Notifica di anni di reclusione per 12 attivisti che a vario
titolo parteciparono alla giornata di mobilitazione del 3 marzo 2012
organizzata dal movimento No Tav.
Scrive Nicoletta Dosio: “Ma che cosa pensano di fare con i loro muri e le loro
manette? E che ne sanno di questa nostra vita che con un colpo d’ala sa
liberarsi dalle loro trappole che si chiamano resa e rassegnazione?
Nulla conoscono dell’amore che ci lega a questa terra e alle sue creature fragili, tenaci e belle.Né immaginano la forza dell’ostinata dignità di chi non si piega ai loro giochi di potere né alle loro minacce.
L’erba sa rompere anche il cemento delle prigioni e l’acqua, a lungo andare, scava la pietra tenace. Chi la dura, la vince, e noi lo sappiamo….
Contro il breve tempo dei loro profitti, il lungo tempo della nostra lotta.”
I fatti. A seguito di una partecipatissima assemblea in piazza del
mercato a Bussoleno, il 3 marzo 2012, si decise di dividersi in due
gruppi: uno si mosse in corteo a Bussoleno, un altro si diresse ad
Avigliana per contestare le dichiarazioni provocatorie dell’allora
premier Monti e liberare i caselli di una delle autostrade più care
d’Italia, la Torino Bardonecchia, che dal lunedì della stessa settimana
fino al giovedì era già stata occupata in maniera permanente dal
movimento.
Erano giorni di intensa mobilitazione: Luca Abbà pochi giorni prima era stato fatto cadere dal
traliccio e lottava tra la vita e morte. Le mobilitazioni coinvolsero migliaia di persone in tutta la valle, scontri ed occupazioni si susseguivano per lanciare al paese intero un messaggio di determinazione contro il sistema del Tav e le forze dell’ordine che con violenza continuavano ad imporre la loro presenza.
Erano giorni di intensa mobilitazione: Luca Abbà pochi giorni prima era stato fatto cadere dal
traliccio e lottava tra la vita e morte. Le mobilitazioni coinvolsero migliaia di persone in tutta la valle, scontri ed occupazioni si susseguivano per lanciare al paese intero un messaggio di determinazione contro il sistema del Tav e le forze dell’ordine che con violenza continuavano ad imporre la loro presenza.
In questo
procedimento giunto oramai a conclusione la società concessionaria
dell’autostrada A32 la Sitaf (da sempre parte attiva nei lavori per la
Torino-Lione), si era costituita parte civile chiedendo un risarcimento
di 25.ooo euro per mancati pedaggi e danno di immagine, poiché secondo
loro le mobilitazioni del Movimento No Tav avrebbero fatto crollare in
quei giorni il “turismo” in Val di Susa.
Ipocrita affermazione, già sappiamo, nel momento in cui è chiaro a tutti che il vero nemico del turismo in Val di Susa sarebbe l’avvio del cantiere definitivo della Torino- Lione, con le sue ricadute concrete, l’inquinamento e la militarizzazione del territorio.
Di questo processo non dimenticheremo le domande ai testimoni sui toni e le posture dei soggetti processati, i riconoscimenti non effettuati o errati da parte del personale di polizia (con in mano annotazioni, foto e di fronte al video) sollecitati e suggeriti dal pm e, nell’incapacità di farli, rinviati all’udienza successiva, il tentativo di ricondurre un clima nella realtà disteso (tutti gli automobilisti citati come testimoni dall’accusa si sono dichiarati tranquilli e per nulla minacciati) ad una dimensione di pericolo e violenza.
Non dimenticheremo, soprattutto, come secondo la polizia la caduta di Luca dal traliccio sia stato un evento “romanzato” dal movimento No Tav, trattandosi semplicemente di un gesto sconsiderato da parte dell’attivista (il poliziotto rocciatore, sempre secondo loro, non seguiva Luca mettendolo in pericolo, ma lo voleva solamente invitare a scendere).
Ipocrita affermazione, già sappiamo, nel momento in cui è chiaro a tutti che il vero nemico del turismo in Val di Susa sarebbe l’avvio del cantiere definitivo della Torino- Lione, con le sue ricadute concrete, l’inquinamento e la militarizzazione del territorio.
Di questo processo non dimenticheremo le domande ai testimoni sui toni e le posture dei soggetti processati, i riconoscimenti non effettuati o errati da parte del personale di polizia (con in mano annotazioni, foto e di fronte al video) sollecitati e suggeriti dal pm e, nell’incapacità di farli, rinviati all’udienza successiva, il tentativo di ricondurre un clima nella realtà disteso (tutti gli automobilisti citati come testimoni dall’accusa si sono dichiarati tranquilli e per nulla minacciati) ad una dimensione di pericolo e violenza.
Non dimenticheremo, soprattutto, come secondo la polizia la caduta di Luca dal traliccio sia stato un evento “romanzato” dal movimento No Tav, trattandosi semplicemente di un gesto sconsiderato da parte dell’attivista (il poliziotto rocciatore, sempre secondo loro, non seguiva Luca mettendolo in pericolo, ma lo voleva solamente invitare a scendere).
