Non è la prima volta che l’Arma dei Carabinieri è coinvolta in casi di stupro. Prima di Firenze ci fu l’abuso nella caserma del Quadraro, a Roma
L’ordinaria
narrazione tossica, come in altre occasioni, questa volta si
abbatte sulle due donne americane che hanno denunciato di essere
state stuprate da due carabinieri, ora indagati, a Firenze. In
fondo in fondo anche loro, come le tutte le altre, in qualche
modo “se la sono cercata”. “Avevano bevuto”, “avevano fumato”,
“non hanno urlato” addirittura il “Secolo XIX” ha riportato la
bufala che “hanno inscenato il tutto per riscuotere i soldi
dell’assicurazione”. Abbiamo così scoperto che comunque molte
donne negli Stati Uniti si assicurano contro lo stupro, tant’è
frequente.
E’ vero, lo hanno ammesso, erano state in discoteca, avevano bevuto, fumato per questo il loro racconto potrà essere un po’ confuso. “Il giornale”, in uno strenuo tentativo di difendere l’Arma, ha addirittura insinuato che “Innanzitutto bisognerebbe capire se i carabinieri siano davvero tali; quanto le due avessero bevuto; se qualche millantatore non si sia presentato ai loro occhi ingannandole”.
E’ vero, lo hanno ammesso, erano state in discoteca, avevano bevuto, fumato per questo il loro racconto potrà essere un po’ confuso. “Il giornale”, in uno strenuo tentativo di difendere l’Arma, ha addirittura insinuato che “Innanzitutto bisognerebbe capire se i carabinieri siano davvero tali; quanto le due avessero bevuto; se qualche millantatore non si sia presentato ai loro occhi ingannandole”.
Ricordiamoci
che abusare di una donna che “non è in sé” è un aggravante non
un invito allo stupro. E se queste due giovani donne hanno avuto
anche solo la percezione di essere stuprate quello è stupro.
“Non hanno urlato”? Normalmente una donna che subisce violenza
non riesce ad urlare, lo choc blocca le reazioni anche perché si
teme per la propria vita. In questo caso poi abbiamo due uomini
in divisa e armati, dei quali si fidavano e dai quali non si
sarebbero mai aspettate un’aggressione.
Ora
si aspettato i referti sul Dna raccolto. Sicuramente dimostrerà
che i due carabinieri sono responsabili. E allora comincerà il
balzello sulla consenzienza. Infatti è di poche ore fa la
notizie che uno dei due carabinieri indagati ha ammesso il
rapporto sessuale con una delle due donne, ma “Non c’è stata
violenza, è stato un rapporto consenziente”.
Per
fortuna l’avvocato di una delle due donne, Gabriele Zanobini,
ricorda che la violenza sessuale “non si consuma solo con la
violenza fisica o con la minaccia. Si consuma anche, e lo dice
il codice penale, abusando delle condizioni di inferiorità
psichica o fisica al momento del fatto. E le due ragazze erano
in una situazione alterata, anche a causa dell’alcol. In questa
fattispecie segnalata dal codice penale il non consenso è
implicito”.
L’Arma
già coinvolta in casi di stupro
Non è
la prima volta che l’Arma passa alla cronaca per casi di stupri.
Nel febbraio 2011, nella locale caserma dei carabinieri del
Quadrato, a Roma, una donna di 32 anni denunciò di essere stata
stuprata da 4 carabinieri e un vigile urbano mentre era in stato
di fermo – rinchiusa in cella di sicurezza - con l’accusa di
furto. Il vigile urbano Francesco Carrara e il carabiniere
Vincenzo Cosimo Stano furono condannati con rito abbreviato a 4
anni, altri due carabinieri, Leonardo Pizzarelli e Alessio Lo
Bartolo, rinviati a giudizio, e di loro si sono perse le tracce.
Viene
da chiedersi se e quanti altri casi di stupri in caserma o no si
siano verificati. Di donne che, già normalmente temono di
denunciare perché sanno che il rischio di passare da vittima a
imputata è alto, figuriamoci quando lo stupratore è un uomo in
divisa e armato.
E' necessario più che mai tornare nelle piazze ORA.
La partita degli immigrati si sta nuovamente giocando sulla pelle delle donne.
La modalità con cui lo stupro di Rimini e quello di Firenze sono affrontate dai giornali e dalla politica
istituzionale ne sono la prova.
Andiamo sotto le testate giornalistiche a urlare e denunciare le responsabilità della stampa nella
costruzione di una propaganda razzista e sessista che alimenta violenza verso i migranti da un lato,
e cultura dello stupro dall'altra.
Sotto le caserme a ribadire che i militari stuprano da sempre e che la sicurezza la fanno le donne
che attraversano le strade e che si sostengono a vicenda.
Scendiamo in piazza a ricordare che lo stupratore non ha passaporto e che, non solo ha le chiavi di
casa, ma a volte ti ci accompagna pure.
Non facciamoci strumentalizzare, lo abbiamo impedito in passato, ma è necessario tornare a ribadirlo.
Siamo una marea..quindi torniamo ad inondare le strade della nostra forza.
Francesca Nudm Roma
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