OGR di Bologna: ennesimo operaio morto
Muore d’amianto anche Giovanni Malagoli, a pochi giorni da Mario Giovanni Perin (**)
Le istituzioni non devono ricordarsi dell’amianto solo nei giorni dei funerali. L’unico modo per elaborare veramente questi lutti senza fine è riflettere sul passato ma contemporaneamente agire nel presente.
Invece: i dati 2018 sull’amianto nell’acqua “potabile” parlano di 13 campioni positivi su 47 nella città di Bologna: il 27.6%.
Mentre si allunga la strage OGR a Bologna si temporeggia colpevolmente sulla bonifica delle reti acquedottistiche. Alla faccia della prevenzione.
- È necessaria una indagine capillare per giungere al riconoscimento e risarcimento di tutte le vittime della attività produttiva dell’OGR (ovviamente anche della Casaralta e di altri siti);
- Abbiamo denunciato a più riprese che sono stati riconosciuti, e neanche in maniera esaustiva, solo i mesoteliomi e una parte dei tumori polmonari;
- La coorte OGR ha visto un eccesso di casi che sono passati in sordina: linfomi non Hodgkin, tumori del rene e gastroenterici; DEVONO ESSERE RIESAMINATI E RISARCITI RETROATTIVAMENTE;
- Il sito ha peraltro visto la presenza di ulteriori rischi oltre all’amianto, rischi che hanno certamente agito in maniera sinergica; fermo restando che l’amianto è in grado anche da solo di causare sia tumori gastroenterici che renali e altri ;
- Mentre esprimiamo sentimenti di lutto per morti che sono effetto delle esposizioni pregresse a Bologna, grazie a silenzi, inerzie e incompetenze, DENUNCIAMO CHE I CITTADINI CONTINUANO A BERE AMIANTO EROGATO GRATUITAMENTE DA HERA; i campionamenti positivi nel 2018 a Bologna città sono stati 13 su 47 che vuol dire il 27.6% (oltretutto con una scelta dei siti opinabile in quanto potrebbero essere non sufficientemente rappresentativi);
- Il sito OGR è stato incluso tra i SIN –siti di interesse nazionale – nel dicembre 2017; non siamo affatto contrari ma vi sono alcune questioni: a) come mai non è stata convocata una conferenza dei servizi per discuterne b) come mai vengono destinate risorse pubbliche per caratterizzare un sito che è stato inquinato da un’azienda che deve invece risponderne economicamente in proprio secondo il principio “chi inquina paga”? Non che siamo sorpresi da questa ennesima grave amnesia…c) come mai si scopre solo adesso che il sito va inserito nei SIN se le Ferrovie hanno sempre dichiarato che l’amianto era sparito da decenni?
Occorre risarcire danni materiali e morali già avvenuti ma anche prevenire che non se ne verifichino altri.
Bologna. 25.1.2019
(*) Vito Totire è presidente AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute
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