Il
9 marzo 2017, 5 anni dopo i fatti, il pm con l’elmetto Rinaudo chiese
circa 40 anni di carcere complessivi, con pene dai 3 ai 4 anni che il
tribunale poi trasformò in 1 o 2 anni a seconda dei casi, per reati
talmente irrilevanti (blocco del traffico, violenza privata ma
soprattutto il famigerato concorso) da sembrare sin dal primo grado una
chiara condanna politica, in continuità con gli intenti persecutori più
volte avvallati e palesati dai giudici torinesi.
Oggi
i vari gradi di processo sono giunti al termine e con il ricorso
respinto da parte della Cassazione inizia un conto alla rovescia prima
che le misure diventino esecutive (c’è possibilità entro 30 giorni di
fare richiesta di misure alternative, poi si attenderà l’udienza del
tribunale di sorveglianza ecc…). A diversi No Tav, è bene sottolinearlo,
oltre a questa condanna hanno sospeso precedenti condizionali, facendo
aumentare il periodo di reclusione ben oltre i due anni. Per altri
invece è la prima condanna in assoluto e dovrà essere scontata poiché i
giudici hanno ritenuto non meritassero la sospensione della pena con la
condizionale (il blocco stradale evidentemente è un reato che indispone
per la sue efferatezza, sic!)
Tornando
a noi, nonostante il tribunale di Torino, insieme alla procura e la
questura, cerchi di riscrivere la storia di quegli anni a colpi di
sentenze e regalando anni di carcere come se fossero noccioline, chiara è
la percezione di vendetta da parte di uno Stato che
non si rassegna al fatto che esista, ancora oggi, un popolo indomabile e
sordo alla sua retorica e alle sue bugie.
Come scrivemmo anni fa proprio a commento di un’udienza di questo processo, noi e i tantissimi No Tav di tutta Italia siamo invece l’esempio e la memoria vivente di quei giorni in cui la Val di Susa rimase bloccata per giorni interi, in cui da Bussoleno a Palermo, passando per decine città d’Italia, migliaia di persone scesero in piazza con blocchi e cortei, arrivando addirittura a scontrarsi con la polizia a difesa di stazioni ed istituzioni, e denunciando a gran voce l’ingiustizia subita dagli abitanti della valle.
Noi in quei giorni ... agimmo una rottura, insanabile, con un sistema che aveva quasi ucciso Luca e che con immenso sdegno aveva continuato a muovere le ruspe a pochi metri dal suo corpo gravemente ferito. Oggi Luca sempre per colpa di questo tribunale sta scontando un’assurda pena di un anno in regime di semilibertà, facendo dentro e fuori dal carcere.
In attesa di ulteriori indicazioni su come intenderemo muoverci nei prossimi mesi a sostegno dei condannati No Tav, non possiamo che rimarcare la distanza etica, morale e politica tra chi pratica una giusta resistenza e chi invece prova a riprodurre un sistema di sfruttamento. La storia, lo sappiamo, ci darà ragione.
Solidarietà ai coraggiosi della Valsusa ed un ringraziamento ai numerosi No Tav da tutta Italia che ci stanno inviando attestati di solidarietà.
Libertà per Nicoletta, Dana, Francesca, Stella, Mattia, Maurizio, Aurelio, Fabiola, Michele, Mattia, Paolo, Massimo!
Libertà per la Val di Susa!
Da notav.infoCome scrivemmo anni fa proprio a commento di un’udienza di questo processo, noi e i tantissimi No Tav di tutta Italia siamo invece l’esempio e la memoria vivente di quei giorni in cui la Val di Susa rimase bloccata per giorni interi, in cui da Bussoleno a Palermo, passando per decine città d’Italia, migliaia di persone scesero in piazza con blocchi e cortei, arrivando addirittura a scontrarsi con la polizia a difesa di stazioni ed istituzioni, e denunciando a gran voce l’ingiustizia subita dagli abitanti della valle.
Noi in quei giorni ... agimmo una rottura, insanabile, con un sistema che aveva quasi ucciso Luca e che con immenso sdegno aveva continuato a muovere le ruspe a pochi metri dal suo corpo gravemente ferito. Oggi Luca sempre per colpa di questo tribunale sta scontando un’assurda pena di un anno in regime di semilibertà, facendo dentro e fuori dal carcere.
In attesa di ulteriori indicazioni su come intenderemo muoverci nei prossimi mesi a sostegno dei condannati No Tav, non possiamo che rimarcare la distanza etica, morale e politica tra chi pratica una giusta resistenza e chi invece prova a riprodurre un sistema di sfruttamento. La storia, lo sappiamo, ci darà ragione.
Solidarietà ai coraggiosi della Valsusa ed un ringraziamento ai numerosi No Tav da tutta Italia che ci stanno inviando attestati di solidarietà.
Libertà per Nicoletta, Dana, Francesca, Stella, Mattia, Maurizio, Aurelio, Fabiola, Michele, Mattia, Paolo, Massimo!
Libertà per la Val di Susa!
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