGLIASSERO IL NUMERO DEI DELEGATI RSU...

In questi giorni, nel corso della Settimana Rossa contro il nuovo governo dei padroni, abbiamo denunciato sia nei comizi, sia attraverso il giornale 'proletari comunisti' (vedi stralcio dell'articolo in fondo pagina) come, al di là dell'apparenza, sia molto negativa, antidemocratica, parte dell'attacco alla Costituzione e interno alla marcia verso un moderno fascismo, la legge che taglia il numero dei parlamentari. Non pochi lavoratori, settori delle masse popolari, invece, hanno detto che era una cosa buona e giusta che finalmente era stata fatta.

Allora, vogliamo rivolgerci in particolare proprio agli operai, portando una realtà a loro più vicina.
Pensate, operai, se domani (e questo non è affatto detto che non accadrà tra breve) il governo, coll'accordo dei padroni e dei sindacati collaborazionisti, facesse una legge per tagliare il numero (già molto basso, tra l'altro) dei delegati nelle RSU. Sarebbe una legge a favore o contro gli operai?
Certo, sappiamo che buona parte degli attuali delegati, per il sistema blindato di votazione e il controllo dei vertici sindacali, nonchè per un bastardo opportunismo degli stessi delegati, per cui una volta eletti invece di fare di più usano il loro ruolo per lavorare di meno, mettersi in permesso sindacale, fregarsene di rappresentare i lavoratori, ecc.. Sappiamo bene tutto questo.
Ma lo scopo per cui governo, padroni, vertici sindacali taglierebbero il numero dei delegati sarebbe per difendere meglio gli operai o meno?
Col taglio, rimarrebbero i buoni delegati, quelli che si fanno il "mazzo", che rischiano anche personalmente, o i lecchini del padrone e dei capi?
Ogni operaio può ben capire che lo scopo sarebbe di avere meno delegati che "rompono le scatole" a
padroni e capi, meno delegati ma più sotto controllo delle segreterie sindacali, i cosiddetti "fidati" che non rispondono ai lavoratori che li hanno eletti, che non agiscono secondo la loro coscienza, ma che rispondono solo ai loro "padrini". Quindi lo scopo sarebbe ancor meno democrazia sindacale!
Con meno delegati e più controllati dai vertici sindacali, passerebbero più facilmente accordi nazionali e aziendali sempre più di peggioramento per i lavoratori.
I delegati ridotti diventerebbero veramente solo una "casta", lontani dalla condizione e problemi dei lavoratori, e quello che spesso succede nelle grandi fabbriche, in cui a volte i lavoratori non hanno mai visto, non sanno come contattare quello che dovrebbe essere il loro delegato, si moltiplicherebbe per 100: delegati? E chi li ha visti?...

Ecco, se guardiamo in questa ottica il taglio dei parlamentari - anch'essi frutto non di una invenzione a tavolino, ma essenzialmente della forza delle masse popolari e delle loro rappresentanze politiche dopo la Resistenza, perchè i lavoratori, le masse fossero molto presenti attraverso i parlamentari da loro eletti  - capiamo perchè il taglio è una controriforma, che usa il danno (costi dei parlamentari, loro ruolo di "scaldapoltrone" o, peggio, di fare e approvare leggi contro lavoratori e popolazioni) che oggi gli stessi che plaudono al taglio dei parlamentari (sia da destra che da "sinistra") hanno fatto in tutti questi decenni, per dare la beffa a parole e un nuovo fondamentale passaggio verso la cancellazione di ogni residuo di democrazia, sia pur borghese.    

Dal numero "Speciale governo" del giornale proletari comunisti:
Il taglio dei parlamentari lungi dall’essere un attacco alla casta, ai costi della politica, ne è una vera esaltazione, perchè è del tutto evidente che riducendo il numero dei parlamentari l’effetto immediato è meno parlamentari che però contano molto di più, che hanno nelle mani molti più soldi e leve finanziarie, molto più potere reale, mentre si riduce la platea degli eletti e in generale anche degli elettori. Quindi è una riforma pro casta e antidemocratica. E’ una riforma che va esattamente nella direzione di Salvini e Renzi, perchè aumenta il peso e la possibilità di maggioranze anche assolute del primo partito. Con la riduzione dei parlamentari se si votasse oggi la maggioranza assoluta di Salvini sarebbe scontata. A parlamenti ancora più saldamente nelle mani del partito di maggioranza, corrispondono governi più forti e dittatoriali che hanno meno ostacoli nel far passare leggi e decreti. Per di più, evidentemente, questo tipo di situazioni riduce enormemente le possibilità di liste democratiche minori di entrare nel parlamento.
Quindi, la riduzione del numero dei parlamentari è una riforma reazionaria che va denunciata e combattuta...
Nella democrazia borghese - occorre spiegare agli operai, masse popolari, forze democratiche – più si rafforzano i poteri dei governi e si rende difficile rimuoverli, più aumenta la loro capacità di essere “comitati d’affari della classe dominante”...
Altro punto di questa riforma è la riduzione degli elettori del presidente della Repubblica, nonché la partecipazione dei governatori all’assemblea di palazzo madama. Anche questo vuol dire aumentare il peso dei partiti maggiori nelle elezioni del presidente della Repubblica e rendere il presidente della Repubblica ancor meno super partes sin dalla sua elezione,

Da Il Manifesto
"...Il taglio non trova nobiltà – come vorrebbe Di Maio in Tv – nel risibile argomento che meno parlamentari producono meno emendamenti, meno leggi, norme più chiare e cittadini più felici. Dovrebbe almeno sapere che da lungo tempo sulla qualità e quantità delle norme è decisivo il governo.
Un parlamento debole e delegittimato favorisce l’assalto presidenzialista, che già si avvia in chiave pre-elettorale a firma del duo Salvini-Meloni... Ovvia anche la riduzione dei rappresentanti regionali nell’elezione del capo dello Stato..."

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