Pubblichiamo l'editoriale del giornale dei compagni brasiliani - la cui lotta sosteniamo incondizionatamente; ciò non toglie che non condividiamo il giudizio che essi danno su Bolsonaro, manca la chiarezza che esso è un governo fascio/golpista e populista, che non è una mera continuità nella gestione degli interessi del capitalismo burocratico, ma un cambio e un salto di qualità sia sul piano interno che sul piano internazionale - l'asse Trump/Bolsonaro si riflette già nella nuova strategia interventista e golpista in Venezuela, che richiede un cambio all'interno della strategia politica militare della guerra popolare. Su questo torneremo nei prossimi mesi.
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Bolsonaro
ha fatto la sua campagna ripetendo lo slogan di essere "contro tutto ciò che
c’è". Pescatore di acque torbide, ha cavalcato l'insoddisfazione delle masse già
disilluse dalla mancanza di un cambiamento effettivo che potesse venire dal
governo del PT, che la facesse finita con la disoccupazione e per condizioni
degne di educazione, salute e sicurezza.
Dopo
la "pugnalata", ha lasciato il palco per i social network per proclamare di
essere un inviato di Dio, che "gli aveva appena salvato la vita". Con il
sostegno dell’"Onnipotente" cielo e dell’"onnipotente" terra (il mercato),
Bolsonaro è stato “acquisito” dagli alti comandi delle forze armate reazionarie,
che si erano già messe in moto per il piano di colpo di stato militare
preventivo contro l'inevitabile ribellione delle masse, un popolo già stanco di
tanti misfatti, ingiustizie e marciume.
Eletto,
come al solito, ha lasciato al mercato la direzione della politica economica;
questa, fatta per mano di un avventuriero speculatore, segugio dichiarato
dell'imperialismo yankee. Tale era l'ansia del
vendipatria Paulo Guedes che appena in dieci giorni di governo apparvero le prime collisioni con la demagogia pseudo-nazionalista di Bolsonaro. Si veda il caso di Embraer.
vendipatria Paulo Guedes che appena in dieci giorni di governo apparvero le prime collisioni con la demagogia pseudo-nazionalista di Bolsonaro. Si veda il caso di Embraer.
La
formazione di un governo sotto tutela degli alti comandi delle forze armate per
portare alle estreme conseguenze la sottomissione nazionale, lungi dall'essere
una panacea, aggraverà soltanto la più profonda crisi del capitalismo
burocratico, base di ogni crisi politica e morale in cui si trascina il Brasile.
La centralizzazione della politica economica nelle mani del mercantilismo di
bassa lega lascia già capire chiaramente come vengono gestiti i diritti da chi
gestisce i monopoli della stampa. Con i superpoteri di cui sono stati investiti
gli agenti Yankee e sceriffi del "Lava Jato", la crociata moralizzatrice che ha
peggiorato la crisi all'interno delle classi dominanti locali ora approfondirà
la povertà e la miseria per i lavoratori e la sua più crudele repressione con il
regime poliziesco.
Come
ha fatto Bolsonaro nel suo primo giorno, abbassando il salario minimo, così
prepara le altre misure che hanno lo scopo di esacerbare lo sfruttamento della
forza lavoro e il peggioramento del benessere sociale, dell’istruzione, della
sanità e l'ulteriore militarizzazione dei siti abitativi con il conseguente
aumento della repressione e del genocidio dei poveri, dando libero sfogo alle
pratiche e agli istinti sanguinari in cui le Forze armate venivano addestrate ad
Haiti.
Dichiarando
che la questione ideologica viene prima della corruzione (intendendo la
questione ideologica come questioni di "genere", "correttezza politica" e
"marxismo culturale"), al di là della difesa della consegna del territorio
patrio come base militare yankee, Bolsonaro usa tutto ciò come una cortina di
fumo per coprire la continuità del politicantismo del "do-ut-des" e per forgiare
una giustificazione ideologica per il suo progetto giallo-verde vendipatria.
Come
mostrato nei sondaggi, il popolo brasiliano ripudia questo nefasto e
sghignazzante riavvicinamento da lacchè con gli Stati Uniti, che ha aperto
troppo il gioco e irritato la caserma, da coloro che aborriscono questo atto a
coloro che, negli alti comandi, prendono parte a queste trattative di tradimento
verso la patria, ma si dissimulano cercando di influenzare l'opinione pubblica
per la realizzazione di questo crimine.
