martedì 15 ottobre 2019

pc 15 ottobre - Nella Granda Cuneo come a Torino morti sul lavoro e mancanza di controlli sulla sicurezza sul lavoro - a cura RETE NAZIONALE SICUREZZA E SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E SUL TERRITORIO

Da gennaio nella Granda 18 morti sul lavoro e cinquemila infortuni: è emergenza sicurezza

Secondo l’Inail i settori maggiormente a rischio sono edilizia e agricoltura
D a inizio anno sono stati 18 i morti sul lavoro denunciati in provincia: un numero maggiore rispetto a quello degli ultimi anni, in cui erano calati sensibilmente. Le due tragedie della scorsa settimana sono emblematiche anche perché riguardano edilizia e agricoltura, ancora oggi i settori più a rischio.

Il numero di infortuni denunciati da gennaio ad agosto (sono i dati consolidati più recenti messi
a disposizione dall’Inail) sono stati 5.304, in calo dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. La Granda registra una riduzione maggiore rispetto al resto del Piemonte e all’Italia.

Aldo Pensa è il direttore provinciale dell’Inail, l’istituto che si occupa dell’assicurazione degli infortuni sul lavoro: «In media l’Inail riconosce il 75% di tutti gli infortuni denunciati, che da 5 anni sono stabili in provincia dopo il calo netto fino al 2014. Anche i dati fino ad agosto, proiettati sul resto dell’anno, danno numeri coerenti con il periodo più recente. L’Inail per legge verifica i due requisiti principali: l’occasione di lavoro e la causa violenta dell’infortunio, quindi non qualcosa di discrezionale, ma una presa d’atto. Un quarto degli episodi denunciati risultano “negativi”, ma sono comunque tutelati dall’Inps, con cui Inail ha siglato una convenzione. Da inizio anno sono stati denunciati 18 episodi mortali, incluso l’ultimo a Fossano per cui è stata appena disposta un’ispezione. Di questi sono 8 quelli riconosciuti da Inail, che hanno un indennizzo. Dietro ogni dato o cifra ci sono persone e questioni assai delicate che riguardano salute, famiglia, società. Una contabilità sempre e comunque tragica».

Degli 8 infortuni indennizzati uno è avvenuto all’estero: l’operaio Alban Gropcaj, 28 anni, vittima a febbraio di un agguato in Brasile, a Fortaleza, mentre era impegnato per conto di una ditta di Mondovì che si occupa di costruzioni meccaniche e prodotti metallurgici. L’uomo era residente a Vicoforte, i funerali si sono svolti in Albania (dove l’uomo era nato), ma in questo caso l’Inail per legge lo considera infortunio perché in trasferta ogni accadimento è valutato come «occasione di lavoro».

Ad esempio nel 2018 su 20 infortuni mortali denunciati solo 14 sono stati riconosciuti dall’ente previdenziale. L’incidenza degli incidenti in provincia, nel 2018, vedeva in testa l’industria (67% del totale), seguita da servizi (18%) e agricoltura (15%).

I dati Inail spesso differiscono dagli interventi degli Spresal, i servizi Asl che si occupano di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro. Santo Alfonzo è il responsabile per l’Asl Cn1, Santina Bruno dell’Asl Cn2. Dicono: «Il conteggio degli Spresal è di 8 infortuni mortali da inizio anno nel territorio della Cn1 e 3 nella Cn2. I dati differiscono da Inail perché non sono conteggiate le morti in itinere o degli autotrasportatori, cioè chi era in viaggio da e verso il lavoro o guida per mestiere. L’Inail è l’ente preposto dallo Stato per fornire i dati su infortuni e malattie professionali
Due altri dati significati: su oltre 8 mila infortuni denunciati lo scorso anno nel Cuneese quelli che hanno comportato un danno permanente superiore al 15% (quindi indennizzati con rendita dopo il riconosciuto da un medico legale dell’Inail) sono stati 120. Gli incidenti in itinere sono il 16% del totale a livello provinciale, ma rappresentano il 25% di tutti gli incidenti mortali sul lavoro.       
Venticinque ispettori per controllare 2200 aziende: i paradossi della sicurezza sul lavoro

Allo Spresal di Torino organico al completo ma insufficiente

Venticinque ispettori lavorano allo Spresal di Torino occupandosi di ispezioni e controlli, prevenzione e vigilanza sui luoghi di lavoro. E per quanto l'organico sia completo come numeri, la loro è una battaglia titanica. "Secondo il piano di prevenzione della regione Piemonte noi dobbiamo controllare il 5 per cento delle aziende sul territorio: significa che noi dovremmo ispezionare 2200 aziende del Torinese. Per quanto riguarda l'edilizia, che rimane sempre il settore che in città crea più allarme, dovremmo controllare 370 cantieri": Raffaele Massimo De Caro, direttore facente funzioni dello Spresal di Torino racconta con lucida obiettività la situazione dell'organo di vigilanza dell'Asl della città.

Quattro giovani donne sono da poco entrate in organico per sopperire al buco d'organico che si era creato con tre pensionamenti e una mobilità. " C'è stato un concorso e sono state assunte come tecnici di prevenzione sulla base anche di una specifica formazione pregressa. Ma c'è un iter burocratico che richiede tempo sia per dar loro la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria sia per maturare l'esperienza sul campo - spiega il dirigente - In questo momento quindi possono affiancare i colleghi ma non hanno ancora deleghe piene. C'è poi da considerare che dei 25 tecnici di prevenzione che abbiamo, alcuni sono part time, alcuni hanno limitazioni. Quindi se davvero si volesse avere un controllo puntuale bisognerebbe o lavorare 24 ore su 24 oppure avere più personale ".'è anche da considerare che le indagini affidate allo Spresal sono lunghe e complesse. " Richiedono moltissimo tempo. E hanno dei tempi scanditi- chiarisce De Caro - le ispezioni ad esempio possono portare a constatare degli illeciti. A quel punto scattano delle sanzioni, ovvero l'ordine di rimettere a posto le situazioni indicate come non in regola. Il datore di lavoro ha dei tempi per farlo: se non li rispetta deve affrontare un procedimento penale". Le inchieste penali in tema di infortuni, prevenzione e sicurezza sul lavoro, che sono coordinate in procura dall'aggiunto Vincenzo Pacileo, sono strettamente connesse alle relazioni che i tecnici dello Spresal redigono ogni volta che si verificano gli incidenti che accadono in un luogo di lavoro. "In genere i procedimenti giudiziari che riguardano questa materia sono complicati come tempi, perché entrano in gioco molti fattori - spiega ad esempio l'avvocato Alessandro Lamacchia - Dall'infortunio alla data della prima udienza non passano mai meno di due anni. Le assicurazioni poi spesso intervengono solo in questa fase, e le battaglie sui risarcimenti, sia in civile che in penale, lunghe e complicate".

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