Il 41 bis è tortura. Una campagna per dire basta
Dal
7 luglio ad oggi, l’appello del mfpr per la difesa delle condizioni di
vita delle prigioniere politiche – No al 41 bis per Nadia Lioce è
arrivato a oltre 1300 sostenitori.
In molti hanno firmato anche dall’estero e tante donne hanno risposto all’appello. Tantissimi messaggi ci hanno accompagnato con calore, umanità e convinzione in questa campagna, che rilanciamo in occasione del 15 settembre, allargando la solidarietà.
In molti hanno firmato anche dall’estero e tante donne hanno risposto all’appello. Tantissimi messaggi ci hanno accompagnato con calore, umanità e convinzione in questa campagna, che rilanciamo in occasione del 15 settembre, allargando la solidarietà.
Quel giorno a L’Aquila Nadia Lioce
verrà processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle
persone e oltraggio a pubblico ufficiale”. Reati relativi a battiture di
protesta che Nadia avrebbe
messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del 2011 e del 2014, per le quali chi è recluso in 41 bis non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa. Inoltre alle detenute in 41 bis nel carcere dell’Aquila, è vietato detenere più di 2 libri in cella, comunque decisi dal carcere.
In 10 anni, il materiale cartaceo conservabile nelle celle della sezione femminile del 41-bis del carcere dell’Aquila, è passato da 30 a 3 riviste, da 20 a 3 quaderni, agli atti giudiziari dell’ultimo anno e a un solo dizionario.
Negli ultimi anni Nadia Lioce è stata oggetto di ripetuti sequestri di libri, quaderni e altro materiale cartaceo e di cancelleria, già sottoposto a censura e non eccedente la quantità massima detenibile con le varie restrizioni. Le è stato sottratto anche l’elastico di una cartellina porta-documenti e ora la si vuole processare per aver esercitato una legittima protesta, utilizzando per la battitura l’unica cosa disponibile in cella: una bottiglia di plastica con cui avrebbe disturbato il “quieto vivere” di un carcere che l’ha sepolta viva, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile sacrificio della dignità umana! Come chiamare altrimenti questa tecnica di deprivazione psichica e sensoriale, di annichilimento della personalità umana, di annientamento della propria identità, se non tortura bianca?
Con la sentenza della Corte Costituzionale dell’8.02.17, n° 122, questa tortura è stata dichiarata definitivamente legittima. D’altra parte l’approvazione di una legge truffa sul reato di tortura è il sintomo evidente di una malattia ormai conclamata che si chiama moderno fascismo.
Da 14 anni Nadia è ostaggio di questo Stato, che di diritto non ha più niente, da 12 anni è sottoposta a tortura.
Benvenga il processo quindi, ma a questa falsa democrazia, a questo stato di polizia, a questo sistema di sfruttamento, di barbarie e di guerra.
Riprendiamo la campagna per la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce.
Facciamo sì che per il 15 settembre, ci siano almeno 2000 firme, cominceremo a consegnarle al tribunale!
Intasiamo in questi giorni la posta del carcere e del DAP con mail ad oggetto “NO AL 41 BIS PER NADIA LIOCE”! Indirizziamole a cc.laquila@giustizia.it e adgdetenutietrattamento.dap@giustizia.it
da osservatoriorepressione.info
messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del 2011 e del 2014, per le quali chi è recluso in 41 bis non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa. Inoltre alle detenute in 41 bis nel carcere dell’Aquila, è vietato detenere più di 2 libri in cella, comunque decisi dal carcere.
In 10 anni, il materiale cartaceo conservabile nelle celle della sezione femminile del 41-bis del carcere dell’Aquila, è passato da 30 a 3 riviste, da 20 a 3 quaderni, agli atti giudiziari dell’ultimo anno e a un solo dizionario.
Negli ultimi anni Nadia Lioce è stata oggetto di ripetuti sequestri di libri, quaderni e altro materiale cartaceo e di cancelleria, già sottoposto a censura e non eccedente la quantità massima detenibile con le varie restrizioni. Le è stato sottratto anche l’elastico di una cartellina porta-documenti e ora la si vuole processare per aver esercitato una legittima protesta, utilizzando per la battitura l’unica cosa disponibile in cella: una bottiglia di plastica con cui avrebbe disturbato il “quieto vivere” di un carcere che l’ha sepolta viva, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile sacrificio della dignità umana! Come chiamare altrimenti questa tecnica di deprivazione psichica e sensoriale, di annichilimento della personalità umana, di annientamento della propria identità, se non tortura bianca?
Con la sentenza della Corte Costituzionale dell’8.02.17, n° 122, questa tortura è stata dichiarata definitivamente legittima. D’altra parte l’approvazione di una legge truffa sul reato di tortura è il sintomo evidente di una malattia ormai conclamata che si chiama moderno fascismo.
Da 14 anni Nadia è ostaggio di questo Stato, che di diritto non ha più niente, da 12 anni è sottoposta a tortura.
Benvenga il processo quindi, ma a questa falsa democrazia, a questo stato di polizia, a questo sistema di sfruttamento, di barbarie e di guerra.
Riprendiamo la campagna per la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce.
Facciamo sì che per il 15 settembre, ci siano almeno 2000 firme, cominceremo a consegnarle al tribunale!
Intasiamo in questi giorni la posta del carcere e del DAP con mail ad oggetto “NO AL 41 BIS PER NADIA LIOCE”! Indirizziamole a cc.laquila@giustizia.it e adgdetenutietrattamento.dap@giustizia.it
da osservatoriorepressione.info
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