Dando
la priorità alla costruzione di prigioni invece di investire nella creazione di
posti di lavoro, la cui mancanza condanna già 27 milioni di brasiliani,
Bolsonaro e Moro mirano solo alle politiche repressive delle conseguenze di una
società semi-coloniale e semi-feudale, mettendo in scena per il pubblico quel
dramma che è già diventato la sicurezza pubblica. La gravità della crisi,
tuttavia, va ben al di là della crisi fiscale del vecchio stato, utilizzata
opportunisticamente per accelerare la "riforma delle pensioni", vale a dire, la
distruzione della sicurezza sociale per far rispettare il sistema di sicurezza
privata consegnato alle banche.
Le
classi dominanti locali - grande borghesia e latifondisti - e gli imperialisti,
principalmente Yankees, sanno che non possono più mantenere il dominio senza una
nuova ristrutturazione del vecchio stato, sia nei modi costituzionali della
centralizzazione assolutista del potere nell'esecutivo, o lungo le linee del
fascismo aperto. In questo tentativo dovranno, prima o poi, strappare di nuovo
le loro maschere e il loro velo democratico. Nel problema agrario-contadino
(rottura o mantenimento del sistema latifondista della proprietà della terra) e
nazionale (mantenimento della sottomissione nazionale o nazionalizzazione delle
banche, dell'industria, dei trasporti, del commercio estero, della produzione
nazionale, della ricerca e sviluppo tecnologico nazionale, tutto in forma
autocentrata e autosufficiente) c’è il nodo gordiano della tragedia
nazionale.
L'esperienza
politica nazionale dei successivi governi, dei partiti più diversi, ha provocato
fallimenti e frustrazioni delle masse popolari rispetto alle loro più piccole
necessità. Ciò ha portato sempre più grandi contingenti di masse a rendersi
conto che solo la fine di questo sistema di sfruttamento e oppressione può
soddisfare i loro bisogni primari, i bisogni spirituali e quelli di una nazione
liberata e giusta. Gli inganni elettorali e messianici possono solo posticipare
la loro fine necessaria, perché con ciò reprimono soltanto di più, fanno
fermentare e potenziano la ribellione.
Pertanto,
i gravi problemi del nostro paese hanno radici profonde, essendo la questione
democratica e nazionale la più difficile della nostra storia, in attesa di
soluzione. La richiesta di questa soluzione fa crescere soltanto l’immenso
accumulo di energia per convertirla in fatti. Solo la profonda e radicale
rivoluzione democratica può darle soddisfazione. Questa situazione è
indipendente dalla volontà di chiunque. Questo è il motivo per cui
l'imperialismo, specialmente Yankee, e i suoi lacchè delle colonie, in
particolare i loro gendarmi dell'alto comando delle Forze Armate che adorano
l'anti-comunismo malato, tremano all'idea stessa di rivoluzione. Proprio per
questa ragione hanno bisogno di demonizzarlo fino all'esaurimento.
La
crisi politica non è finita (coloro che parlano di "unione nazionale" si
ingannano), ma ha solo cambiato la sua qualità. L'avvento del governo di
Bolsonaro ha portato al centro di questa crisi l'ultimo bastione di sostegno del
sistema obsoleto di sfruttamento e oppressione in totale decomposizione: le
Forze Armate, attraverso il suo alto comando. L'inevitabile fallimento
dell'attuale governo e del regime in gestazione sarà proprio di coloro che, in
definitiva, sono responsabili della tragedia brasiliana, al contrario di ciò che
predicano ai quattro venti. Tutto ciò che è marcio è per la mancanza di una
trionfale rivoluzione democratica, i cui tentativi nella nostra storia sono
stati schiacciati da questa gendarmeria di ferro, fuoco e sangue. Tale crisi
darà inizio anche alla fine della sua mistificazione patriottica come difensore
del popolo e del paese.
Inoltre,
le contraddizioni dell'attuale regime in formazione non sono poche e non così
piccole. La frazione compradora della grande borghesia domina con Paulo Guedes,
ma la frazione burocratica ha i suoi generali "nazionalisti", i suoi portavoce
presenti nella direzione del governo. Bolsonaro chiacchiera tra i due. Fino a
che punto e quando, egli, governando solo con le diatribe, servirà per il piano
controrivoluzionario in corso di coloro che hanno fatto nascere il suo governo
per metterlo in pratica?
La
lotta di classe, signori, continua, e ad un nuovo livello!
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