Per
rispondere pubblicamente alle condanne della magistratura
schierata con il potere, per denunciare i nuovi livelli repressivi,
l’ attacco al diritto di sciopero e al protagonismo dei lavoratori
immigrati, il Csa Vittoria e il S.I. Cobas insieme agli avvocati
terranno una conferenza
stampa martedì 29 gennaio alle ore 11 nella sala stampa al 3° piano
del Palazzo di giustizia di Milano.
Inviamo alcune riflessioni a caldo, che invitiamo a far girare, sulla pesante condanna per lo sciopero della logistica alla DHL di Settala (MI)
Inviamo alcune riflessioni a caldo, che invitiamo a far girare, sulla pesante condanna per lo sciopero della logistica alla DHL di Settala (MI)
La
sentenza dell’ 8 gennaio per lo sciopero davanti ai
cancelli della DHL di Settala del marzo 2015 parla da sola: 1 anno e
8 mesi al Coordinatore nazionale del S.I. Cobas e ad altri compagni e
delegati DHL del S.i.Cobas e del C.s.a Vittoria; 2 anni 3 mesi e 15
giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria;
e 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria. Una sentenza che rappresenta un atto repressivo inaudito per la sua gravità perché scientificamente comminata quale atto intimidatorio e segnale politico ad un’opposizione di classe che sta trovando una sua strada nella concretezza nelle lotte provando a indicare una prospettiva più complessiva di trasformazione dei rapporti di produzione.
Non
ci sentiamo certo vittime e sarebbe quasi ridicola la formulazione di
questa sentenza per una giornata di mobilitazione dove non si è
registrato alcun benché minimo atto di tensione, come dimostrato da
tutto l’iter processuale e dalla stessa richiesta d’assoluzione
da parte del PM, se non fosse che proprio questo dato è quello
che segnala la portata di questo attacco repressivo così grave e
sopra le righe persino da un punto di vista giuridico. Il dato
sostanziale che però ci interessa sottolineare è come questa
condanna rappresenti una chiara rappresaglia e monito preventivo
contro chi prova ad essere realmente opposizione di classe,
lottando giorno dopo giorno per condizioni di vita e di lavoro
migliori, in una prospettiva che è però quella
di trasformazione radicale di una società basata sullo
sfruttamento di classe. Un’opposizione di classe che non si pone su
un piano di compatibilità generale, tenendosi ben al di fuori dal
teatrino della politica istituzionale, che prova a dare
organizzazione ad un immaginario che renda possibile e
praticabile l’idea di una società senza più classi né
sfruttamento. Questa è anche una sentenza che dichiaratamente si
pone quale ulteriore elemento di un’escalation repressiva di
ciò che si rappresenta come una guerra a bassa intensità che
ha visto dei compagni e delle compagne del Vittoria ricevere a fine
dicembre 2018 una condanna a diversi mesi per la loro partecipazione
alla lunga ed eccezionale lotta all’Esselunga di Pioltello (che
record 2 condanne in venti giorni), che ha visto un pesante attacco a
militanti del movimento per il diritto all’abitare a Milano come a
Cosenza come in altre città d’Italia, con l’accusa (anche questa
ridicola se non fosse gravissima) di organizzazione a delinquere con
la finalità di occupare le case e dare un tetto a chi non se lo
potrebbe altrimenti permettere.
e 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria. Una sentenza che rappresenta un atto repressivo inaudito per la sua gravità perché scientificamente comminata quale atto intimidatorio e segnale politico ad un’opposizione di classe che sta trovando una sua strada nella concretezza nelle lotte provando a indicare una prospettiva più complessiva di trasformazione dei rapporti di produzione.
E
citiamo solo gli ultimi atti che da un punto di vista qualitativo ci
sembra vadano oltre la “normalità” repressiva scusandoci per
eventuali dimenticanze. Questa sentenza che, anticipandolo, si
colloca inoltre nel solco delle scelte repressive del
razzista e xenofobo decreto “sicurezza”, arriva dopo un
susseguirsi di denunce, fermi, cariche poliziesche,
intimidazioni ai delegati e ai lavoratori del S.I. Cobas, fino ad
arrivare alla denuncia per “estorsione” al coordinatore nazionale
colpevole unicamente di essere quadro dirigente di un sindacato che
ha sconquassato i tavoli del potere e del comando dei padroni della
logistica collusi con organizzazioni malavitose.
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