“Ti ammazzerei e invece devo tutelarti”.
“Devi suicidarti”. E ancora: “Per quello che hai fatto devi morire qua”.
Poi botte, pugni, calci ai genitali, cinghiate, vessazioni: torture.
Stamattina sei agenti della polizia penitenziaria in servizio presso la
casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino sono finiti agli arresti domiciliari
nel corso di un’operazione dei colleghi del Nucleo investigativo
centrale. Sono indagati, insieme ad altri “secondini”, di aver commesso
diverse gravi violenze contro detenuti, soprattutto quelli accusati di
reati sessuali, ma non solo. Tortura, abuso di autorità sui detenuti,
violenza e maltrattamenti sono le ipotesi di reato formulate dal
sostituto procuratore Francesco Pelosi e dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta.
L’inchiesta è partita quasi un anno fa quando Monica Gallo,
garante dei detenuti della Città di Torino, ha denunciato in procura
una serie di episodi raccontati da alcuni arrestati....si cominciava con insulti e sputi e proseguivano con calci, schiaffi e pugni. Una delle vittime ha riferito anche di essere stato minacciato: se avesse riferito al medico le vere cause degli ematomi, sarebbe stato picchiato ancora. Per questo avrebbe dovuto dire di esser stato aggredito dal “concellino”.
C’è il caso del detenuto che, appena entrato in carcere, riceve il kit di primo ingresso, con stoviglie, posate, lenzuola, e poi il benvenuto dei “secondini” che, accompagnandolo verso la cella, cominciano a picchiarlo. Viene lasciato nella sua cella senza materasso, costretto a dormire sulla lastra metallica della branda, ma viene anche privato dell’ora d’aria e delle visite mediche richieste. Un altro ancora veniva prelevato di notte dalla sua cella, portato al primo piano e pestato. Quando provava a rialzarsi gli agenti lo prendevano a calci alle gambe e lo spingevano contro il muro.
I racconti raccolti dagli inquirenti sono molti e il lavoro non è ancora concluso. L’indagine, che riguarda non solo le persone ai domiciliari, ma anche altri agenti indagati a piede libero, è ancora in corso per scoprire altri episodi analoghi oltre a quelli finora denunciatna situazione
grave che ormai aveva varcato i muri delle “Vallette”.
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