sabato 16 settembre 2017

pc 16 settembre - IL "POSTO" DELLA LOGISTICA - Da interventi al seminario di proletari comunisti

Capire cos'è e come si colloca la logistica nell'organizzazione capitalistica del lavoro è un questione seria, anche per l'ordine, gerarchia che va data nella lotta di classe.

La logistica, come ha ben spiegato nella sua “lezione” il prof. Di Marco al seminario di proletari comunisti (vedi i video pubblicati nei giorni precedenti), è un settore della circolazione delle merci, non della produzione; i costi della circolazione sono necessari per realizzare il profitto, il plusvalore prodotto dagli operai nelle fabbriche, ma appunto non aggiungono valore alla merce.
E' elementare dire che senza produzione non c'è circolazione; la circolazione non può far realizzare al capitalista il profitto se a monte nella produzione della merce non è stato “messo” valore. (certo, senza vendere la merce, questo profitto resta solo potenziale, ma non è certo la circolazione a spiegare l”arcano” della merce).

Chiaramente per i lavoratori, sia che lavorino in fabbrica, che nella logistica non cambia nulla, per il
loro sfruttamento, anzi nella logistica, per varie ragioni oggettive e soggettive, c'è un attacco più spietato ai diritti contrattuali, sindacali dei lavoratori; ma questo non cambia la “gerarchia” né della centralità della classe operaia di fabbrica nel modo di produzione capitalista e del suo essere il “becchino” del capitale, né, conseguentemente, cambia la centralità delle fabbriche, degli operai impegnati nella produzione nella lotta di classe.

Chi ora, nel campo dei movimenti antagonisti o del sindacalismo di base, fa un'operazione di sostituzione dei lavoratori della logistica alla classe operaia, di spostamento della centralità nello scontro di classe, sbaglia coscientemente o incoscientemente.

Il settore della logistica si amplifica sempre più, anche per la crisi, per l'interesse del capitalista a far arrivare prima le merci sul mercato; in questa fase di acuta concorrenza sui mercati nazionali e internazionali la lotta tra i capitalisti è viva e si gioca sull'ultimo centesimo. Nello stesso tempo per l'azione di aggressione, miseria dell'imperialismo nei paesi dipendenti vi è una gran massa di immigrati che, nei paesi come il nostro, viene occupata nella logistica per fare i lavori più pesanti, tagliare pesantemente il costo del lavoro, negare diritti, e ricattare la classe operaia.
Questa situazione - legata al fatto che nella logistica non ci può essere la “normale” attività sindacale, perchè il rapporto di questo settore con le leggi, le normative contrattuali è diverso, questo settore nasce e vive fuori legge; legata anche – e questo è positivo – ad una scarsissima presenza, in molti casi assenza, dei sindacati confederali che quindi non possono fare da contenitori, soffocamento delle lotte, da normalizzatori alle leggi del capitale - fa di questo settore di lavoratori un settore incandescente, e le lotte dei lavoratori della logistica hanno un significativo e crescente peso (a volte potere di contrattazione) legato agli effetti economici a cascata delle interruzioni in questi settori.

Quindi è inevitabile e necessario che i comunisti, che devono organizzare i settori più sfruttati, i settori più disponibili alla lotta, organizzino, essenzialmente al nord, i lavoratori della logistica.
Ma “l'ordine” nella lotta di classe non lo decide la volontà soggettiva dei movimenti, ma il ruolo della classe operaia nel modo di produzione capitalista.

Questo, chiaramente, lo devono comprendere in termini di ruolo centrale nella guerra di classe, per mettere fine a questo sistema di sfruttamento, al lavoro salariato, in primis gli operai organizzati come classe, capaci di unire tutti i settori dei lavoratori più sfruttati e oppressi.
(Sarà un caso che a Bergamo, chi organizza e dirige le lotte dei lavoratori della logistica dello Slai cobas per il sindacato di classe è un operaio della Dalmine di proletari comunisti?).

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