L’appello a Minniti sull’ex-Moi: “L’illegalità va combattuta ora”
... contestatori e uno striscione («Respingimenti in mare e lager per migranti: tradimento dei valori della Resistenza») tenuti lontanissimi dagli agenti mentre un altro striscione («Minniti boia») veniva dispiegato sulla passerella che collega il Sacro Volto all’ex-Teksid...
Come già si sapeva, sull’ex-Moi e sul progetto per svuotare le palazzine e
sistemare, nei prossimi 3 anni, i profughi occupanti assisteremo a uno scontro
all’arma bianca fra gli eterni duellanti: il Pd battuto alle elezioni anche per
colpa di situazioni esasperanti per i cittadini come l’ex-villaggio olimpico, e
i nuovi amministratori grillini che durante la campagna elettorale inondarono di
improperi l’avversario Fassino, accusandolo di fare nulla.
«Appendino non si illuda»
Battaglia per ribadire che se la sindaca Appendino pensa nei prossimi tre
anni, in virtù del piano di sgombero realizzato grazie al Governo e al Viminale
in primis e traguardato al 2020, di poter vendere come risolto un problema che risolto non è, si sbaglia di grosso.
Ieri, alla Festa dell’Unità di corso Umbria, blindata come non mai per accogliere il «capufficio», cioè il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ad accendere le polveri ci ha pensato il senatore Stefano Esposito che quando c’è da menare metaforicamente le mani non si tira mai indietro. Una blindatura violata, si fa per dire, da cinque contestatori e uno striscione («Respingimenti in mare e lager per migranti: tradimento dei valori della Resistenza») tenuti lontanissimi dagli agenti mentre un altro striscione («Minniti boia») veniva dispiegato sulla passerella che collega il Sacro Volto all’ex-Teksid.
Il senatore Esposito ha ricordato che il Viminale ha investito un milione nel progetto di sgombero dell’ex-Moi, «denaro - ha chiesto Esposito a Minitti - che deve essere utilizzato per combattere l’illegalità che regna dentro e attorno alle palazzine: non è che ora che c’è il progetto ci dimentichiamo delle condizioni in cui dovranno ancora vivere nei prossimi tre anni i cittadini del quartiere il cui voto, dopo le polemiche in campagna elettorale, ha contribuito a far perdere Fassino». Parole accolte da un Minniti sfinge, tutto compreso nel difendere la sua immagine iper-istituzionale.
«Polemiche? Non replico»
«Non replico alle polemiche, il mio dovere è ascoltare e non chiacchierare»
aveva dichiarato poco prima dal palco a una platea estasiata di avere di fronte
finalmente un leader che fa ciò che dice. Nonostante un Gino Strada che gli dà
dello «sbirro» o una Emma Bonino, i cui seguaci radicali raccolgono anche alla
Festa dell’Unità di corso Umbria per superare la Bossi-Fini. Politiche che
«costano» a Minniti il plauso della destra e le critiche della sinistra, ma che
hanno il pregio di ottenere risultati: gli sbarchi si sono ridimensionati e ora
l’Italia guida la battaglia in Africa per cambiare le condizioni che determinano
un esodo che continuerà e che se non governato «può mettere a rischio le nostre
democrazie». In questo contesto, il relativamente piccolo caso torinese
dell’ex-Moi, è un esempio di «come si debbano e si possano coniugare legalità e
umanità, i due principi ai quali si devono attenere tutte le democrazie». «Sul
Moi - ha ricordato Minniti - ho incontrato la sindaca Appendino perchè è giusto
che ci sia piena e leale collaborazione. Se ci sono palazzi abusivamente
occupati - ha detto Minniti - questi palazzi vanno sgomberati. Per i soggetti
fragili vanno costruite soluzioni alternative. Mi pare che Torino voglia
muoversi in questa direzione. Su questo progetto lavoreremo insieme coniugando
legalità e umanità».
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