Le vacanze dei ceti agiati passano, ma le riflessioni ed il disagio sociale lo ritrovi immutato e più grave, per quanto si cerchi di troncare e sopire.
Un silenzio benevolo dei media da sempre copre un terribile primato di Torino. Il problema della casa rappresenta un punto nodale di tutte le contraddizioni economiche.
Le statistiche ISTAT 2016 proclamano la città di Torino capitale dello sfratto.
3388 nuclei familiari sono stati buttati fuori di casa solo nel 2016 per l'impossibilità di sostenere gli affitti.
Sono numeri che si vanno ad aggiungere alla lunga lista di famiglie in attesa di un'abitazione
popolare sostenibile: oltre 17.000 nuclei familiari in stand by da anni.
La causa di questo problema è strutturale. Il capitalismo mangia l'esistenza delle classi popolari.
Torino è da anni una città in terminale decadenza industriale, con una pesantissima crisi occupazionale e di reddito.
La prima cosa che non si riesce a pagare è il prezzo del tetto dove si vive, anche se una Costituzione svuotata sembra ancora vanamente rantolare di un "diritto alla casa".
I regali fatti dalla politica alla Fiat, alle industrie, alle banche, alle lobby dei grandi eventi non solo non hanno creato un briciolo di occupazione, ma hanno generato un debito pubblico gravato da derivati, in favore degli stessi speculatori che hanno succhiato ricchezza alla città.
Quest'ultimo, il signor debito e il suo compagno bilancio, è anche la scusa che utilizzano le amministrazioni pubbliche per non dare mai una risposta strutturale: non ci sono i soldi, la priorità è il bilancio, possiamo distribuire briciole.
L'emergenza abitativa e l'edilizia residenziale pubblica ricadono anch'esse sotto questo ricatto.
In realtà sotto la "legalità di bilancio", sotto la "stabilità", si cela il tradimento di chi ha preso i voti illudendo sull'inizio di un nuovo riscatto sociale a favore delle classi deboli.
Chi tutela ad ogni costo il bilancio, tutela gli speculatori che si arricchiscono sul debito di quel bilancio.
A volte sono quelle stesse banche che chiedono gli sgomberi e la vendita delle case di cui è impossibile pagare il mutuo, le stesse lobby finanziarie che hanno promosso i debiti pubblici per i grandi eventi, gli stessi industriali, come la Fiat, che hanno ottenuto di sbolognare a prezzo oneroso al Comune di Torino le aree dismesse, intascando soldi pubblici dietro promesse occupazionali mai mantenute.
Il tradimento della politica sta nel rifugiarsi dietro le soluzioni "legali", che oggi sono divenute un modo per non decidere mai in favore delle classi popolari.
Prima il PD, poi il M5S, al governo della città, hanno suonato, con note diverse, lo stesso mantra.
Spesso rimane nei gangli di potere comunale la stessa nomenklatura che aveva collaborato al tempo in cui veniva formato il debito.
Paolo Giordana, punto di riferimento della nuova amministrazione pentastellata, "classe 1976, entra a Palazzo Civico quando Chiara Appendino frequenta ancora le scuole medie. È il 1997, governa il sindaco Castellani, e Giordana fa lo staffista per il liberale Paolo Peveraro, assessore. Fra le sue collaborazioni si registra quella con il capogruppo (in Consiglio) di An Ferdinando Ventriglia, fra il '99 e il 2001. Dopodiché, fra il 2006 e il 2010, ha lavorato con l'assessore Pd Alessandro Altamura in qualità di funzionario di staff. Ex seminarista, nel suo curriculum spuntano esperienze come analista finanziario per Europe Invest e Intesa San Paolo."(http://formiche.net/blog/2017/…/10/paolo-giordana-appendino/).
Paolo Peveraro, per il quale Giordana ha lavorato, è personaggio noto. Proviene dall'establishment finanziario: pupillo del banchiere Enrico Salza, soprannominaro "indebitator", . E' stato nella giunta Castellani e poi in quella Chiamparino del Comune di Torino a riempire di derivati il bilancio comunale in vista delle Olimpiadi. Poi è migrato in Regione, ed anche qui con la Bresso ha riempito hanno riempito il bilancio di debiti con strumenti finanziari derivati.
Ora Paolo Peveraro è rimasto Presidente IREN, la megautility dell'energia in cui è socio il Comune e e la Regione. L'altro Paolo, il suo staffista Giordana, è rimasto nelle strutture di potere pubblico come capo di gabinetto della giunta Appendino.
Non si fatica a capire perché la priorità è sempre la tutela degli interessi degli speculatori del debito…
Gli alloggi sfitti a Torino restano invece sempre oltre le 50.000 unità.
Case senza gente. Gente senza case.
Eppure, in tema di emergenza casa, la legge che si invoca a tutela del credito speculativo, se usata a favore del popolo, potrebbe legittimare ordinanze di esproprio degli immobili lasciati sfitti dagli speculatori o dalle stesse banche, al fine di adibirle a ricovero per emergenza abitativa.
Si chiama "requisizione in uso per motivi contenibili ed urgenti in materia di sanità, igiene e polizia locale".
E' prevista dall'art. 38 comma 2 della Legge 142/1990, il quale stabilisce che "Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti in materia di sanità ed igiene, edilizia e polizia locale al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini; per l'esecuzione dei relativi ordini può richiedere al prefetto, ove occorra, l'assistenza della forza pubblica."
17000 nuclei familiari sono un'emergenza, pari, per numero ed incidenza sociale, a quella dei nuclei familiari sfollati per un evento naturale.
17000 famiglie attendono che i propri interessi vengano preferiti a quelli delle banche e degli interessi padronali che hanno succhiato la ricchezza collettiva e continuano a succhiarla con lo sfruttamento del lavoro, con la speculazione sul debito, colla speculazione sugli immobili.
17000 famiglie ancora una volta tradite.
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